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Juventus Women, come suonano le campane a Lione? Impresa possibile

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Juventus Women, quando le campane suonano a morto: impresa col Lione ora possibile. I nemici che diventano amici regalando compattezza

Senza girarci attorno, mercoledì sarà crocevia fondamentale per la stagione della Juventus Women: la partita col Lione dirà se il sogno Champions continua per il secondo anno di fila sino ai quarti di finale o se no, questa volta è troppo anche per la Juve di Joe Montemurro. Serve un’impresa e il mister, inguaribile ma assennato ottimista, pensa che si possa fare. L’ha detto chiaro a tutto lo spogliatoio, il messaggio è uno: ‘ce l’andiamo a giocare senza paura perché non abbiamo nulla da perdere‘. La Juve ha già abbondantemente dimostrato di aver colmato quel gap – un termine prima abusato e ora passato di moda – che un tempo debilitava la competitività europea. Le pressioni sono tutte dalla parte delle mega campionesse transalpine e Montemurro in queste situazioni ci sguazza. Sono fortissime ma non invulnerabili, anche qualora Beerensteyn dovesse sventolare bandiera bianca.

L’impresa ora è possibile, probabilmente non lo sarebbe stato una manciata di settimane fa quando le ‘campane suonavano a morto‘, per dirlo con la pungente metafora di Stefano Braghin. La Juventus Women si è sentita attaccata, schernita, eccessivamente criticata: gli sghignazzi provenienti da Roma non sono piaciuti ma non è l’unica cosa ad aver dato fastidio. A volte alla Juventus femminile si chiede troppo, è vero, ma nessuno mette in discussione lo strepitoso percorso quinquennale che ha del miracolo sportivo. Lo dicono i numeri, i trofei e pure il ranking Uefa. La Juventus non era morta dopo la Supercoppa, non lo era dopo Londra e non lo era neanche dopo il pareggio in casa col Como. Difficoltà e ansia sono stati tuttavia sintomi auto-diagnosticati dalle stesse giocatrici.

Alla fine però, come già accaduto in passato, il rumore dei nemici è diventato un toccasana per lo spogliatoio che si è compattato ed ha trovato stimoli che forse solo una scossa dall’esterno poteva regalare. Fare leva sulle chiacchiere antipatiche è diventato una sorta di inside joke: le giocatrici sono state bravissime a reagire di gruppo. La continuità mentale e di gioco, che prima sembrava un po’ una chimera, è improvvisamente arrivata. A Lione servirà soprattutto coraggio, quello che Braghin e Montemurro chiedono alla squadra in queste grandi notti europee, quello costato la panchina a Rita Guarino una notte proprio al Parc OL, quello che la Juventus Women ha già dimostrato di avere. A Lione c’è una basilica bellissima, si chiama Notre-Dame de Fourvière: che mercoledì le sue campane, intorno alle 21.00, possano suonare a festa?

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