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LAVAGNA TATTICA – La Juve abusa del cross con Cuadrado, ma non basta per passare

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Contro il Porto, la Juve ha abusato del cross con Cuadrado. I bianconeri hanno attaccato più di quantità che non di qualità, palesando poche idee offensive

Cosa non ha funzionato

Non è semplice sintetizzare Juve-Porto in poche righe, viste che sono stati 120′ in cui è successo tutto e il contrario di tutto, con più partite all’interno della stessa. Di sicuro, è stata una gara che ha dimostrato gli enormi limiti mentali e caratteriali dei bianconeri, visto che non si è riusciti a passare il turno nonostante – sia per merito che per fortuna – a inizio ripresa il match si fosse messo su binari in teoria favorevoli. Al netto di tutto ciò, che è sicuramene degno di analisi, non possono però passare in sordina le numerose difficoltà tattiche mostrate dai bianconeri. Bisogna sempre partire dal campo per analizzare una partita, ed è proprio lì che la Juve ha mostrato limiti preoccupanti.

Prima di tutto, la fragilità difensiva è stata evidente per tutti i 120′: tanta sofferenza soprattutto nel primo tempo, dove il Porto riusciva ad attaccare in campo aperto e con tanti uomini. Tant’è che gli ospiti sono andati tante volte vicini al gol del raddoppio.

L’aspetto deludente, però, è che abbiamo visto quasi gli stessi identici problemi del match di andata, tant’è che l’analisi è simile. Il Porto giocava attendista ma con una linea difensiva abbastanza alta (che spesso era addirittura a 6): i lusitani, che si distinguono per una fase di non possessoa molto solida, volevano bloccare gli spazi centrali per indirizzare gli avversari sulle corsie esterne.

Il Porto di ieri. Linea alta e squadra cortissima. La Juve, come analizzeremo ora, è troppo ferma e statica. 

La palla gira lentamente

Come successo in Portogallo, la Juve non ha quasi mai trovato spazi tra le linee, visto che le punte erano schermate bene dai centrocampisti e avevano i difensori attaccati. In questi casi, per creare pericoli, la via è sostanzialmente una: fare girare palla velocemente da un lato all’altro per servire gli esterni in corsa, consentendo loro di puntare l’uomo.

D’altronde, come ammesso da Pirlo, queste erano le intenzioni anche nel match di Porto. Ed esattamente come al Do Dragao, la palla ha girato con una lentezza esasperante, che ha reso il possesso sterile. La manovra raramente era verticale, andava anzi da un esterno all’altro con ritmi soporiferi, un contesto che non favoriva né ChiesaCuadrado (soprattutto il primo).

Quando questi ricevevano, erano infatti fermi e circondati da maglie rivali. Il resto della squadra era fermo e le punte lontane: nessuno attaccava lo spazio alle spalle del terzino, di conseguenza la manovra si bloccava.

Nelle slide sopra, vediamo due dei molti esempi. Cuadrado in entrambi i casi riceve palla abbastanza lontano dalla porta e non è mai supportato. Nessuno attacca gli spazi, quindi la Juve si trova sempre in inferiorità numerica in fascia: probabilmente, Conceicao ha utilizzato una linea a 6 proprio perché sapeva che la Juve avrebbe rifinito soprattutto con Chiesa e Cuadrado.

Il resto della squadra è tanto fermo quanto lontano: i bianconeri palesano quindi un’inquietante staticità, con combinazioni offensive pressoché nulle. La Juve faticava  nell’innescare  i propri giocatori di talento in situazioni pericolose.

Poche idee

In questo contesto difficile, i bianconeri hanno mostrato un’evidente scarsezza di idee. Come d’altronde avvenuto anche nel match di agosto contro il Lione, nel momento di maggior difficoltà la Juve altro non ha fatto che buttare tanti palloni in mezzo. Abbiamo visto un’infinità di cross dalla trequarti, soprattutto sul lato di Cuadrado. I bianconeri hanno chiesto tantissimo al terzino colombiano. Come abbiamo visto nella slide sopra, l’ex Chelsea riceveva spesso da fermo e circondato da maglie avversarie: per creare superiorità numerica, Cuadrado dove forzare la giocata con gesti tecnici molto difficili. Insomma, per creare pericoli, la Juve si limitava ad allargare la manovra a destra nella speranza che il colombiano creasse qualcosa. I dati ci aiutano a inquadrare la partita di ieri. I bianconeri hanno effettuato l’enorme cifra di 62 cross: ben 32 di questi sono arrivati dal colombiano.

Nel secondo tempo, dopo il pareggio e l’espulsione di Taremi, la Juve ha sfruttato meglio la profondità. Il Porto concedeva più spazi, con Chiesa che – imbeccato bene dai compagni – è riuscito a fare la differenza. Anche in questo contesto, raramente però i bianconeri hanno sfondato centralmente. Il grosso delle occasioni arrivava dalle fasce: dei 27 passaggi chiave totali effettuati dalla Juve, ben 12 sono arrivati da Cuadrado (mentre 9 tra Sandro e i subentrati Bernardeschi e Kulusevski).

Oltre all’assist per il secondo gol di Chiesa, dai piedi del colombiano sono nate tantissime occasioni. I suoi cross da destra, spesso in posizioni anche piuttosto lontane, erano di fatto la principale rifinitura della Juve. Da segnalare, tra i lusitani, la prestazione ai limiti dell’eroico di Pepe, che al centro della difesa ha intercettato una marea di palloni.

Nella prima slide, il secondo gol di Chiesa. Nella seconda, uno dei molti cross del colombiano. Insomma, lo schema era semplice: palla a Cuadrado sulla destra e cross del sudamericano dalla trequarti.

Nonostante una prestazione pessima, con un po’ più di fortuna i bianconeri avrebbero anche potuto passare il turno. Basti pensare all’incredibile traversa di Cuadrado al 93′. Tuttavia, per il secondo anno di fila, la Juve è uscita contro una squadra modesta palesando limiti enormi sia dal punto di vista tattico che  mentale. Inquietante in particolare la mancanza di idee e soluzioni per perforare il bunker rivali: i bainconeri altro non hanno fatto che buttare palloni in mezzo dalla trequarti, palesando nel complesso una manovra offensiva non all’altezza. Non è di certo semplice attaccare un blocco difensivo così compatto, ma purtroppo si sono viste le difficoltà tipiche delle ultime settimane. Una fase offensiva troppi piatta e caratterizzata da scarso movimento senza palla.

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