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Lazio Juve: il cambio modulo di Allegri blocca Sarri – ANALISI

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Analisi tattica Lazio Juve Serie A: la partita dell’Olimpico analizzata nei dettagli. Le mosse di Sarri e Allegri

Sarà un caso (o forse no), ma l’unica partita di campionato vinta con più di un gol di vantaggio è stata forse quella in cui la Juventus ha manifestato di più la propria superiorità. Sono andati più vicini i bianconeri a segnare il terzo gol che non la Lazio (sterile per tutta la partita) a trovare il primo.

E dire che i 15′ iniziali sembravano l’ennesimo preludio a una partita di grossa sofferenza. Schierata con il 3-5-2 in entrambe le fasi, la Juventus faticava sia a tenere palla che a difendersi bene. La linea a 5 dietro era troppo bassa, con la Lazio che era piuttosto efficace nel banchettare tra le linee e trovare l’uomo libero. I bianconeri non erano solo bassi, ma anche fragili.

La Juve è stata brava a sfruttare l’inconveniente in opportunità: l’infortunio di Danilo ha fatto passare Allegri al 4-3-3, modifica tattica che ha cambiato la partita e svoltato la squadra. In una gara dove, come spesso succede, la Juve si è difesa molto bassa lasciando il pallino del gioco ai rivali, bisogna partire dall’analisi della fase di non possesso per analizzare la partita. Ebbene, schierato con il 4-5-1, i bianconeri hanno occupato benissimo la propria trequarti. La Lazio ha tenuto molto palla ma è stata sterile, mancava sia intraprendenza che verticalità nel fraseggio. La Juve era sempre corta, compatta e concentrata. Come succede sempre alle squadre di Sarri, la volontà era quella di sfondare con rapide combinazioni centrali di prima, ma i bianconeri hanno retto.

Da segnalare senza dubbio le grandi prestazioni di De Ligt e Bonucci, impeccabili contro i fraseggi rivali e solidi quando la Lazio andava al cross (10 spazzate complessive tra i due). La difesa è stata però protetta anche però bene da un centrocampo molto solido, dove Locatelli, Rabiot e McKennie hanno blindato gli spazi interni: 9 intercetti totali, 5 contrasti vinti e 3 tiri ribattuti. Per la Lazio, anche per propri demeriti, era difficile trovare varchi. Ha provato spesso ad andare al cross (26 volte) ma in modo molto improduttivo, con un’area riempita male.

La Juve ha però fatto vedere buone cose anche con il pallone (tutte dopo il cambio modulo). Intendiamoci, per esprimersi al meglio questa squadra dovrebbe essere più propositiva e dominante in fase di possesso. Oggi però abbiamo visto finalmente azioni costruite bene, anche a causa di una Lazio che con il passare dei minuti è calata molto nel pressing.  Le ricezioni di Locatelli esprimono bene tutto questo. Grazie all’utilizzo del terzo uomo, la Juve ha trovato spesso libero il proprio play, con l’ex Sassuolo che aveva tempo e spazio per allargare il gioco (8 lanci lunghi riusciti): situazioni che la difesa a zona di Sarri soffre molto. Locatelli è stato finalmente nel vivo dell’azione, perché ben supportato dalla squadra.

Oltre a questo, anche McKennie e Rabiot hanno offerto buoni smarcamenti, con i bianconeri che li hanno trovati diverse volte tra le linee. Così è arrivata l’occasionissima di Morata nel primo tempo. La squadra di Sarri ha perso un po’ di riferimenti con il cambio modulo. I terzini uscivano sulle mezzali della Juve, con Chiesa e Kulusevski che avevano modo di puntare i loro difensori.

Quando poi, nella ripresa la Lazio, si è allungata molto, i velocisti della Juve hanno seminato il panico in campo aperto. Chiesa è finalmente entrato in partita con straordinarie corse, così come Rabiot ha fatto vedere ottimi break. L’ingresso di Kean per uno stanco Morata ha poi dato tanta verticalità alla Juve. Oltre a difendersi bene, i bianconeri creavano pericoli ogni volta che recuperavano palla.

Vedremo se il 4-3-3 visto dal 15′ in poi sarà una svolta. Quel che è certo è che, dopo un brutto avvio, il cambio di modulo ha dato brillantezza e solidità alla Juve. Per una volta, non si è vinto speculando sull’episodio, ma con una prestazione autorevole e convincente.

 

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