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Conferenza stampa Sarri: «Vincere e convincere» – VIDEO

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Maurizio Sarri interviene in conferenza stampa, la prima da nuovo allenatore della Juve. Le dichiarazioni del tecnico

Dopo l’annuncio ufficiale dell’approdo di Maurizio Sarri alla Juve, arrivato nella giornata del 16 giugno, è tempo di pensare alla presentazione.

Il nuovo tecnico bianconero tiene la sua prima conferenza stampa oggi, giovedì 20 giugno alle 11, presso la sala Gianni e Umberto Agnelli dell’Allianz Stadium. Il tecnico, che ha firmato un contratto per 3 anni, risponderà a tutte le domande dei giornalisti presenti.

Prende la parola Fabio Paratici

«Buongiorno, grazie per essere qui. Diamo il benvenuto a Sarri con cui abbiamo sottoscritto un contratto triennale. Siamo molto contenti».

TRATTATIVA – «Avevamo le idee chiare, poi ci vuole rispetto dei tempi. Ringrazio il Chelsea per la collaborazione e Marina che si è dimostrata una grande dirigente. Tra i grandi club ci vuole rispetto per i tempi».

CAMBIARE MODO DI VINCERE – «Vincere conta come prima, poi non esiste una ricetta. La scelta non è per il modo di vincere. Abbiamo pensato che la spinta propulsiva che si era creata in questi anni potesse affievolirsi. Non è stata una scelta dettata ovviamente dai risultati».

ROSA E MERCATO – «Faremo le nostre considerazioni nei prossimi giorni, anche per i colloqui personali con i giocatori».

SCELTA – «Non è stato per il gioco. Credevamo che Sarri fosse in questo momento il miglior allenatore per la Juve. Così come lo pensavamo 8 anni fa per Conte e 5 anni fa per Allegri. Ha dimostrato ottime qualità e in questo momento è il migliore per la Juve»

PRIMO CANDIDATO – «Assolutamente sì. Come lo abbiamo convinto? Con un determinato atteggiamento. Era importante fargli capire che lo volevamo veramente. Non abbiamo guardato troppo all’esterno, volevamo arrivare al nostro obiettivo».

POGBA E RABIOT – «Sono due grandi giocatori, a Pogba vogliamo bene, ci ha dato tanto. ma è un giocatore del Manchester United. Su Rabiot ci sono tanti grandi club e noi stiamo facendo la nostra corsa, come su altri giocatori. Ci confrontiamo con Maurizio e cercheremo di costruire la squadra migliore per le caratteristiche dell’allenatore e per l’idea di squadra che abbiamo».

Prende la parola Maurizio Sarri

«Sono molto contento di essere qui. Sono a vostra disposizione per le domande e per darvi le informazioni che posso darvi».

PERCORSO PERSONALE – «Bisogna avere le idee chiare. Io tre anni fa arrivai a Napoli, cercando di raggiungere una credibilità internazionale e nazionale. Poi negli ultimi mesi ho avuto un dubbio, la società ha presentato Ancelotti dandomi risposte. Poi sono andato all’estero per rispetto nonostante avessi offerte in Italia. La Premier è stata un’esperienza bellissima. Poi la Juve, la società più importante d’Italia, mi ha dato quest’opportunità. Credo sia il coronamento di una carriera lunga e difficile».

SENSAZIONI – «È stata una sensazione forte. Non ho mai visto una società così determinata a prendere un allenatore. Questo mi ha spinto ad accettare subito. L’atteggiamento di questi dirigenti di determinazione e compattezza mi ha colpito».

ITALIA VS INGHILTERRA – «Sarà un percorso lungo, purtroppo per arrivare a dove sono loro serve tempo. In Inghilterra gli stadi sono diversi, il clima è diverso. Ci vuole un percorso e bisogna partire dalle strutture. Per fortuna abbiamo un vantaggio dal punto di vista dell’organizzazione tattica e societaria. Il gioco deriva dall’organizzazione. Lì si gioca di più perché le squadre sanno di rischiare meno dal punto di vista del risultato. In Italia è rientrato Conte, Giampaolo è andato al Milan, Fonseca alla Roma, c’è De Zerbi che stimo. Ci sono i presupposti per vedere qualcosa di importante».

