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Conferenza stampa Buffon: «Come nel 2006, ho scelto il Pama e non la B»

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Conferenza stampa Buffon: la presentazione al Parma del portiere ex Juventus. Tutte le dichiarazioni

È il giorno della conferenza stampa di presentazione di Gigi Buffon al Parma. L’ex portiere della Juventus è tornato a casa e disputerà la prossima stagione in Serie B. Tutte le dichiarazioni.


Parla il presidente del Parma Krause: «Oggi è una giornata entusiasmante, per me, la mia famiglia e i nostri tifosi. Quando ho avuto la fortuna di comprare il Parma, sicuramente ho pensato: ‘Cosa succederebbe se riuscissimo ad acquistare Gigi Buffon?’. Non abbiamo riportato a Parma solo uno dei più grandi portieri al mondo, ma anche uno dei giocatori che con il Parma hanno vinto un trofeo europeo. Ho avuto la possibilità di incontrare Gigi dopo la partita con la Juventus a Torino, e gli ho chiesto che facesse la prossima stagione. E Gigi mi ha risposto con il suo sorriso, ma intanto gli avevo messo la pulce nell’orecchio. Questo è un momento storico per il Parma, abbiamo fatto firmare un modello, un leader, un grandissimo uomo».

Parla Buffon

SCELTA PARMA – «Con questa scelta, l’unico messaggio che ho dato a me stesso, e non agli altri, è quello di conoscermi profondamente e sapere che se non ho coinvolgimento emotivo in quello che faccio, le cose non mi riescono perfettamente come sono abituato. Ho pensato 20 giorni per le opportunità che avevo, finché in una giornata mi è salito come uno starnuto, ho mandato un messaggio a mia moglie e le ho detto che saremmo andati a Parma. Lei non se lo aspettava, ma si fida di me e delle mie sensazioni».

MARESCA – «Ci siamo sentiti 2-3 volte, ma per aspetti prettamente tattici. Prima avevo bisogno di una ventina di giorni per ricaricare le pile e fare la scelta che poteva emozionarmi di più. Posso dire di essere un portiere forte forte se il mio coinvolgimento è totale, altrimenti rischio brutte figure. Per me Parma è la scelta perfetta e ideale per l’ultima sfida».

20 ANNI DOPO- «E’ cambiato l’uomo Gigi, inevitabilmente quando passi da 23 a 43 anni c’è una fase di maturazione che se non fosse emersa sarebbe stato preoccupante. Il mio aspetto guascone e irriverente sono riuscito a dominarlo e lo tengo per autoalimentarmi. Ho bisogno di quel ragazzo, di quei sogni».

IMPATTO CON PARMA – «In città non sono ancora stato, sono stato allo stadio e la prima emozione è che sono passati vent’anni ma mi sembrava ieri. Mi è venuta emozione, orgoglio, e credo che in pochi possano dire di essere tornati in un posto ad alti livelli dopo vent’anni. Quelli normali fanno 10 anni di carriera, io torno e ho obiettivi importanti con la società e la dirigenza, che ha avuto tanta fiducia in me. Per chi ha tanta fiducia in me, io posso ripagarla».

GUIDA – «Devo essere sincero, questo tipo di doppia funzione negli ultimi 6-7 anni mi è sempre stata chiesta. Io mi sono sempre concentrato sul discorso campo e nel rispondere lì, che è quello che determina chi sei. Per quel che è concerne il resto, io posso comportarmi per quello che sono. I miei compagni di squadra mi hanno sempre apprezzato, mi piace stare nel gruppo, e mi piace scherzare, essere serio. Io non sono il Pasdaran, sono quello che sono».

MESSAGGIO AI TIFOSI – «Un messaggio semplice, che la scelta di tornare arriva perché ho il desiderio di condividere con Parma tutta quelli che saranno i risultati della squadra, che spero siano importanti. Nella mia scelta, la loro posizione è stata predominante. Gli attestati di stima sono sempre arrivati quando tornavo, ed ero sempre toccato e mi ha fatto piacere. Io allo stesso modo ho sempre parlato del Parma in maniera entusiastica, ho dato ai parmigiani quanto meritavano. La verità è che in tutte le squadre in cui sono stato sono sempre stato un elemento aggregante, lungi da me dal diventare qualcosa di divisivo, perché altrimenti sarei svanito al primo minuto. Il rispetto, l’amore, la stima vanno conquistati, e da tanti lo sento. Mi sono arrivati tanti messaggi, e mi hanno influenzato».

