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I DIALOGOBBI – Andrea Sarubbi: «La Juve deve capire dove va il calcio oggi»

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Andrea Sarubbi, giornalista e grande tifoso della Juve, è il protagonista della nuova puntata de I DIALOGOBBI: le sue parole

Andrea Sarubbi è un giornalista che sulla Juve dice sempre la sua e con idee chiare. Non ho mai avuto il piacere d’incontrarlo di persona e ci siamo incrociato un po’ di volte su Juventibus, il che non gli impedisce di salutarmi dandomi del «fratello bianconero». Questa puntata de I Dialogobbi è perciò una chiacchierata in famiglia e quando in famiglia stai bene non può che essere una famiglia allargata, composta da milioni di persone.

Paolo: «Ciao Andrea, partirei dal 4-0 sull’Empoli che io saluto molto positivamente. Per due motivi. Il primo è che non lo vedevamo da un bel po’ e secondo me per conquistare il pubblico – giustamente scettico sul periodo – c’è bisogno di partite con questi punteggi. Il secondo è che sono andati in gol giocatori molto discussi. E se questo significa che stiamo crescendo complessivamente non può che essere una bella notizia per il nostro futuro. Tu che significato dai a questa vittoria?».

Andrea: «In un inizio d’anno terrificante, una vittoria tranquilla sull’Empoli è una sorpresa piacevole. Se guardiamo a quello che fanno le altre squadre (tipo il Napoli che in Europa prende a schiaffi l’Ajax e in Italia vince dappertutto), resta piccola cosa. Se guardiamo a noi, sembra un mezzo miracolo. In omaggio al luogo simbolo di questi mesi, l’infermeria del JMedical, direi che siamo reduci da un infortunio pesante e ci stiamo rimettendo in piedi: la vittoria sull’Empoli è quel giorno in cui, dopo settimane e mesi di immobilità, cominci a correre da solo. Poi arriverà il momento degli esercizi con la palla, poi quello del rientro parziale, poi quello della prima convocazione, poi quello degli spezzoni di partita (con rendimento altalenante), poi finalmente la ripresa. Ma è un percorso lungo: da qui a dire che torneremo quelli di prima, insomma, ce ne passa. Quanto ai giocatori andati in gol, non so se essere felice o arrabbiato. Mi spiego. Kean è un giocatore da Juve? McKennie va tenuto o venduto per monetizzare prima che smetta di essere un atleta? Rabiot merita un rinnovo a 6-7 milioni l’anno? Personalmente ho dubbi su tutte e tre le situazioni (dubbi seri, non risposte). Quindi da un lato sono felice perché danno segnali di vita e dimostrano di poter fare molto di più, dall’altro non vorrei che un gol ogni 10 partite basti per ricadere nell’equivoco e sbagliare un’altra volta in chiave di mercato».

Paolo: «Sinceramente credevo a un passo falso del Napoli. Magari sono ingenuo e un po’ di tifosi mi hanno scritto ben di peggio. Ma io non ce la faccio a pensare che alla giornata numero 11 dobbiamo avere come orizzonte il quarto posto. Ne faccio una questione di sentimenti: come è possibile non cadere in depressione (non io, ma tutti a partire dalla squadra) se non si coltiva un’ambizione più alta? E poi ne faccio una questione tecnica: la Juve ha un livello che deve stare tra le prime. Ovviamente parlo di teoria, so benissimo che il campo ci ha detto ben altro e che oggi saremmo fuori da tutto. Ma una stagione senza crescita è per me inconcepibile. Non posso pensare che non si possa migliorare ed arrivare minimo a una qualificazione Champions serena. Altrimenti davvero la riflessione sul futuro andrà fatta in termini di rivoluzione. Che può avere un senso ma non pensarla o proclamarla a ottobre».