CHAMPIONS – «Mi aspetto di alzarmi la mattina e studiare il modo di vincere le partite. Nessun risultato è scontato. La Juventus ha l’obbligo di fare bene in Italia e mettersi alle spalle l’altra, In Champions la Juve ha l’obiettivo di vincere ma sa che in Europa ci sono 8-9 squadre che hanno lo stesso obiettivo. In Italia siamo i più forti, non in Europa. È un obiettivo che va perseguito ma che ha un coefficiente di difficoltà mostruoso».

MODULO – «Non si può partire dal modulo. Bisogna partire dai 2-3 giocatori chiave e metterli nelle condizioni di fare la differenza. Bisogna studiarli e parlare con loro e poi capire come fare. Ho fatto il 4-3-3 ma ho fatto anche il 4-2-3-1. Al Chelsea ho assecondato le caratteristiche di Hazard. Bisogna capire quello, il modulo è una conseguenza».

EMOZIONI – «Se avessi avuto tutte le emozioni che mi avete attribuito voi sarei morto di infarto. Dal dilettantismo ho fatto un percorso lungo. Sono emozionato per essere nella società più importante in Italia ma ho fatto un percorso. Arrivo dal Chelsea che è un altro grande club, anche se non ha la storia della Juventus. Ho fatto tanti passi in avanti gradualmente. Anche se l’emozione c’è».

RONALDO – «Anche questa è un escalation. Nel Chelsea ho allenato giocatori molto forti. Qua si va al top mondiale. Questo ragazzo ha tutti i record del calcio mondiale, ma mi piacerebbe aiutarlo a batterne altri».

PASSATO – «Il giornalista? Non lo querelavo perché diceva che andavo alla Juve, ma perché in quel momento non era vero. Ho vissuto tre anni in cui il mio unico pensiero era battere la Juve. loro vincevano e noi eravamo l’alternativa, ho dato tutto me stesso ma non ci siamo riusciti. Ci riproverei, lo rifarei. Ma si tratta di un’avversità sportiva. La professionalità mi impone di dare tutto per questa società. Se vedo un avversario disposto a tutto pur di sconfiggermi lo posso odiare, ma alla fine lo devo apprezzare».

DICHIARAZIONI GIOCATORI NAPOLI – «I messaggi personali sono altre cose, ne ho alcuni. A volte alcuni giocatori fanno delle dichiarazioni per convivere con l’ambiente. Ho già detto tutto: ho fatto una scelta estera per rispetto, poi sono voluto tornare in Italia. Devo rispettare la mia professione e storia. Darò il 110% con questi colori. Non bisogna romanzarci tanto sopra. Mi sento di aver rispettato tutti».

DIRIGENZA – «I club sono fatti di persone. Nel primo approccio li ho visti molto uniti tra loro. Questa è una cosa molto importante per me. Quello che ti porta a fare di più è il rapporto con le persone. Mi sono bastate un paio di scene con loro per capire che loro sono un gruppo forte. Questo mi piace molto».

ARMA RONALDO – «Io sono stato un allenatore con cui diversi giocatori hanno fatto il record in Serie A. Mi piacerebbe averne due, sarebbe un’enorme soddisfazione».

SCETTICISMO «C’era ovunque sono andato. Il salto dal Chelsea potrebbe scatenare meno scetticismo ma ho un determinato passato. L’unico modo di toglierlo è vincere e convincere. Bisogna scendere in campo e fare risultato».

VINCERE È L’UNICA COSA CHE CONTA – «Ho vinto poco, posso dire poco. Ho vinto in categorie più basse. Se poi una squadra si diverte acquisisce quell’entusiasmo che aiuta a vincere. Poi non si può pensare che una squadra che si diverte sia frivola, se no il risultato viene meno. All’Empoli mi chiedevano se pensavo di salvarmi giocando un calcio brillante: ci siamo salvati con sei giornate di anticipo. La storia ci dice che hanno vinto allenatori con caratteristiche opposte, con filosofie di gioco opposte. È bene rimanere se stessi. Bisogna avere consapevolezza che nella vita c’è la vittoria e la sconfitta. Penso che le due cose si possano coniugare, anche se è difficile».

