Hanno Detto
Damascelli a sorpresa su Tudor: «Ecco perchè si è arrivati all’esonero, è successo questo nello spogliatoio dei bianconeri». Poi dice questo sul suo possibile sostituto

Damascelli, l’analisi spietata dopo l’esonero di Tudor: critica il metodo dell’addio, la dirigenza francese e invoca una rivoluzione interna
Un esonero annunciato, arrivato al culmine di una crisi profonda, ma gestito, secondo Tony Damascelli, nel peggiore (e più classico) stile “fiatino”. Il noto giornalista, nel suo editoriale odierno per Il Giornale, ha commentato senza mezzi termini la situazione in casa Juventus dopo l’addio a Igor Tudor, lanciando un attacco frontale alla dirigenza, rea di aver “tolto l’anima” al club, e allo stesso tecnico croato, accusato di essersi isolato.
Damascelli: un addio “alla Fiat” e la critica a Elkann
Secondo Damascelli, il modo in cui si è arrivati all’esonero di Tudor è emblematico di un certo modus operandi, già visto in passato all’interno del gruppo Exor. Nessuna assunzione di responsabilità diretta, ma un’attesa strategica per poi colpire.
LO STILE FIAT – «Classica situazione fiatina. Ti mando davanti, non mi assumo la responsabilità, aspetto la notte e poi ti giustizio. È già accaduto in passato con grandi dirigenti del gruppo, è accaduto con allenatori, quindi io non sono stupito da questo comportamento.»
Ma la critica più aspra è riservata alla dirigenza francese, guidata da Damien Comolli, e al vertice assoluto del club, John Elkann. Per Damascelli, sono loro i veri responsabili di una gestione che sta snaturando l’identità della Vecchia Signora, rievocando i fantasmi del post-Calciopoli.
L’ATTACCO ALLA DIRIGENZA – «Io pensavo che i francesi ci avessero regalato un momento di grande comicità a Louvre, ma i francesi della Juventus hanno superato tutto questo e portato via l’anima della Juventus. I responsabili sono Comolli, i suoi badanti, Modesto e altri e soprattutto John Elkann perché nel 2006 incaricò un francese dopo Calciopoli, e sappiamo come è andata a finire, assumendosi anche i meriti del nuovo Stadio che appartenevano a Giraudo e Umberto Agnelli.»
Damascelli: non basta cambiare allenatore, serve una rivoluzione
Di fronte a questo quadro, per il giornalista, cambiare semplicemente allenatore non serve a nulla. Che arrivi Spalletti, Palladino o Mancini, i problemi di fondo resteranno gli stessi, fino a quando non ci sarà una vera «rivoluzione all’interno del club». Una rivoluzione che, al momento, non si vede, ma l’imminente CdA del 7 novembre potrebbe portare novità. Damascelli lancia anche una provocazione diretta a Elkann: «Fossi io Elkann non darei a Comolli nessun nuovo incarico dopo questi ultimi avvenimenti».
Damascelli: Tudor contro tutti, anche lo spogliatoio
Infine, l’analisi si sposta su Igor Tudor. Secondo Damascelli, la crisi del tecnico non è nata ieri, ma risale a settembre. Da quel momento, Tudor si sarebbe chiuso «con tutti e contro tutti», isolandosi e perdendo il contatto anche con lo spogliatoio. Una lettura opposta a quella prevalente: non sarebbe stato il gruppo ad abbandonare l’allenatore, ma il contrario.
LA CRISI DI TUDOR – «Tudor è entrato in crisi a settembre. Da quel momento si è chiuso con tutti e contro tutti, compreso lo spogliatoio. Lo spogliatoio non era contro Tudor, Tudor era contro lo spogliatoio».
L’affondo di Damascelli è totale: una Juventus senza anima, guidata da una dirigenza inadeguata e con un allenatore che ha perso la bussola. Un quadro a tinte fosche, che richiede interventi drastici e immediati per evitare un declino che, secondo il giornalista, sembra già iniziato. La palla passa ora alla proprietà: l’Assemblea del 7 novembre dirà molto sul futuro della Vecchia Signora.
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