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Conferenza stampa giovani Juve: le parole di Miretti, Fagioli e Soulé – VIDEO

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Conferenza stampa giovani Juve con Arrivabene e Cherubini: le parole di Miretti, Fagioli e Soulé

Conferenza stampa giovani Juve: le parole di Miretti, Fagioli e Soulé, accompagnati da Arrivabene e Cherubini. Tutte le dichiarazioni

(inviato all’Allianz Stadium) La Juve ha confermato in rosa Fabio Miretti, Nicolò Fagioli e Matias Soulé in questa stagione, dando così piena valorizzazione al progetto giovani.

Nella giornata di giovedì 8 settembre, alle 14.30, i tre giocatori sono intervenuti in conferenza stampa all’Allianz Stadium per parlare davanti ai media insieme al direttore Federico Cherubini e all’amministratore delegato Maurizio Arrivabene. Juventusnews24 ha seguito LIVE le loro parole.


Prende la parola Arrivabene.

«È un piacere incontrarvi oggi, in un’occasione diversa dal solito. Generalmente ci troviamo a presentare nuovi acquisti, oggi presentiamo il frutto di tanto lavoro fatto nel settore giovanile della Juventus e finalmente approda in prima squadra con Nicolò, Fabio e Matias. E’ un’occasione importante perché il progetto parte da lontano, quattro anni fa con Cherubini che io ringrazio e oggi porta i suoi frutti. Detto ciò, il progetto nato da Federico è stato portato avanti da Gigi Milani, da Massimiliano Scaglia e Giovanni Manna. Ringrazio Federico e tutti loro per il grande lavoro fatto: se questi ragazzi sono qui è anche grazie al loro lavoro e al fatto che hanno creduto fortemente in questo progetto. Benvenuti ai tre giocatori che fanno parte della prima squadra. Benvenuto a voi e lascio la parola a Federico per entrare nei dettagli tecnici di questo progetto».

Prende la parola Cherubini.

«Ringrazio Maurizio per le parole avute rispetto al lavoro svolto da qualche anno dal gruppo di lavoro. Ci fa piacere essere qui, come società e per tutti i ragazzi che sono al lavoro a Vinovo sul settore giovanile. Questa presentazione fa fare una riflessione sul progetto sportivo che ci ha portato qui: nel 2018 siamo partiti con la Seconda squadra ma i nostri ragionamenti sulle problematiche del sistema italiano nel settore giovanile erano molto più profonde. Quasi 10 anni parlavamo di un sistema formativo italiano che non riusciva a portare giocatori in prima squadra, salvo qualche isola felice, qualche club che ci è riuscito. In termini di sistema, gli indicatori dicono che portare calciatori dal proprio settore giovanile alla prima squadra è difficile. Noi abbiamo provato a risolvere questo problema in due aspetti: da un lato l’aspetto formativo: forti investimenti sulle strutture, sugli allenatori, sulle metodologie. Ci siamo trasferiti alla Continassa da 5 anni, ma Vinovo non è stato dimenticato, sono continuati degli investimenti fortissimi e il primo elemento per avere risultati nel settore giovanile è mettere i ragazzi nelle condizioni di avere le giuste strutture per farlo nel migliore dei modi. Il secondo tema è quello del percorso: qual era il percorso che i nostri ragazzi italiani facevano? Alla fine del percorso in Primavera, i ragazzi vivevano in un limbo, determinato dal trasferimento in prestito. Dai più di 10 anni analizziamo le statistiche: non più del 2/3% dei giocatori che l’anno prima giocano in Primavera trova sede in una rosa in Serie A. Questo era problematico. Eravamo 7 club fortemente orientati a volere il sistema delle Seconde squadre. Nel 2018 abbiamo iscritto la Seconda squadra e abbiamo iniziato il percorso in Lega Pro. Ringrazio il presidente Ghirelli che ci ha sostenuto in questi anni, doveva essere qui oggi ma purtroppo un altro impegno glielo ha impedito. La Lega ci ha accolto tra mille difficoltà, chi è qui sa quanto scetticismo ci sia stato attorno all’iscrizione della Seconda squadra in Serie C. Siamo scesi in campo con due obiettivi: il primo è competere e provare a vincere, abbiamo portato nel museo una Coppa Italia Serie C e stiamo raggiungendo sempre i playoff, ma anche formare i giocatori sia per il mercato sia per la prima squadra. Oggi è il primo giorno che possiamo dire di poter raccogliere questi frutti. Qualche giorno fa abbiamo cambiato anche il format, da U23 a Next Gen: comprende sia la Seconda squadra, ma anche quel percorso che i ragazzi fanno dopo l’esperienza in Next Gen. Ma è una scelta. Penso a De Winter e a Ranocchia in Serie A che stanno completando il percorso formativo esternamente ma tanto del lavoro riusciamo a farlo internamente. Questi 3 ragazzi che sono qui hanno più di 100 partite in Seconda squadra e si affacciano alla Serie A con tante partite tra i professionisti con la maglia della Juventus. Nel caso di Nicolò, che ha avuto un altro passaggio esterno, ha aggiunto esperienze e presenze con un altro club. Siamo veramente soddisfatti e contenti di questa giornata, anche perché qualche giorno fa Allegri ha riconosciuto l’occhio del club nel guardare, oltre ai grandi giocatori da acquistare, l’impegno nel valorizzare nella nostra società il prodotto del settore giovanile. Il club è contento, l’allenatore è contento e noi siamo tutti allineati. Penso non ci sia cosa migliore. Ora tocca a loro, l’opportunità gli è stata data e la bontà del nostro progetto sarà misurata su quanto spazio si ritaglieranno in questa stagione».

