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Spalletti Juventus, la società ha fatto una doppia richiesta al nuovo tecnico: non basta solo la qualificazione alla prossima Champions
Spalletti Juventus, Tuttosport svela le richieste del club: l’obiettivo minimo è la Champions, ma la vera sfida è costruire un progetto stabile
L’era di Luciano Spalletti alla Juventus è ufficialmente iniziata. Il tecnico di Certaldo, sbarcato oggi alla Continassa per la firma sul contratto, eredita una squadra in piena crisi di risultati (zero vittorie nelle ultime otto partite) e psicologica. La dirigenza, con Damien Comolli in testa e la benedizione di John Elkann, gli ha affidato una missione chiara, un doppio obiettivo che va ben oltre il semplice ruolo di traghettatore. Come riportato da Tuttosport, la richiesta non è solo raddrizzare la stagione, ma costruire le fondamenta per il domani.
Spalletti Juve: l’obiettivo Champions, minimo e obbligatorio
Il primo punto, quello non negoziabile, è l’obiettivo per questa stagione: l’approdo nelle prime quattro posizioni.Dopo un avvio di campionato disastroso, che ha visto la Juve allontanarsi dalla vetta, la qualificazione alla prossima Champions League è considerata il traguardo minimo e imprescindibile. È un obiettivo vitale per il bilancio e per il prestigio del club. Spalletti, con la sua esperienza e il suo curriculum, è stato scelto proprio per la sua capacità di gestire situazioni complesse e di garantire risultati nell’immediato. Il suo contratto, non a caso, è legato a doppio filo a questo traguardo: otto mesi con rinnovo automatico fino al 2027 in caso di qualificazione.
Spalletti Juve: la vera sfida, un progetto stabile
Ma la vera sfida, la richiesta più profonda della società, è un’altra: porre le basi per un futuro che non finisca per essere “bianco o nero”. È questa la frase chiave che, secondo Tuttosport, riassume il mandato di Spalletti. Un chiaro riferimento, neanche troppo velato, alle ultime, turbolente stagioni. La Juventus è stanca di vivere di “Anni Zero”, di cicli che si aprono e si chiudono nel giro di pochi mesi, in un’altalena di illusioni e fallimenti (da Sarri a Pirlo, da Allegri-bis a Motta, fino ai sette mesi di Tudor).
La dirigenza non chiede a Spalletti di vincere lo Scudetto subito, ma di fare ciò che gli riesce meglio: dare un’identità di gioco chiara e riconoscibile, valorizzare il materiale tecnico a disposizione (spesso pagato a peso d’oro e non sfruttato) e, soprattutto, costruire un progetto stabile. Si cerca una “nuova normalità”, un percorso di crescita costante che non sia più “tutto o niente”, o Scudetto o fallimento. Il club bianconero vuole uscire dal limbo dell’emergenza continua.
Spalletti, da questo punto di vista, è l’uomo ideale. È un maestro nel plasmare le squadre, nel migliorare i singoli (la dirigenza si aspetta miracoli su Koopmeiners, David e Openda) e nel creare un sistema di gioco che funzioni. La sua missione è dunque duplice: rimettere in sesto una squadra psicologicamente a pezzi per centrare l’obiettivo Champions nell’immediato e, contemporaneamente, gettare le fondamenta perché la Juventus torni a essere una potenza solida e duratura, e non più un cantiere perennemente aperto e “in balia di sé stessa”. La sfida è enorme, ma il tecnico di Certaldo ha la fame giusta per affrontarla.