DYBALA E RONALDO – «Quando un giocatore ha quelle qualità può giocare in qualsiasi ruolo. Poi la squadra deve adattarsi».

IL POTERE A PALAZZO – «Terreno professionale. Io rappresentavo un popolo: in quell’anno c’era la possibilità di puntare su un solo obiettivo. A dieci giorni dalla fine potevamo farcela: non è finita come potevamo ma avremmo potuto prendere il potere».

TUTA – «Devo parlare con la società. Non lo so. Sul terreno di gioco mi piacerebbe andare in tuta ma vediamo. L”importante è che a questa età non mi mandino nuda».

COSA CAMBIA – «Le caratteristiche dei giocatori. A Napoli tutto era in funzione della squadra. Al Chelsea c’era un livello tecnico forse superiore ma caratteristiche individuali diverse. C’erano esterno che volevano la palla a doso, quindi il gioco diventa meno fluido. Bisognava farli esaltare nella loro individualità. Ma alla fine siamo diventati comunque fluidi e solidi ed eravamo difficilmente battibili. Quando incontri giocatori con determinate caratteristiche ti devi adattare: la filosofia è la stessa ma l’applicazione pratica cambia».

CORI RAZZIALI – «Non possono cambiare idea se cambio società. Sarebbe l’ora di smetterla: è una manifestazione di inferiorità rispetto agli stadi d’Europa. Sarebbe anche giusto fermare le partite. A Napoli lo subivo di più perché sono nato lì, ma la mia idea rimane la stessa: basta».

SAN PAOLO – «Quando esco dal San Paolo so che se mi applaudono è una manifestazione d’amore, se mi fischiano anche. Li vorrò bene come prima comunque».

PASSATO NAPOLETANO – «Ho fatto tutto quello che potevo fare per dovere morale, mi sentivo di doverlo fare. Avevo il dovere professionale di tirare fuori tutto da tutti. In più sono nato a Napoli. Poi tutte le storie finiscono. Con la mia condizione familiare ho fatto un atto estremo ad andarmene. C’è stata l’opportunità di rientrare e ho scelto il miglior club italiano. Poi se ricami sulle sceneggiate non se ne esce».

RONALDO IN GRECIA – «Vediamo di organizzarci con Paratici. Vorrei parlare con 2-3 giocatori. Vogliono iniziare a capire cosa pensano di se stessi. Parlando prima con quelli più incidenti su prestazioni e risultati. Non so se sarà domani o tra quattro giorni».

DECISIONE JUVE – «Mi sono reso conto della loro convinzione. Non è tanto una frase quanto un atteggiamento, il sacrificio per venire a parlarti. Mi hanno trasmesso questo O io mi sto rinco******* o loro mi hanno trasmesso questo».

3 GIOCATORI CHIAVE – «Io penso che i giocatori che ci possono cambiare la storia sono quelli offensivi. Dobbiamo saper organizzarci. Bisogna partire da quelli talentuosi: Ronaldo, Dybala, Douglas Costa che è un top player inespresso. Poi bisogna arrivare alla fase difensiva e quello che loro possono darci in quella fase».

HIGUAIN – «Non l’ho nominato? Sono andato per esempi, non ho parlato nemmeno di Mandzukic. Higuain? Gli voglio bene, penso dipenda anche lui. Su tutti i giocatori in organico seguirò la Juventus, la dirigenza li conosce meglio di me. Tranne Higuain per tutti gli altri ragazzi ascolterò loro perché è un argomento che conoscono meglio».

MERCATO – «Se farò richieste esplicite? Dobbiamo prima parlare e definire il modo di giocare. Non mi piace fare richieste con nomi, io indico caratteristiche. Mi fa piacere che lui poi mi stia aggiornando. Paratici conosce molte più persone di me».