Domanda a tutti e 3: parlare del loro percorso dal settore giovanile alla prima squadra.

SOULE – «Io sono arrivato in Under 17, non sono riuscito a giocare per qualche infortunio, c’era mister Pedone. Poi sono salito in Primavera ma c’è stata la pandemia, non sono riuscito a giocare. Poi ci siamo ripresi con mister Zauli, c’era il periodo della Youth League contro il Real Madrid. A 20 giorni dalla partita mi son fatto male di nuovo, mi sono ripreso con mister Bonatti e lì ho giocato la prima partita del 2020. Dopo quel momento non mi son più fatto male, ho giocato tutto l’anno. Sono salito in Under 23 con mister Zauli che avevo già conosciuto, fino allo scorso anno che siamo arrivati ai quarti. Ora ho fatto il ritiro in prima squadra e adesso sono qui».

MIRETTI – «Sono arrivato alla Juve quando ero bambino, a 8 anni. Ho fatto tutto il percorso nel settore giovanile. Nelle ultime 2 stagioni sono passato dall’Under 19 all’Under 23, mentre dall’anno scorso ho fatto qualche presenza in prima squadra fino ad arrivare a quest’estate in cui sono arrivato poco dopo il ritiro e mi sono aggiunto a loro. Adesso sono stabile all’interno della prima squadra».

FAGIOLI – «Sono arrivato ai Giovanissimi Nazionali il primo anno alla Juve, poi sono salito negli Allievi e in Primavera. Dopo sono salito in Under 23, ho fatto due anni, e poi sono andato in prestito alla Cremonese. Ora sono tornato e da quest’anno sono stabile in prima squadra».

Domanda a tutti e 3: perché Soulé ha scelto la Juve e qualche retroscena sul primo contatto tra Miretti e Fagioli con Gigi Milani

SOULE – «Eravamo ad una grigliata in Argentina col mio procuratore e mio papà. Dovevamo parlare di dove dovevo andare: c’erano tre club, dovevo sceglierne uno. Mi ha detto: ‘Prenditi pure una settimana, c’è tempo, stai tranquillo’. Ci siamo rimessi a mangiare e ho subito pensato  e detto: ‘Voglio scegliere la Juve’. Sapevo la difficoltà di arrivare in prima squadra perchè è tra le 5 società migliori al mondo ma mi piacciono queste sfide. Sognavo fin da piccolo una squadra così grande, ho scelto subito la Juve».

MIRETTI – «Avevo 8 anni, tifavo Juve, venire qui non è stato difficile. C’era l’interesse del Toro, poi è arrivata la Juve. Oltre ad essere un grande tifoso, il servizio navetta che metteva a disposizione la società per passare a prendere me e altri ragazzi era una comodità per tutti, io e la mia famiglia abbiamo scelto la Juve rispetto al Torino».

