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Cirio: «Bloccai Juve-Milan, chissà cosa sarebbe successo. Ora giusto ripartire»

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L’intervento del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, a Radio Bianconera. Le sue parole

Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, ha compiuto un anno di presidenza il 6 giugno. Il Governatore piemontese ha parlato ai microfoni di Radio Bianconera. Ecco le sue dichiarazioni.

IL VIRUS – «Gli ultimi 100 giorni sono stati il periodo più difficile della mia vita. Ho combattuto il Coronavirus come presidente della Regione ma anche come uomo e ho scoperto che anche mio figlio lo ha avuto, ce ne siamo accorti adesso con il sierologico, per fortuna non ha avuto sintomi e problemi. Abbiamo cercato di fare il meglio con quello che c’era. Abbiamo cercato di fronteggiare la pandemia che ha messo in ginocchio il mondo. Abbiamo avuto punti di straordinaria eccellenza. La sanità piemontese ha dimostrato debolezze nella medicina di territorio, avevamo 2 laboratori in grado di fare i tamponi, oggi sono 23. Medicina del territorio falcidiata dai vari tagli del passato e questi errori non vanno più rifatti».

RIPARTENZA CALCIO – «Bene che si riparta. Io sono stato quello che ha bloccato Juve-Milan il 3 marzo perché non c’erano le condizioni. Immaginate se avessimo disputato quella partita nel pieno della pandemia, con 40mila spettatori, sarebbe stato drammatico. E’ stata una prudenza giusta e la partita di venerdì la guarderò con apprensione. Lo stadio vuoto non mi piace ma è meglio che si giochi. Sono juventino nel sangue e innamorato del calcio. Spero che il Governo dedichi la stessa attenzione dedicata al calcio alla scuola: sappiamo come ripartire ma non come andranno a scuola i nostri figli a settembre».

TIFO – «Sono juventino da quando sono raziocinante, dai primi anni di vita. Mio padre era granata. Sono qui con il vicepresidente, è granata anche lui come mio papà. Sin da piccolo ho sempre coltivato questa passione e a volte mi trovo in imbarazzo perché da presidente della Regione devo tenere una posizione superpartes ma il mio sangue bianconero non può venire meno. Sono stato a Bruxelles e ho fatto rinascere la cerimonia in memoria delle vittime dell’Heysel e ogni anno ho portato un mazzo di fiori e credo che quello mi abbia avvicinato sempre di più alla Juve».

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