ALLEGRI – «Lascia un’eredità pesante. È un allenatore che ha fatto un percorso straordinario. Mi piacerebbe vedere nella squadra quella mentalità che le ha dato Massimiliano: la capacità di saper soffrire, anche per mezz’ora. È una peculiarità che a me aiuterebbe molto, perché quando hai il predominio del gioco poi in certi momenti rischi. Allegri ha fatto un lavoro straordinario qui».

PROGETTO GIOVANILE – «Sono arrivato ieri, non sono Ferguson ancora. Ci sono una ventina di anni in mezzo. Mi piacerebbe molto ma c’è bisogno di percorsi utili. Penso che con Fabio faremo qualche riunione anche con gli allenatori delle giovanili. Ma per riuscire a instaurare una filosofica come è un percorso lungo ma proveremo ad innescarlo. Anche se non ho più l’età per concluderlo…»

INTEGRALISTA – «Sia a Empoli sia a Napoli sia al Chelsea, ho cambiato modulo in corso».

SARRISMO E STILE JUVENTUS – «Non so c’è il Sarrismo. Ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica e non solo. Io sono sempre stato questo. Io ho cambiato modo di vedere il calcio e la vita nel corso delle esperienze, poi spero di essere rimasto lo stesso. Mi ritengo una persona diretta e questo spesso a portato a scontri. Ma quello che si dice è risolvibile, quello che non si dice invece no».

DE LAURENTIIS – «Non l’ho sentito. Tutti pensano che io abbia un brutto rapporto con lui, ma io lo ringrazierò per sempre per avermi concesso di allenare il Napoli. Poi durante un percorso ci possono essere delle divergenze anche perché siamo due personalità importanti. Non dirò mai con quali giocatori mi sono sentito».

ALLEGRI – «Non l’ho sentito. A volte lo sento d’estate insieme ad alcuni amici. Spero di avere un paio di settimane per parlare con lui, ma di solito cazzeggiamo».

RONALDO E HIGUAIN – «Con Gonzalo non ho parlato dopo la festa post Baku. Dovevo farmi le mie idee della Juve. Lui è un tesserato della Juventus e quando rientra ci parleremo. Lui per qualità può giocare con chiunque. Dicevo che dipende da lui perché ho la sensazione che abbia vissuto male il post Juventus. È uscito un po’ scosso, quando subisci un trauma può capitare una delusione  così. Ha l’età giusta per fare ancora due-tre anni di grande livello».

ADATTAMENTO – «Non so quale sia stato lo stile Juve. Io ieri sono stato a cena con alcuni amici e non ho visto particolari etichette. Certe cose che ho detto sono state sbagliate, certe cose sono stato strumentalizzate. Quella cosa della maglia a strisce è avvenuta dopo un Empoli-Milan. La cosa del dito medio è un errore mio. Dopo andai in sala stampa e spiegai di aver fatto un brutto gesto nei confronti di 10-20 stupidi che sputavano e dicevano terrone di m*****. Ma con i tifosi della Juve non ho niente e loro penso non abbiano nulla contro di me».

BERNARDESCHI – «È un giocatore che mi piace, è noto. Dopo Fiorentina-Napoli spesi parole importanti per questo ragazzo. Lui ha grande coordinazione: è tecnico ed ordinato. Gli manca un pizzico di continuità e deve andare nella specializzazione, cioè giocare con continuità in un solo ruolo».

MEDIA INGLESI – «Ci sono grandi giornali e tabloid. Mi spiace che in Italia venissero enfatizzati solo i secondi. Tutti gli attacchi subiti ti danno forza».

IDEA DI CALCIO – «Il mio modo di pensare calcio è diverso. Devo capire come si possa portare con produttività, non deve essere fine a se stesso. Devo capire quanto posso dare di mio e quanto devo lasciare ai calciatori. Io vorrei vedere Pjanic giocare 150 palloni a partita, poi però bisogna organizzare tutta la squadra perché ciò avvenga. Negli ultimi 30 metri lascio molta libertà. Ogni squadra è come un figlio. Speriamo di continuare a vincere, vincere di più sarà difficile».

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