FAGIOLI – «E’ stato facile scegliere la Juve. Grazie a Gigi Milani che mi ha portato qui quando avevo 11 anni, ho iniziato a fare i primi allenamenti alla Juve. Poi mi portava allo stadio a vedere la Juve e per me era un sogno. Questo mi ha convinto a venire qua. La scelta è ricaduta anche perché è la squadra che tifo».

Domanda a tutti e 3: Miretti e Fagioli, pur essendo giovani, cosa portano nello spogliatoio essendo cresciuti alla Juve. Quali sono gli obiettivi di Soulé

MIRETTI – «Essere cresciuti nel settore giovanile ci fa arrivare in prima squadra pronti. Sappiamo l’importanza di cosa vuol dire vestire questa maglia, cosa ci chiede la società. I nostri doveri verso la società. È una questione di identità che ci portiamo dentro da tanti anni. All’interno di un contesto come la prima squadra, parlo per me, il mio compito è imparare dai giocatori più esperti. Non quello di trasmettere valori che sanno già. Quello che faccio io è solo imparare».

FAGIOLI – «Essere qua da tanto tempo è un vantaggio per noi perché sappiamo cosa ci aspetta e cosa vuol dire indossare la maglia della Juve e possiamo essere un esempio per chi è ora nel settore giovanile di arrivare in prima squadra come noi alla Juve o in un top club».

SOULE – «Poter giocare e fare tante esperienze alla Juve e in Serie A. Ho appena cominciato in prima squadra, è diverso rispetto a quello che facevo prima anche se la C mi ha aiutato molto. Mi ha dato un passo in più verso la prima squadra. Sono tranquillo, so che arriverà il mio momento. Il mister e la società hanno fiducia, mi alleno al 100% e do tutto».

Domanda per Soulé: il rapporto con Di Maria

«Sono tranquillo, non penso a ciò che si dice. Provo sempre a imparare tutto, altre cose non so farle, cerco di impararle. Il rapporto con lui è bellissimo, siamo argentini e c’è confidenza. La viviamo come se già ci conoscevamo da prima. Beviamo il mate, non è ancora venuto a mangiare a casa mia però verrà».

Domanda per Fagioli: l’esperienza in prestito

«Mi sono allenato con tantissimi campioni, tra cui Ronaldo. Questa è stata una fortuna grandissima. A 17 anni ho fatto la prima tournée con Allegri, poi sono andato in Under 23 e poi ho fatto 6 mesi con Pirlo. Sono andato in prestito, lo abbiamo deciso insieme alla società, è stata una scelta azzeccata non solo per la promozione in A ma anche perché ho trovato minutaggio e spazio».

Domanda a Miretti: cosa è cambiato dal settore giovanile alla prima squadra e idolo da bambino

«La cosa più difficile che ho dovuto affrontare lo scorso anno è stato l’adattamento sia fisico, dal punto di vista della forza, della velocità, della tecnica. I livelli sono diversi da Under 19, Under 23 e prima squadra. L’aspetto psicologico mi ha messo in difficoltà anche: il doversi abituare ad allenamenti, partite dell’Under 23 a quelli in prima squadra. Quando ho iniziato a giocare a calcio il mio idolo era Nedved, poi man mano che crescevo ho cambiato ruolo e ora il mio punto di riferimento è De Bruyne».

Domanda a tutti e 3: cosa hanno pensato il primo giorno che sono saliti in prima squadra e se hanno pensato all’esperienza in prestito

SOULE – «Quando arriva il momento che sei qua, è un’emozione incredibile. Quando mi danno il numero nello spogliatoio, quando ti danno il numero in camera. E’ bellissimo, a volte non mi rendo conto delle cose che ho cercato e ho fatto. Quando ero piccolo non avrei mai pensato di essere qui. Ora sono qua e voglio pensare a giocare, avere minutaggio. Non penso al prestito, penso a essere qui».

MIRETTI – «Essere qui per me, che ho fatto tutto il percorso nel settore giovanile è un sogno. Con gli anni però è diventato un obiettivo, raggiungerlo è un motivo d’orgoglio. A volte non ti accorgi della fortuna che hai, lo sottovaluti. Ma quando ti fermi a pensare ti senti orgoglioso di tutti i sacrifici fatti. Essere qua è un orgoglio. Per la questione del prestito non so, sono rimasto qui quindi le mie forze e il mio pensiero sono concentrato alla Juve. Sono felice quindi di essere qua».

