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Buffon racconta Conte e Allegri: «Max coraggioso, ha dato alla Juve quella sfacciataggine per superare molti limiti. Antonio ha inciso in tutti gli Scudetti, la prima volta pensai: “O lo rinchiudono o diventa uno degli allenatori più importanti della storia”»

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Buffon racconta Conte e Allegri: tutte le dichiarazioni dell’ex portiere della Juve sui due allenatori

L’ex portiere e capitano della Juve Gigi Buffon ha parlato a La Gazzetta dello Sport di Antonio Conte e Max Allegri, due ex allenatori bianconeri che lui conosce molto bene e che si sfideranno in Milan-Napoli.

SU CONTE – «Nel 2005-06, a tre giornate dalla fine, abbiamo vinto a Siena e Antonio era il secondo del Siena. A fine incontro mi sono fermato a parlare una decina di minuti con lui e quando l’ho salutato mi sono detto: “Questo o lo rinchiudono (ride, ndr) o diventa uno dei più importanti allenatori nella storia del calcio. E’ successa la seconda cosa. Su quale dei tre scudetti ha inciso di più? Ha inciso in tutti perché non è scontato quel tipo di continuità. Lui ce l’ha fatta avere e non abbiamo mai perso la fame. Ciò premesso, il lavoro svolto il primo anno è stato qualcosa di incredibile».

SU ALLEGRI – «Ci siamo trovati di fronte un allenatore con una personalità e una metodologia differenti. Conoscendo meno di Conte il mondo della Juventus, aveva bisogno di aiuto e sostegno da parte di tutte le componenti perché l’inserimento fosse immediato. Ha avuto il coraggio di prendere la squadra in corsa visto che la stagione era già iniziata, anche se da poco, e ha subito mostrato di essere molto bravo. Che cosa ha dato al gruppo? Quella sfacciataggine che in certi momenti alla squadra fa molto bene per superare determinati limiti e step. E poi ci ha restituito una routine più soft durante gli allenamenti e la settimana. Probabilmente sono stati degli ingredienti perfetti per allungare il ciclo e vincere ancora».

«Vi racconto due aneddoti. Il primo è legato alla Champions League e allo 0-0 a fine primo tempo della prima gara del girone del 2014-15 contro il Malmö. Entrò nello spogliatoio e ci vide in affanno, così ci disse di stare sereni perché giocando a calcio, quella gara l’avremmo vinta 3-0 o con almeno due goal di scarto. Le sue parole ci liberarono da complessi e dal peso che la Champions aveva sul gruppo complici le delusioni delle stagioni precedenti. Alla fine, vincemmo 2-0 e per lo spogliatoio fu un toccasana sentire che allenatore diceva quelle cose. Il secondo aneddoto invece è legato a qualcosa che ha fatto: aveva sempre giocato con la difesa a quattro, ma arrivato a Torino non ha stravolto nulla. I cambiamenti li ha fatti con il passare del tempo, dimostrando intelligenza».

SU QUALE SCUDETTO HA INCISO DI PIÙ – «In quello del 2015-16: dopo dieci giornate avevamo undici punti di distacco dalla vetta e Allegri, insieme alla società e a noi giocatori, è stato veramente bravo a tenere la barra dritta. A fine anno festeggiammo lo scudetto, ma all’inizio, in certi momenti, ci era mancata l’aria. Eppure abbiamo resistito ottenendo un numero impressionante di vittorie consecutive, qualcosa di davvero grande».

COSA ACCOMUNA I DUE MISTER – «La bravura nella gestione del gruppo. Hanno sempre fatto scelte giuste per il momento della squadra pur usando moduli, tipologie di allenamenti e approcci assai diversi».

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