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Juventus, le idee a centrocampo: i piani giocatore per giocatore da qui a fine stagione

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Juventus, le idee a centrocampo: i piani giocatore per giocatore da qui a fine stagione dopo il rientro di Paul Pogba

Il rientro di Pogba, il debutto di Barrenechea, la conferma di Fagioli: tre note a centrocampo per la Juventus post derby della Mole che aprono uno scenario: quali sono i piani di Massimiliano Allegri da qui a fine campionato?

Paul Pogba

Lo abbiamo aspettato tanto: l’antipasto in sala americana di inizio luglio contro il Chivas ha solo stuzzicato l’appetito di milioni di tifosi che, da quell’estate 2016, sognavano ogni giorno di rivederlo in maglia bianconera. Ora, quasi 7 anni dopo, Paul è tornato. Lasciamoci alle spalle tutto quello che è accaduto negli scorsi, difficili, mesi: l’infortunio, la terapia conservativa, l’operazione, il rientro costantemente rimandato. Ora Pogba è realtà, non più virtuale: Allegri può toccare con mano la sua presenza tra i convocati, in panchina, in campo, come successo ieri al 69′ del derby della Mole. Qualche strappo, palleggio, giocata dei tempi migliori, quasi a significare: “Sono sempre lo stesso”. Ecco, cautela. Compito importante di Max d’ora in avanti è quello di reintegrare gradualmente il suo centrocampista, aumentando di partita in partita il suo minutaggio. Per non accelerare il suo percorso di recupero, per evitare spiacevoli ricadute, per fargli assaporare in maniera ragionata il clima partita. Prima di rivederlo dal primo minuto potrebbe volerci un po’, ma questo è normale: da mezz’ala Allegri ha già fatto qualche esperimento nella stracittadina con i granata, e già solo il fatto di rivederlo lì, con quel 10 tatuato sulla schiena, è già un’ottima notizia.

Nicolò Fagioli

Quando Allegri ti dice: «Fagioli stasera ha fatto la sua migliore partita» non puoi far altro che fermarti, pensare a quanto il classe 2001 sia cresciuto da inizio stagione. In quell’avvio in cui il centrocampista vedeva parecchio ristretti i suoi spazi nelle gerarchie del suo allenatore. Poi la svolta, dettata anche da diversi infortuni: il gol al Lecce, poi quello all’Inter, e una serie di prestazioni da giocatore vero, maturo. Ha saputo aspettare il suo momento, con pazienza e grande mentalità, ha sfruttato tutte le occasioni, diventando poi un riferimento del centrocampo. «È cresciuto molto: in un momento in cui mancavano tanti giocatori, i giovani han dato risposte importanti – diceva Allegri in conferenza -. In quel momento di difficoltà, di assenza di tanti giocatori, i giovani han portato entusiasmo e tecnica». Con i graduali rientri dall’infermeria, però, il reparto sarà più intasato da qui a fine stagione. Per questo motivo, anche Fagioli rientrerà tra le rotazioni di Max perché, a detta sua: «Va lasciato sereno tranquillo perché poi come tutti arriverà il momento in cui giocherà meno o meno bene».

Adrien Rabiot

2388 minuti totali in stagione, 28 presenze, secondo bianconero più utilizzato della rosa dietro a Danilo. Una cosa è certa: con i vari recuperi, Massimiliano Allegri potrà concedere maggiore riposo, più fiato ad Adrien Rabiot. Che nel derby della Mole ha sperimentato sulla sua pelle un nuovo abito tattico, quello di regista. Da mezz’ala sinistra (all’occorrenza anche esterno largo per dare più equilibrio al reparto, soprattutto in caso di tridente offensivo), Rabiot ha preso in mano le chiavi del centrocampo contro i granata. Questo dopo l’ingresso di Pogba, che ha raccolto l’eredità del suo connazionale sul versante mancino. «L’ho messo davanti alla difesa perché c’era bisogno di fisicità – ha detto Allegri a Dazn dopo Juve Torino -. È migliorato nello sviluppo del gioco ma deve ancora crescere sul portare la palla da una parte all’altra del campo». Con il ritorno del Polpo, Max potrebbe far scivolare Rabiot sul lato destro (o viceversa), oppure riproporre l’esperimento in regia dell’ex Psg. Altra cosa certa: difficile, o meglio quasi impossibile, rinunciare a uno o all’altro.

