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Squadra di Stelle o Spirito di Squadra: Quale Strategia Fa Vincere i Titoli di Serie A?
Nella battaglia per il tricolore, una seconda battaglia è tra correnti di pensiero: è meglio puntare su poche stelle, o coltivare una rosa coesa, equilibrata e basata sulla condivisione?
Una risposta esatta spesso non esiste, e il progetto vincente trova la soluzione nel mezzo, oscillando tra “l’effetto del campione” ed uno più squadra.
Nella stessa storia della Serie A sono molteplici le squadre che hanno fatto del gruppo la propria forza, basti pensare al Napoli dello scorso anno. Altre volte però, sono stati i singoli campioni a fare la differenza e in seguito la storia, trascinando l’intero club alla conquista di titoli e della stessa gloria.
I nostri amici di Nostrabet Italia ci hanno aiutato ad analizzare il dilemma che da anni dilania dirigenti e allenatori.
Il peso delle stelle nelle squadre da scudetto
Che il ruolo del campione sia importante, sebbene non sufficiente, per arrivare a vincere, è un’idea che negli hanni non è mai tramontata. Non è una casualità che le squadre più forti, più seguite e spesso le più avanzate finanziariamente schierino stelle di fama mondiale per vincere campionati e trofei internazionali.
Negli ultimi anni la Serie A ha visto transitare campioni intramontabili come Cristiano Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic, Ronaldinho o Zinedine Zidane, ma anche stelle che qua in Italia sono nate e cresciute, quindi Alex del Piero, Christian Vieri, Paulo Dybala e Lautaro Martinez.
I grandi nomi spesso però non sono abbastanza, e non sono poche le occasioni dove l’inserimento di troppi campioni non è stato accompagnato da un’adeguata integrazione tattica, spesso causa di spaccature interne, dissidi oppure disallineamenti.
La stessa avventura di Ronaldo alla Juventus è stata spesso considerata fallimentare in quanto incapace di portare la tanto desiderata Champions League a Torino, dall’altro accentrando su di sé un intero spogliatoio senza riuscire a continuare la grande era di dominio juventino.
Effetto collettivo: quando la squadra fa la differenza
D’altro canto, il concetto di “squadra che vince” nasce da una mentalità collettiva di un’organizzazione tatticamente unita e robusta, spesso caratterizzata da grande equilibrio difensivo, compattezza e giusta ripartizione delle responsabilità.
Un perfetto esempio è il Napoli 2024-25: una rosa che ha mostrato compattezza e resistenza nonostante la mancanza di stelle nella maggior parte dei reparti. Il risultato è una squadra che ha primeggiato con continuità e che con un gioco pressante ed una identità chiara è riuscita a vincere il suo quarto scudetto di sempre.
Dati e titoli: i modelli alla prova dei fatti
La storia del nostro campionato ci racconta invece di una realtà ciclica, che spesso cambia sponda nel premiare il tatticismo vincente.
Juventus ed Inter ad esempio, storicamente le “franchigie” più ricche di risorse, sono state in grado di costruire attorno a grandi stelle un gruppo che possa da una parte accompagnare questi campioni, senza però svilupparne una dipendenza.
Proprio quest’ultima stagione invece, ha visto trionfare un Napoli che, probabilmente grazie ad una figura già di per sé centrale come Conte, non ha dominato in tutti i reparti, facendo emergere invece giocatori definibili funzionali al sistema.
Non sono infine mancate le stagioni fantasma di squadre tecnicamente eccellenti ma eccessivamente incentrate sui singoli.
In queste situazioni infatti, l’infortunio di un uomo chiave, oppure un organismo squilibrato e che poco si concentra su alternative e sull’adattabilità e sulla presa del sistema-gruppo, possono far emergere debolezze e difficoltà nell’impostare la partita.
Verso un nuovo equilibrio in Serie A
Analizzando infine la situazione attuale del nostro campionato, quello che ci si presenta è un modello definibile “ibrido”: niente “star power”, tantomeno pure coesione all’interno dei club, ma un efficiente mix tra elementi di punta e un struttura più distribuita e collettiva.
Le squadre che hanno come obiettivo stagionale il tricolore, o almeno un posto nell’europa che conta, dovranno quindi concentrarsi su una combinazione di fattori, tra cui selezione mirata delle stelle, investimenti in ambito scouting, e soprattutto avere un allenatore abili nel ruolo di far “funzionare” i singoli nel gruppo.
In futuro ancora di più è probabile che questa “formula del vincente” possa assumere un aspetto ancora più dinamico, con fuoriclasse inseriti in un contesto che si comporti da motore e cuore del gruppo, accompagnando i game-changer a suon d’orchestra.
