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Agnelli: «All’Uefa non interessano i problemi dei club. Premier? Una minaccia»

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Agnelli: «All’Uefa non interessano i problemi dei club. Premier? Una minaccia». L’intervista all’ex presidente della Juventus

Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, ha concesso un’intervista al Telegraaf.

QUESTIONE SUPERLEGA – «Sotto sotto c’è abbastanza entusiasmo per le iniziative dei nuovi campionati tra molti club, ma anche tra i giocatori, il pubblico, le società televisive, le parti commerciali e gli investitori. L’Ajax è diventata campione d’Olanda nel 2019, ha vinto la coppa, il Johan Cruijff Shield e ha giocato le semifinali di Champions League. Due mesi dopo, il club avrebbe potuto essere eliminato nel turno preliminare della nuova Champions League. Ecco perché sono a favore di un sistema di leghe nel massimo calcio europeo con opportunità finanziarie e sportive per ogni club. Continueranno a guardare il calcio internazionale nei Paesi Bassi se Ajax, Feyenoord o PSV non avranno mai la possibilità di vincere o addirittura partecipare? Da qui un’altra competizione europea con varie divisioni con uno schema di promozioni e retrocessioni. A condizioni che offrano pari opportunità ai club. Penso a sessanta o ottanta club in tutta Europa».

ATTACCO ALL’UEFA – «A loro non interessano i problemi dei club. Come governanti, vogliono mantenere tutto com’era, ogni cambiamento è contrastato. Ecco perchè il sistema non è a prova di futuro».

MINACCIA PREMIER – «Il dominio inglese minaccia anche il calcio europeo. Dai quarti di finale in poi, la Champions League riguarda i club inglesi e altri tre o quattro come Barcellona, Real Madrid, PSG e Bayern Monaco, con l’occasionale outsider come l’Ajax nel 2019. Quella prevedibilità è la morte per qualsiasi competizione».

CEFERIN – «Nel 2019 eravamo pronti, Aleksander ed io. I top club di tutte le sottodivisioni dell’Eca (allora circa 130 club professionistici europei) si erano accordati su un nuovo formato. I club di medie dimensioni delle grandi leghe, i dirigenti delle grandi leghe e alcune associazioni nazionali vedevano il nuovo formato come una minaccia e quindi Ceferin si è ritirato».

STOP ALLA SUPERLEGA – «Quando la Uefa ha deciso di bloccare il progetto, sono nati progetti esterni alla Uefa per organizzare un nuovo campionato con tutti i club dell’Eca. La possibilità che il progetto prenda il via dipenderà dalla Corte di giustizia europea… A livello interno è stata una guerra che non sono riuscito a vincere. Pur sapendo che il sistema attuale non offre un futuro ad Ajax, Anderlecht, Celtic, Benfica, Panathinaikos e Stella Rossa di Belgrado. Allora non si resta fermi, ma si prendono altre strade per arrivare a ciò che si vuole fare per il calcio europeo di club».

ALTRI CLUB – «Ho molti contatti con i club e molti sono favorevoli a un panorama calcistico diverso. Ma se parli con me, sei d’accordo con me o mi segui, vieni bandito dalla Uefa. Come club, proclamare apertamente di volere un modello di campionato europeo migliore e più equo non ti rende simpatico. Quindi i club difendono la propria posizione e si adeguano alla Uefa».

AL KHELAIFI – «Un tipo simpatico. Non ha seguito la Superlega. Ha sostenuto la Uefa perché un altro campionato non è nell’interesse del Qatar, proprietario del Psg. Non ci si può aspettare un cambiamento da parte sua»-

ATTESA PER LA SENTENZA – «Solo la Uefa ha il monopolio e frena tutto. Finché la Corte europea lo permetterà. La sentenza è attesa per la primavera. Sono molto curioso di sapere se la Corte confermerà la posizione monopolistica delle associazioni Uefa in un mercato europeo libero. Se così fosse, la Corte non considererà l’industria del calcio, con un fatturato annuo di circa 50 miliardi di euro e 700.000 posti di lavoro coinvolti, come un’attività economica, ma come un piccolo gioco, un’attività basata su volontari che giocano una partita di calcio in part-time…».

I CAMPIONATI NAZIONALI – «Se la Superlega dovesse vedere la luce, i club rimarrebbero fedeli ai campionati nazionali. Naturalmente Ajax, Feyenoord e PSV hanno bisogno dell’Eredivisie e viceversa. È necessario qualificarsi per la Superlega attraverso il campionato nazionale. Un campionato nazionale forte e paritario è nell’interesse di tutti. Se si fa un confronto con l’Europa, si nota la tendenza dei campionati nazionali a diventare sempre meno popolari nel sistema attuale. Manca l’emozione, i campioni sono fissi. Che valore ha il campionato francese con il PSG come campione eterno? O quello italiano, persino i campionati tedesco e spagnolo sono in declino».

FRECCIATA ALL’UEFA – «Come europeo impegnato ho piena fiducia nel tribunale, ma non voglio speculare sull’esito, anche se spero che la sentenza cambi lo status quo. Si sa, questo è il calcio e il motto della Juventus è “fino alla fine”. In altre parole, dobbiamo aspettare la Corte prima di poter completare il lavoro sul nuovo modello di campionato europeo. Nei nostri piani gli interessi di tutte le parti interessate, club, tifosi, giocatori, sono al primo posto. Non come adesso, dove la Uefa è al primo posto in tutto. Senza possedere nulla. Controlla tutto, tutte le condizioni finanziarie, commerciali, legali e sportive. Mentre la Uefa è di fatto responsabile solo della definizione della data e dei duelli nel contesto europeo. Sono i club a occuparsi dell’organizzazione vera e propria delle partite. Sono loro a fare tutto il lavoro».

INFANTINO – «Non credo che la soluzione del 2019, in cui club e Uefa erano allineati sia possibile con Ceferin & co al timone. Inoltre, non è strano che ci sia un solo candidato alla presidenza sia della Uefa che della FIFA? In particolare quelli che sono già lì: Ceferin e Gianni Infantino. È una cosa sana? Ci si può aspettare un cambiamento da queste persone? Ceferin e Infantino faranno di tutto per rimanere al centro del potere. Per assicurarsi i loro privilegi. Avete visto cosa dice Ceferin nel documentario della Apple? Come presidente Uefa, si sente potente come un re e parla come un primo ministro dell’organizzazione delle competizioni».

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