Manuel Locatelli

Discorso simile anche per Locatelli, lui quinto giocatore per minutaggio della rosa di Allegri. La crescita in campo è evidente, ma ciò che balza maggiormente all’occhio è quanto Manuel si sia calato sempre di più nella mentalità Juve. Già da quando aveva lasciato Sassuolo per trasferirsi in bianconero aveva mostrato un attaccamento forte, viscerale, alla Vecchia Signora: ma è in questa stagione che i segnali si sono moltiplicati. Con le parole, con i gesti, con i discorsi: come quello alla squadra nel cerchio pre-partita di Salerno. Le vicende extra-campo hanno unito ancor di più il gruppo, compattandolo, cementandolo: nello spogliatoio Loca è un punto di riferimento, lo si nota dalla sua attitudine. «Indipendentemente dalle sue qualità tecniche che ha altrimenti non sarebbe qui alla Juventus, ha qualità e caratteristiche morali che fanno sì che sia un giocatore da Juventus, ora e nel futuro. Ha un DNA specifico di quei giocatori che possono stare tanti anni alla Juventus» diceva Allegri prima del Nantes. Ecco, un messaggio per il presente ma anche per il futuro.

Leandro Paredes

Qui il discorso da fare è ampio. Perché: inutile nascondersi, le aspettative di inizio stagione, dopo il suo arrivo dal Psg, non le ha mantenute. O non le sta mantenendo. 22 presenze, 1038 minuti totali, tanti bassi e pochissimi alti. Qualche infortunio pre Mondiale, poi la vittoria in Qatar con la sua Argentina, e una rinascita con la Juventus che ci si attendeva post Coppa del Mondo che non è ancora arrivata. L’ultimo segnale è l’esclusione contro il Torino, nonostante la squalifica di Locatelli, e l’impiego al suo posto del debuttante Barrenechea. «Bocciatura? Assolutamente no, anzi deve reagire a questa esclusione perché è un giocatore importante, l’abbiamo preso per questo. Deve mettersi a disposizione per fare meglio e aiutare i compagni» ha detto Allegri in zona mista. Forse uno stimolo a rialzarsi, una piccola ‘punturina’ del tecnico livornese che sa benissimo quali corde toccare per risvegliare i suoi calciatori. E da qui a fine campionato si aspetta un cambio di passo dell’argentino: ne va del suo futuro, c’è un riscatto in ballo.

Fabio Miretti

Anche per Miretti vale il discorso fatto per Fagioli. I giovani hanno cambiato volto ad una Juve che necessitava di cambiare volto, soprattutto sul finire del 2022 quando gli infortuni iniziavano a diventare tanti. Anche il classe 2003 ha saputo ritagliarsi il suo spazio, con personalità, con talento, non facendo rimpiangere i big ai box. A dimostrarlo sono i risultati, o meglio, le 8 vittorie consecutive senza subire gol. Ora Fabio sta recuperando dall’infortunio alla caviglia rimediato in Salernitana-Juve del 7 febbraio: circa tre settimane fuori, domenica il rientro all’Olimpico con la Roma. Il centrocampista entrerà nelle rotazioni di Allegri da qui a fine stagione: da titolare, a partita in corso, per dare entusiasmo e freschezza alla squadra, che competerà su tre fronti. Europa League, Coppa Italia e rincorsa in campionato.

Enzo Barrenechea

Partiamo da una frase: «È un giocatore a tutti gli effetti della prima squadra». Allegri ha lanciato il classe 2001 in una notte delicata, importante, come quella del derby. Debutto in Serie A (non in prima squadra, aveva già giocato in Champions col Psg), primo giocatore della storia della Juventus ad esordire in A in un derby della Mole contro il Torino. Personalità, interdizione, crescita: queste le tre parole chiave della stracittadina del centrocampista. E ora? Tornando alla frase iniziale, Max ha inquadrato il destino di Enzo, promuovendolo di fatto nella sua rosa. Così come è successo come Soulé, Miretti, Iling, che dalla Next Gen sono saliti in prima squadra. Da capire, nelle valutazioni del club, se Barrenechea continuerà a fare da spola anche in Seconda squadra da qui a fine stagione, ma dagli attestati di stima di Allegri si capisce come l’ex Sion sia fortemente apprezzato dal suo allenatore.

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