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Boniek: «Non sono antijuventino, ma Agnelli si vendette agli ultras»

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Zibì Boniek, doppio ex di Roma Juve, ha parlato in vista del match di questa sera ma anche di alcune polemiche del passato recente

Boniek, doppio ex di Roma e Juventus, ha parlato così nella sua intervista al Corriere dello Sport.

CHI VINCE – «Chissà, magari nessuno. È una partita equilibrata di un campionato strano: guarda la Lazio che vince a Napoli con un episodio. Se devo indicare un risultato, può finire 1-1».

PERCHE’ PREFERISCE LA ROMA – «Perché è stata la mia ultima squadra. E quando mi sono ritirato, invece di tornare in Polonia, ho preferito rimanere in città a vivere. È normale legarsi a un posto più che a un altro. Ma ho tanti amici anche dall’altra parte. Chi mi cataloga come antijuventino non mi conosce».

STELLA REVOCATA – «Bisognerebbe chiedere ad Andrea Agnelli».

IL RETROSCENA – «Siccome alcuni gruppi della curva si lamentavano di alcune interviste, Agnelli ha preferito accontentarli e assegnare la stella a Edgar Davids che alla Juventus aveva preso una squalifica per doping… Non serbo rancore ma quando l’ho incontrato nelle riunioni Uefa, prima del casino della Superlega, gli ho detto ciò che penso: “Andrea, ti sei venduto agli ultras”».

COSA DISSE – «Avevo criticato la gestione Moggi. Ma insomma, mi pare che la storia abbia dimostrato che io avessi ragione. Non ho mai sputato nel piatto in cui avevo mangiato, ma il diritto di critica esiste. O no? Per me non è un problema. Resta il fatto che nessuno nella Juventus ha segnato come me nelle finali. Sai quanti ne ho fatti?».

MOURINHO O ALLEGRI – «Non si può discutere con i numeri: la bacheca di Mourinho parla chiaro. Però io non so scegliere. E allora uso il gergo ippico di Allegri: serve il giudice d’arrivo per decidere chi sia più bravo riguardando il fotofinish. È un duello di cortomuso».

VICENDA JUVE – «Spero che la squadra non paghi certi errori dei dirigenti. Ma potrebbe succedere: già c’è una penalizzazione. Andrea Agnelli si è infilato dentro i problemi da solo. Pensa alla Superlega. Quando parlava a me e Ceferin in seno all’Uefa, non faceva trasparire segnali di tradimento… Anche perché la Champions League è già una Superlega, che però premia il merito sportivo. Non siamo negli Stati Uniti. Un tifoso non accetterebbe un torneo a inviti».

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