STORIA RECENTE DEL PARMA – «Finita Juve-Parma, torno negli spogliatoi e dico ai dirigenti che so che il Parma è in ottime mani anche se retrocederà. Ho conosciuto Krause, una persona che mi ha dato una sensazione di serietà che difficilmente trovi nel mondo del calcio. Il Parma ha un futuro roseo, retrocedere non vuol dire niente. E’ stata la prima valutazione che ho fatto ai dirigenti della Juve».

IN SERIE B COME NEL 2006 – «Niente, nel 2006 scelsi la Juve non in B, ma scelsi la Juve. Nel 2021 scelgo il Parma, non la B. Il pallone è tondo, le vittorie valgono tre punti, e chi subisce meno gol torna in A. Io mi diverto sempre, ed è la passione di quello che faccio e che ho dentro, finché l’avrò continuerò».

CALCIO CAMBIATO – «Non voglio dare giudizi perché poi probabilmente andrei fuori tema e direi cose imperfette e sgradevoli. Non mi interessa fare queste analisi. Io voglio costruirmi le cose a mia immagine e somiglianza, e poi decidere se affrontarle o no. Io sono nato tanti anni prima dei miei compagni, ho un background diverso e so anche che se mi levo determinate emozioni, io non posso giocare perché vado incontro a figure pessime. Con quelle emozioni, so che sono forte forte».

SERIE B DA PALLONE D’ORO – «Per me fu un anno divertente, ma anche per molti ragazzi che lo hanno condiviso con me. Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Chiellini, Marchisio, ci siamo riappropriati ad una dimensione calcistica che ti ha avvicinato al calcio. Noi in quella stagione eravamo talmente forti che potevamo fare i globetrotter, e ricordo anche che nelle prime dieci il calarsi in una mentalità diversa ci risultò difficile. Pareggiammo qualche partita, e questo mi fa alzare le antenne sin da adesso. So a cosa si andrà incontro, ci vorrà molta umiltà e determinazione».

MONDIALE – «Non può essere un mio obiettivo, perché alla fine è iniziato un corso nuovo, di giovani e credo che un allenatore che sta facendo benissimo come Mancini deve avere la serenità di chiedere chi vuole e i giocatori che gli diano più fiducia. Quello che invece io ho lanciato a me stesso di andare al Paris, a questo punto non si molla la presa. Si arriva fino al 2022 all’ottimo livello, cosa faranno gli altri è una loro libertà, io fino al 2023 chiedo grandi prestazioni. Se non ci riuscirò amen, questa è la sfida che ho lanciato a me stesso».

VALORI – «In generale bisogna dare uno sguardo al passato e prendere le cose migliori, senza metterci di traverso sul presente e sul futuro. Quello che dice è vero, ma non più tardi di 7 giorni fa, un giornalista mi ha chiesto perché andassi in B. Gli ho detto che anche lui sta perdendo umiltà, ha perso di vista le cose. Poi mi fate la romanzina sulla Superlega e poi Buffon gioca in B e mi chiedi cosa vado a fare? Dopo cinque minuti mi ha mandato un messaggio più congeniale».

COSA DIRE AI GIOVANI – «Non ci sono modelli applicabili nel presente perché sono cambiate le generazioni ed è cambiato il modo di interagire negli spogliatoi. Una cosa che mi ha stimolato e che mi ha colpito nell’orgoglio. Ho sentito per curiosità la presentazione di Maresca in cui diceva che voleva giocatori che volevano rimanere. Nella mia testa questa cosa mi ha dato fastidio, perché significa che molti non sanno cos’è il Parma e la sua storia, non sanno che il Parma è il 16esimo club in Europa in quanto a trofei e il quarto in Italia. Questo valore va fatto emergere, questa storia è abbastanza vicina e il valore anche dei giocatori che ci sono ora devono sapere dove vengono. Per sentirsi coinvolto va conosciuta la storia, altrimenti si fa fatica a poter dare il meglio».

RAGAZZI CHE NON L’HANNO MAI VISTO AL PARMA – «Mi sento di dire che se ho fatto questa scelta l’ho fatta anche perché anche loro potranno dire che Buffon ha giocato nella loro squadra del cuore, ed è una cosa molto forte per me. Secondariamente, tra le motivazioni ce ne sono tantissime: me ne viene in mente una mentre parlavo con mia moglie, e il fatto che i miei figli non mi conoscano nel Parma e sappiamo poco o nulla di quanto ha rappresentato per me, mi disturbava. E’ un patrimonio che come padre devo dare ai miei figli. Ho detto a mio figlio che tornava a Parma e lui mi ha chiesto ‘ma come vai a Parma?’ Lì ho pensato che dovevo tornare, per farglielo capire. Spero che i miei figli vengano stimolati ad un’idea di analisi del perché si fanno queste scelte. Anche che mia moglie non mi avesse mai visto a Parma ha influito, volevo farglielo vedere».

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