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Var pensiero: la verità è una sola, non esageriamola

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La novità del Var diminuisce certamente gli errori, ma questo non è “il primo campionato veramente regolare della storia”. Ecco perchè secondo il nostro Luigi Schiffo

La tecnologia Var aiuta ha permesso di evitare molti errori in queste prime 12 giornate di campionato. E’ la verità giustamente sbandierata dal mondo federale-arbitrale che ha introdotto questa novità nel campionato italiano. Bene. Nessuno mette in discussione l’importanza del supporto tecnologico. Ma quello che non deve passare come pensiero unico è: “Con il Var non ci sono più errori, questo è il primo campionato veramente regolare della storia calcistica nazionale”. Non è così per due motivi:

1) Gli errori e le iniquità continuano e continueranno ad esserci, magari cambiando semplicemente causa: non più l’errore umano dell’arbitro che vede/non vede o interpreta/non interpreta o se la sente/non se la sente, ma piuttosto l’errore legato al fatto che in alcuni casi si decide (e questo verbo impersonale andrebbe eliminato perché non sono decisioni dello Spirito Santo) di ricorrere al Var, in altri no. Oppure in circostanze simili se non analoghe, anche con il supporto del Var si arriva a decisioni diametralmente opposte (quindi almeno una è sbagliata…).

2) Gli scudetti non sono determinati dagli errori arbitrali più che dagli errori di giocatori, allenatori e dirigenti. Alla fine vince chi lo merita, componente fortuna compresa nelle sue varie forme (inclusi gli errori arbitrali).

E quindi ammetto di faticare a capire (ma è sicuramente un limite mio) il clima da “crociata per la giustizia” che da più parti si solleva intorno al/alla Var.  Senza dimenticare che in Germania (l’altro Paese che lo sta sperimentando) il responsabile arbitrale del progetto Var è stato destituito e sostituito perché sospettato di aver preso d’autorità decisioni a favore della squadra della sua città. Già proprio dal monitor e non dal campo…Il che significa che la tecnologia non procede per volontà autonoma.

Var alla prova del crush test: Khedira ci va giù pesante e se diventasse un’arma in mano agli allenatori come nella pallavolo?

E allora, bene il/la Var, ma senza inutile enfasi e senza illudersi di arrivare alla perfezione degli arbitraggi. Ribadisco un concetto già espresso in questa rubrica: l’illusione di arrivare all’assenza di errori rischia di avere come prezzo quello che ha denunciato Khedira nei giorni scorsi e cioé «uccidere il calcio», che è fatto di emozioni immediate e travolgenti che non devono essere congelate. Gol? Forse. Rigore? Vediamo. Fuorigioco? Vado alla tv. Fallo prima del gol? Rivediamo l’azione. E con quale ripresa lo rivediamo? Robe da trasmissione tv, più che da arena sportiva.

Adesso arrivano i confronti diretti in testa alla Serie A, ancora non decisivi perché siamo nel girone di andata, ma che sicuramente scalderanno gli animi. Se la Var supererà questo crash-test probabilmente andrà avanti così com’è fino a fine stagione. Altrimenti magari sentiremo sventolare le richieste di cambiamento, magari proprio da coloro che finora sono stati paladini della crociata per la giustizia…

Personalmente penso che, considerato che comunque disparità e polemiche (spostate dal campo al dopo-gara) non possono essere azzerate, per non snaturare gioco, emozioni ed arbitraggio, basterebbe consentire agli allenatori un tot di ricorsi al Var nei 90-95 minuti. Un’arma in più per giocarsi la partita, che resterebbe una partita e non una sequenza cinematografica da scomporre e ricomporre su indicazione della “regia”. Un’arma in più, come la tattica, la preparazione atletica e le motivazioni trasmesse ai giocatori. Un’arma in più che è nelle mani dei protagonisti in campo, che sono quelli senza fischietto, bandierina e monitor. Un’arma in più uguale per tutti, senza doversi chiedere “perché qui sì e qui no?”. Per il resto servirebbe quello che in Italia manca del tutto: lo spirito sportivo di riconoscere il merito di chi vince e il demerito di chi perde. Lo ha detto anche Arrigo Sacchi, che la Juve non l’ha mai allenata ma che ha vinto lo stesso…

LUIGI SCHIFFO

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