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Tudor Comolli, il retroscena di Repubblica: 30 secondi per comunicargli l’esonero. Quando lo ha incrociato alla Continassa gli ha detto…
Tudor Comolli, il retroscena di Repubblica: 30 secondi per comunicargli l’esonero. Quando lo ha incrociato alla Continassa gli ha detto…
Igor Tudor è stato esonerato ieri prima di mezzogiorno. L’epilogo della sua breve e turbolenta avventura sulla panchina della Juventus si è consumato in pochi istanti, con una freddezza che la dice lunga sulla rottura totale tra il tecnico e il club.
L’amministratore delegato, Damien Comolli, lo ha incrociato alla Continassa e gli ha gelidamente riferito la comunicazione. Non c’è stato un vero colloquio, né un confronto: “senza una parola di spiegazione”, in trenta secondi era già tutto finito.
Del resto, Igor se lo aspettava. Sapeva bene dell’irreversibilità della situazione nella quale si stava dibattendo. Era come se fosse finito nelle sabbie mobili: più si agitava, provando a cambiare moduli e uomini, più andava a fondo, trascinando con sé la squadra.
La sua panchina, a conti fatti, l’aveva persa già una settimana prima, a Como. Fu lì che i suoi primi ritocchi tattici, pensati per dare una scossa, non fecero altro che fomentare una “confusione indicibile”. Un caos che è stato poi rilanciato e amplificato dal tourbillon di uomini e posizioni visto all’Olimpico contro la Lazio. Dall’alto dello stadio, l’impressione era netta: la Juve non sembrava una squadra, ma un gruppo disordinato di giocatori disconnessi tra loro, incapaci di trovare un filo logico.
È stato in quel momento, osservando lo sfacelo di Roma, che la dirigenza ha capito. Pur non avendo ancora in mano un sostituto pronto, si è resa conto che concedere a Tudor altro tempo – magari fino alla sosta di novembre, come inizialmente ipotizzato – era un lusso che non poteva più permettersi. Sarebbe stato un azzardo troppo grande, che avrebbe rischiato di far precipitare drammaticamente la situazione oltre il punto di non ritorno.