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Piccinini: «Juve Ronaldo dipendente, Pirlo ha un’idea precisa» – ESCLUSIVA

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Sandro Piccinini è una delle voci storiche del calcio italiano: intervenuto in esclusiva a Juventusnews24.com ha parlato dei temi di casa Juve

Una voce inconfondibile che ha accompagnato le notti di Champions League con un’eleganza particolare. I tormentoni non fini a se stessi, lo sguardo attento sul mondo del calcio. Una capacità di analisi lucida e libera quella di Sandro Piccinini, tornato in grande spolvero in TV come presenza fissa al Club di Fabio Caressa su Sky Sport, Intervenuto ai microfoni di Juventusnews24, Piccinini ha detto la sua sui temi caldi in casa Juve, partendo dalla vittoria contro lo Spezia per arrivare alla partita di Champions contro il Ferencvaros.

La Juve vista ieri: trionfo nel secondo tempo con la vittoria per 1-4 ma ancora non del tutto convincente in alcuni frangenti di gara. La sua impressione?
«Quella dell’inizio, dei lavori in corso, è chiaro che tra assenze, cambiamenti, nuovi acquisti, infortuni, nuovo allenatore era normale che ci fosse un periodo non facile per trovare la quadratura. Già ieri con il ritorno di Cristiano si è visto che le cose possono migliorare rapidamente. Mi pare che adesso almeno il modulo sia abbastanza definito, con l’inserimento di McKennie che ha ricoperto il ruolo di Kulusevski. Dal punto di vista tattico l’idea è ben definita. Col recupero di De Ligt, Alex Sandro, Chiellini e una migliore condizione fisica la Juve può tornare perlomeno ad esprimere tutto il potenziale che ha…».

Si è parlato di una dipendenza di Inter e Milan da Lukaku e Ibrahimovic. Quanto è dipendente da Cristiano Ronaldo questa Juventus?
«In questo momento tanto, come sempre, ma ora di più perché non è al meglio Dybala. Secondo me è al 60% della condizione fisica. L’accoppiata con Morata non sembra funzionare più di tanto. Cristiano è stato fermo due settimane ma si è presentato bello tonico, è chiaro che cambino le cose. Non c’è un’alternativa a Cristiano Ronaldo in questo momento, sono loro tre che devono ruotare per due posti e in questo momento dei tre Cristiano è fondamentale, soprattutto perché Dybala non è al meglio».

A proposito di Dybala, il suo rendimento è colpa di una condizione fisica non ancora ottimale o i rumors sul rinnovo di contratto influiscono? Come si spiega questa involuzione dell’argentino?
«Secondo me incide più un discorso tattico, con questo modulo è portato ad arretrare, ad andarsi a prendere il pallone. Secondo me lui dovrebbe stare molto più vicino all’attaccante. E’ probabile che in questa fase, un po’ per ritrovare la condizione, un po’ per adattarsi al nuovo modulo, tenda ad andare a giocare più palloni. Invece deve giocare sulla trequarti, vicino all’area di rigore avversaria, scambiare con l’attaccante. Pure ieri ha volte svariava sulla destra. Così fa più fatica soprattutto in un momento in cui non è brillante perché poi paga quando deve fare una giocata di qualità. E’ un discorso soprattutto fisico e un po’ tattico. In questo momento, credo che al contratto non ci pensi».

