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Di Palma (ex preparatore Italia): «Perin può fare il titolare alla Juve e in Nazionale» – ESCLUSIVA

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Vincenzo Di Palma, ex preparatore dei portieri della Nazionale, ha così parlato di Mattia Perin a Juventusnews24

Se a trovare il gol dell’1-0 contro lo Sporting ci ha pensato Federico Gatti, difendere poi la vittoria di Torino è stato compito di Mattia Perin, autore di due veri e propri miracoli negli ultimi minuti. Ma questo è solo l’apice della stagione da protagonista che sta vivendo il portiere bianconero, ormai più di un dodicesimo per Allegri. Di lui abbiamo parlato, in esclusiva per Juventusnews24 con Vincenzo Di Palma, ex preparatore dei portieri della Nazionale che ha avuto modo di lavorare con l’estremo difensore juventino in passato. E non poteva mancare qualche domanda su un mostro sacro come Gianluigi Buffon.

Com’era lavorare con Mattia Perin?

«Per prima cosa era molto gradevole, era sempre molto stimolante avere a che fare con un ragazzo sempre allegro e intraprendente, con tanta voglia di migliorarsi. Mi sono devertito quando ho avuto a che fare con lui. Io e Prandelli lo abbiamo portato in Brasile, dove ha avuto modo di poter imparare da due altri grandi portieri come Sirigu e soprattutto Buffon».

Cosa vi aveva colpito ai primi tempi della sua carriera?

«Io lo seguivo da tempo, poi quando sono arrivato in Nazionale ho visto diverse sue partite a Pescara. Conoscevo le sue qualità, anche se devo dire che era un po’ troppo intraprendente. Ad alcuni dava fastidio, ma io ho lottato insieme a Prandelli per far si che venisse convocato in Nazionale. Era un possibile patrimonio per il calcio italiano e sono molto contento della carriera che sta facendo, che lo ha portato a giocare in una squadra come la Juve».

Ha qualche aneddoto in particolare che la lega a lui?

«Ce ne sono tanti. Io lo riprendevo sempre magari perchè negli spogliatoi si sedeva sul tavolo o anche durante l’allenamento perchè scherzava troppo a volte. Era sempre molto allegro e ogni tanto bisognava richiamarlo, ma infondo era sempre all’inizio. Però posso dire che merita in pieno tutto il successo che sta avendo».

Secondo lei come mai ci si è accorti del suo talento solo ora che ha 30 anni?

«Perchè in Italia si dà poca importanza ai giovani. Io credo, dopo l’esperienza avuta a Parma con uno come Gigi Buffon, che se uno è forte deve giocare. L’errore del giovane è un patrimonio e tutti possono sbagliare, anche i più esperti, per cui bisogna fidarsi di più dei giovani e dargli spazio, gratificarli quando se ne presenta l’occasione e non metterli subito da parte».

Può prendere il posto da titolare di Szczesny?

«Si può prenderlo già da ora, ma anche più avanti, considerando anche che Szczesny potrebbe andare via. Poi avrà più possibilità di dare continuità alle sue prestazioni, perchè un portiere più gioca e più acquista fiducia. Ha ancora margini di miglioramento, ma ha bisogno di spazio».

Stesso discorso si può fare anche per la Nazionale? Mancini non lo ha considerato nelle ultime convocazioni.

«Si esatto. Secondo me alla prossima convocazione verrà preso in considerazione, non può essere altrimenti. Attualmente tra Perin e Donnarumma io punterei di più sul primo. L’ex Milan era partito alla grande, poi ha avuto dei cali, delle difficoltà di cui però non conosco i motivi. Un allenatore deve puntare sul portiere che in quel momento gli dà maggiori garanzie».

Non posso non chiederle, invece, come si è trovato con Buffon.

«Con Gigi ho lavorato da quando aveva 15 anni, lo conoscevo bene. Ai tempi del suo debutto con il Parma abbiamo avuto fiducia e lui non ci ha smentiti. Poi la sua carriera eccezionale ha ripagato in pieno me e Scala, che era l’allenatore al tempo. Con Gigi ci sentiamo ancora, anche perchè poi dopo l’ho ritrovato in Nazionale. Anche lui caratterialmente era come Perin, è la forza dei portieri. Il suo modo di porsi non era mai banale, era un giocatore sempre disponibile e questo ha fatto la differenza».

C’è qualche altro punto in comune tra Buffon e Perin?

«Se la mettiamo sulla tecnica o sul fisico non c’è una grande differenza, ma Gigi aveva e ha qualcosa in più a livello di letture. Gigi ha sempre giocato d’anticipo nelle situazioni che gli si presentavano, prevedeva le mosse dell’avversario e si faceva trovare al posto giusto nel momento giusto. E’ sempre stata la sua forza».

Fino a che età può arrivare a giocare?

«Avevo già parlato con lui prima che andasse al PSG dicendogli: “Se tu stai bene fisicamente e sei motivato è giusto che continui a giocare”. Poi logico che se uno non è motivato meglio lasciare stare, per evitare di buttare all’aria quanto di buono hai fatto prima. Ma questo non mi sembra il suo caso».

Cosa pensa invece di altri due portieri in rampa di lancio come Vicario e Carnesecchi?

«Io puntavo su Audero tempo fa, perchè aveva tutte le qualità per fare ancora meglio. Si è arrivato in Serie A, ma poteva arrivare anche più in alto. Gli altri due sono ottimi portieri, ma devono continuare a dimostrare di esserlo, perchè non basta qualche partita. Nel calcio, e ad alti livelli specialmente, serve continuità, per poi alzare il livello e fare sempre di più».

Si ringrazia Vincenzo Di Palma per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista

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