Andrea: «Io in depressione sono già caduto e posso raccontarti come si sta. Si guarda con soddisfazione alla sconfitta interna dell’Udinese col Toro, si impreca per la vittoria della Lazio a Bergamo (un pareggio ci avrebbe fatto più comodo), si preferisce di gran lunga la vittoria del Napoli all’Olimpico a un’eventuale vittoria della Roma. Il Milan non lo si guarda nemmeno, sull’Inter ci si rassegna perché è una squadra – diciamo così – molto fortunata. Insomma, noi che siamo in depressione abbiamo smesso di puntare sulla Juve in sé e siamo già passati alla fase “combinazione di risultati”: non solo in Champions, dove ormai la matematica parla da sola, ma anche in campionato, dove pure il cammino sarebbe lungo. Questo atteggiamento è un po’ frutto di mie debolezze (non per nulla sono il fondatore della corrente Pessimismo & Fastidio), un po’ il risultato di quanto visto negli ultimi 3 anni. “Una stagione senza crescita è per me inconcepibile”, mi dici. E allora ti chiedo: hai visto crescita da Allegri a Sarri? E da Sarri a Pirlo? E da Pirlo ad Allegri? Io non ne ho viste, nella prima squadra: le uniche crescite di questi anni sono state le Juventus Women e il settore giovanile. E sono queste due realtà che mi fanno pensare che la società non sia in decadenza o allo sbando, come dicono in molti. Per quanto riguarda la prima squadra, invece, vedo una serie di errori dettati dalla mancanza di convinzione: prendi Sarri sapendo che verrà con la tuta, la sigaretta e il dito nel naso, ma poi lo sconfessi; prendi Pirlo sapendo che avrà una posizione di debolezza rispetto a una parte dello spogliatoio, ma poi lo sconfessi; riprendi Allegri, ricordando le fatiche del suo ultimo periodo… e poi lo sconfessi? Insomma, concordo con te che le rivoluzioni non si possano proclamare a ottobre, anche perché le alternative in questo momento non sarebbero moltissime. Ma a differenza tua, non sono così ottimista sulla qualificazione in Champions serena: io purtroppo penso pure all’eventualità che la Juve di quest’anno sia quella che stiamo vedendo. Se così fosse, certo, bisognerebbe poi capire come affrontare l’anno prossimo».

Paolo: «L’unico movimento che ho fondato fu intitolato a Tiago e gli spettatori dell’allora Juventus Channel lo ricordano bene… Lungi da me quindi cercare di risollevare il tuo pessimismo che ha fondate ragioni. Io ho solo l’insofferenza per la resa anticipata. Perciò speravo in un Napoli non vincente (pur ammirandolo molto) perché ancora guardo là sopra. Se sono minoranza non importa. Non ci crederai, ma talvolta mi sono sentito tale persino in feste scudetto perché tanti scrivevano di scudettini, salvo oggi esaltare i grandi trionfi degli avversari. A me piace la coerenza dell’albo d’oro, ogni vittoria ha un valore e ancora di più quando ti ripeti. Dove invece ti chiederei un’iscrizione è alla tua corrente del Fastidio. Esattamente ciò che provo per vedere Benfica Juve. Dove trovo ingiustificata qualsiasi speranza e guardo alla qualificazione in Europa League come un dovere. Che è il termine che si usa quando si ha l’acqua alla gola. Il ridimensionamento in Europa è la vera realtà sulla quale ragionare in prospettiva. A meno che si vada a conquistare una coppa minore riassaporando il gusto di vincere in Europa. Inizio ad avere una certa età, insomma, e a sentire certe urgenze…».

Andrea: «Anche io sentirei forte il bisogno di vincere in Europa, come te. Innanzitutto, perché in questi anni il calcio è cambiato molto – come del resto il mondo – ed è in Europa che si giocano le partite importanti: a fine anni ’50, Omar Sivori si dava malato pur di non partecipare alle trasferte di Coppa Campioni; oggi si è rovesciato tutto, con il turnover fatto in ottica Champions. Il secondo motivo è che un successo in Europa farebbe bene anche a noi tifosi, per aprire un po’ le finestre e portare aria nuova: i 9 scudetti e le 2 finali perse ci hanno resi forse più provinciali, più concentrati sulle rivalità da campanile che sulle prospettive internazionali. Lo testimonia pure l’atteggiamento nei confronti del campionato: l’anno scorso non è stato un fallimento – si disse – perché riuscimmo a qualificarci per la Champions League. Ma che senso ha arrivare in zona Champions l’anno prima se poi, l’anno dopo, perdi 3 partite delle prime 4? Anche io, come te, inizio ad avere una certa età. E a sentire l’urgenza che nel mondo si torni a parlare della Juve non solo per le felpe col cappuccio o per le partnership con i dj. Non mi spaventa quindi l’Europa League: chi dice il contrario (meglio arrivare quarti nel girone, così ci concentriamo sul campionato) può avere ragione nel bar del suo paese, ma non ha capito dove sta andando il calcio oggi. Per quanto riguarda le iscrizioni a Pessimismo & Fastidio, sono sempre aperte…ma, purtroppo per te, le quote quest’anno sono altissime perché c’è una richiesta enorme».

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