FAGIOLI – «Il mio sogno era quello di rimanere in pianta stabile in prima squadra. Era 4/5 anni che facevo su e giù. Lo abbiamo deciso insieme alla società quindi sono molto contento. C’era la possibilità del prestito ma abbiamo fatto questa scelta quindi sono contentissimo così».

Domanda a Miretti: cosa lo ha più impressionato del Psg

«La velocità e la qualità con cui eseguivano ogni movimento. Dallo smarcamento, al passaggio, alla velocità di passaggio. Tutto quello che facevano lo facevano al massimo con qualità. Questa è la cosa che mi è rimasta più impressa».

Domanda a Fagioli: l’importanza dell’Under 23.

«Penso che l’Under 23 è stata importante perché il passaggio tra Primavera e prima squadra è troppo ampio ed è difficile imporsi. Confrontarsi con giocatori professionisti in un campionato professionistico aiuta molto a crescere per poi diventare più pronti in prima squadra. È stata una scelta giustissima».

Domanda a Cherubini: come si può sviluppare ancora la Next Gen

«Il progetto è ancora attuale, l’auspicio che noi abbiamo è coinvolgere qualche altra squadra in questo progetto. Cerchiamo di far capire ai dirigenti di altre squadre il valore aggiunto di questa esperienza. Dieci anni fa pensavamo che avere un’area prestiti sviluppata sarebbe stata la chiave per risolvere questo problema. Oggi sviluppare la Seconda squadra è importante, dobbiamo capire come cambierà il mercato, dove andrà il calcio e capire nuove evoluzioni. Questa è una delle cose che ha contraddistinto il club. Se abbiamo potuto fare questo è grazie alle risorse investite dal club. Oggi siamo qui per restituire qualcosa alle parole del club di qualche anno fa. Tra le domande che ho ascoltato prima ce n’è stata una che mi ha colpito: non direi che la Juve ha cambiato progetto ha rivisitato in chiave moderna quello che è un DNA che non potrà mai prescindere dal grande campione e dai grandi acquisti. Non potrà mai prescindere dagli acquisti importanti che hanno rappresentato nella storia e sempre rappresenteranno delle icone per la maglia della Juventus. In un calcio che deve andare in una direzione di sostenibilità, il settore giovanile non è solo qualcosa viene imposto dal regolamento federale ma qualcosa di fondamentale per il club. Non c’è un cambio ma solo una nuova identità anche alla nostra prima squadra con del patrimonio creato internamente».

Domanda a Cherubini : dotare le giovanili di un suo stadio e perché le altre società non hanno la Seconda squadra

«C’era un progetto chiaro qualche anno fa prima della pandemia. E’ stato sospeso perché c’erano altre priorità ma con Arrivabene in futuro il tema sarà riproposto. Quando ci saranno le condizioni sappiamo che questo sarà un grande valore aggiunto per la nostra squadra, per il settore femminile e per gli impegni europei della nostra Primavera. Dobbiamo saper rispettare il momento che stiamo vivendo».

«Non so, dovremo chiedere a loro. Noi sappiamo che eravamo in 7, tutti estremamente convinti, poi non so cosa possa aver frenato gli altri nel fare questo passo. Noi siamo convinti di aver fatto la scelta giusta e auspichiamo che qualcun altro ci segua».

Chiude Arrivabene

«La Next Gen non esprime solo un’iniziativa dal punto di vista sportivo, ma è un termine più allargato. Oggi si parla tanto di esempio di giovani, e giornalmente si parlano di atteggiamenti che non fanno piacere. Next Gen non si parla solo di calcio, ma anche di esempio, che questi ragazzi devono dare alle nuove generazioni. Significa sostenere gli esami di maturità e continuare un percorso scolastico. Per la società Juventus è importante la sostenibilità, fare investimenti che siano anche eticamente utili. Mi auguro che questi ragazzi non rappresentino solo un esempio in campo, ma anche un esempio di vita. Dopo la chiusura del mercato, ho sentito parlare che hanno preso giocatori di nome, voglio dire che c’è una strategia precisa, legata in qualche modo a questi ragazzi. Un giovane che entra ha bisogno di un mentore, di un esempio. Se in rosa abbiamo giocatori di un certo calibro, servirà a questi ragazzi per diventare campioni. Finisco con un altro ringraziamento: a Pessotto, che è una persona determinata e umile. Lo ringrazio per il lavoro che fa».

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