Ritorna la Champions League, gara da vincere contro il Ferencvaros, magari con Ronaldo dal 1’ in campo. Qual è la dimensione europea di questa Juve, quella in difficoltà vista col Barcellona?
«Le assenze sono state tante col Barcellona, si è avuta una sensazione esagerata di superiorità del Barcellona che non è più quello di un tempo, in campionato ha pareggiato a fatica. E’ sembrato più forte di quello che è il Barcellona perché la Juventus è lontana dalla miglior condizione, quella partita lì la dimenticherei in fretta. Sono sicuro che già con il Ferencvaros con Cristiano Ronaldo, con minuti nelle gambe in più per tutti sarà una Juve diversa. Anche perché, come a Kiev, la Juve sulla Champions deve dare il massimo, deve concentrarsi su quello che sarà l’obiettivo per tutti. Deve trovare anche le motivazioni e quel pizzico di cattiveria che ieri non ho visto. La Juve deve giocare più da Juve, più aggressiva e famelica. In questo momento tutti sono preoccupati di seguire le indicazioni tattiche, ma ci vuole un po’ più di aggressività. Sono sicuro che questi stimoli qua in Champions non mancheranno».

Un ricordo di un calciatore con oltre 100 presenze in maglia Juve, ovvero suo papà Alberto. Cosa le raccontava di quella Juve con Boniperti e Hansen?
«Tantissimi racconti, ho cominciato ad adorare il calcio con i suoi racconti. In quel periodo il presidente della Juventus era l’avvocato Agnelli e lui ricordava quella Juve dei primi anni ’50 come la più bella di sempre, anche come qualità del gioco. Mio papà era molto fiero di questo. Poi c’era questa famosa mediana Mari, Parola Piccinini che tutti ricordano come l’asse portante di quella Juve. Poi c’era il giovane Boniperti che lui in pratica tenne a battesimo e c’era il grande orgoglio nella squadra in cui tutti volevano giocare. Mio padre che era nato a Roma ha dovuto lottare un po’ in provincia prima di poter affermarsi, nella Salernitana di Gipo Viani fece il salto. Quando arrivò alla Juve capì di essere arrivato al top e furono gli anni più belli della sua carriera. Poi lui commise un errore, lo ammetteva lui stesso. Per una questione economica accettò il contratto con il Milan e lasciò la Juve. Al tempo la Juve aveva questo principio pagava meno di Milan e Inter, perché il giocatore doveva essere già orgoglioso di vestire quella maglia e dunque disposto a guadagnare anche meno. L’Avvocato glielo disse: “Vedrà che si pentirà”. Dopo due anni al Milan, dove si trovò malissimo, mio papà incontrò l’Avvocato e gli disse che aveva ragione».

SU BONIPERTI«Sono rimato molto amico di Boniperti per tutta la mia carriera, quando ho iniziato a fare le radiocronache per le TV locali di Roma. Non ci facevano mai entrare negli stadi per mettere i telefoni e fare le radiocronache perché erano considerati abusivi. L’unico stadio dove potevo entrare era quello della Juventus, perché Boniperti mi accoglieva alla grande. Una soddisfazione pazzesca, quelle amicizie lì me le porto ancora nel cuore».

Un’ultima battuta sul campionato. Dopo sei giornate le due squadre più accreditate sono un po’ attardate (Juventus e Inter). Primo un Milan imbattibile, dietro il Sassuolo che è una conferma e l’Atalanta che è una realtà consolidata. Il Napoli sembra avere stimoli e rosa per poter lottare fino alla fine. Il suo parere, dopo questo scorcio di campionato?
«E’ un campionato che è un po’ una roulette: tra il COVID che può menomare qualsiasi squadra, una condizione fisica che è imperfetta per tutti perché la preparazione praticamente non c’è stata; le grandi che hanno le partite di coppa tutte le settimane… ci sono tantissime anomalie. All’inizio avevo detto una lotta testa a testa tra Juve e Inter, ma ora, come recita la classifica, può dire la sua il Milan, potrebbe dire la sua il Napoli, potrebbe dire la sua la Roma. Non si possono escludere soluzioni a sorpresa. Sulla carta, anche per la bontà delle rose, alla lunga rimane una lotta tra Juve e Inter, però ci sono troppe variabili. Ci vorrà anche un pizzico di fortuna quest’anno».

Si ringrazia Sandro Piccinini per la disponibilità e la cortesia mostrate in occasione di questa intervista

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