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Analisi tattica Milan-Juve: da cosa deve ripartire Sarri

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Analisi tattica Milan-Juve: la partita di San Siro analizzata nei dettagli. Le mosse di Maurizio Sarri e Stefano Pioli

Al Giuseppe Meazza si affrontano Juventus e Milan, in palio 3 punti importanti per la lotta Scudetto e quella per un posto in Europa League. Il match e le mosse dei due allenatori analizzate e studiate nei minimi dettagli.

Rugani e la fragilità psicologica

Non è semplice commentare partite caratterizzate da questi sbandamenti, in cui un episodio stravolge tutto. Dopo il rigore concesso al Milan, la Juve è sostanzialmente crollata dal punto di vista mentale. Evidente la poca reattività della squadra, con tanta passività in ogni offensiva del Milan. Basti pensare all’atteggiamento di Bonucci e Rugani in occasione del secondo gol (Rugani protagonista in negativo anche nella rete di Leao), ma in generale è stata l’intera squadra a portare con troppa facilità il Milan nella propria area. Sono aumentati notevolmente gli errori tecnici da parte di tutti (come il brutto errore di Ronaldo nel terzo gol), con la Juve che non ha più creato nulla. I bianconeri sono usciti proprio con la testa dalla partita, un qualcosa che ha ricordato il 4-2 contro la Fiorentina del 2013. Sarà molto interessante vedere come la Juve, nelle prossime settimane, reagirà a una debacle di questo tipo. E dire che per larghe fasi del match si stava vedendo una prestazione altamente positiva.

La brillantezza di Pjanic e Rabiot

La Juve è infatti riuscita a passare con continuità per vie centrali, bucando tante volte la pressione del Milan. In particolare, i rossoneri non sono quasi mai riusciti a prendere le misure a Pjanic, con un Rebic spesso distratto nel seguirlo. Aiuta il fatto che i bianconeri giochino col “triplo play”, in cui Bentancur e Rabiot spesso si abbassano per supportare l’ex Roma. In tal modo, i bianconeri hanno sfondato diverse volte in mezzo, con Pjanic sugli scudi. Il bosniaco si smarcava bene, accompagnava con costanza l’azione offensiva e velocizzava la manovra con ottime verticalizzazioni.  Come per esempio nell’occasione di Danilo sul finale di primo tempo, nata da un bel filtrante del bosniaco. Pur essendo uscito al 68′, è stato il giocatore con più passaggi (ben 55).

Insomma, si sta vedendo quasi il Pjanic sublime di inizio stagione. Sarri spera che si confermi su questi livelli. Il bosniaco è comunque stato supportato da un buon movimento senza palla dei compagni vicino a lui, con le mezzali (Rabiot soprattutto) che hanno fatto bene tante cose. A volte venivano incontro, mentre in molte circostanze aggredivano con efficacia la profonditò.

L’imprecisione di Bernardeschi

Chi sembra stare facendo un passo indietro rispetto alle ultime settimane è Federico Bernardeschi. Per quanto si muova bene, con ottime letture senza palla, il carrarino è poco preciso quando c’è l’opportunità di fare la giocata risolutiva. Come spesso succede, Bernardeschi si stringeva tra le linee quando Cuadrado si sovrapponeva. La Juve lo ha servito tante volte tra le linee, ma poche di queste situazioni si sono tradotte in azioni pericolose. In diverse circostanze, l’ex Fiorentina ha mostrato imprecisione tanto nell’appoggio quanto nelle conduzione, che gli ha fatto quasi sempre perdere palla. Come contro il Torino, Bernardeschi ha mostrato scarsa pulizia tecnica. E senza Dybala, la Juve ha creato meno di quanto avrebbe potuto.

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