Conferenza stampa Spalletti pre Bologna Juve: le parole
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Conferenza stampa Spalletti pre Bologna Juve: «Fa piacere sentire la forza di John Elkann. Non mi convincerete a farmi pensare che non riusciremo a superare i nostri limiti. Non andremo più in ritiro»

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Conferenza stampa Spalletti pre Bologna Juve: le sue dichiarazioni alla vigilia del match della 15ª giornata di Serie A 2025/26

(inviato all’Allianz Stadium) – La Juve si appresta ad affrontare un altro crocevia importante della sua stagione contro il Bologna allo Stadio Dall’Ara. Un match che servirà ai bianconeri per riprendere la marcia dopo il ko di Napoli.

Nel giorno di vigilia, Luciano Spalletti interviene in conferenza stampa alle 16 per presentare il match davanti ai media. Juventusnews24 segue LIVE le sue parole.


ELKANN – «Anche se sono arrivato da poco tempo coinvolgo tutta la squadra in questo discorso. Fa piacere sentire la forza e la passione di John Elkann e della famiglia per questo club. Sta a noi dare sostanza e concretezza a questa passione, onorando il passato e costruendo un futuro dello stesso livello o migliore come ci ha detto John Elkann quando è venuto a trovarci».

BREMER, RUGANI E CAMBIO MODULO – «Rugani è già usabile in maniera ridotta, per Bremer per la delicatezza dell’infortunio avuto è uno di quelli che ha questa disponibilità ma si vede che ha ancora bisogno di tempo, bisogna andarci più cauti per non metterlo in difficoltà. Il cambio modulo? Mi stupisco quando sento parlare di schemi in campo, di caselle in campo. Il calcio attuale è un po’ cambiato, non vinci occupando posizioni ma occupando spazi e andando a decidere dove vuoi portare la partita. Questi spazi non sono più tra reparti, si va nel calcio verso la condizione dell’1 contro 1, dell’uomo contro uomo. Bisogna adattarsi a questo calcio qui. Vero che ho idea di mettere la squadra con questo 4-3-3 o 4-2-3-1 e provare a fare qualcosa di diverso ma è solo un discorso di partenza, poi la partita ti condiziona a dover attuare altri moduli dentro al campo nello scorrimento della partita. Non è più come una volta 11 contro 11 e un discorso di squadra, ora è più individuale che metti a disposizione per la squadra».

CONCEICAO PIU’ DECISIVO IN ZONA GOL – «Questa è un po’ la sua evoluzione. Lui deve andare a cercare di rendere più possibili questi risultati qui, quello di fare gol, essere più determinato in fase offensiva. Ha questo spunto micidiale che ti mette poi in condizione di essere in imbarazzo davanti al suo scatto. Dovendo aumentare delle cose, mettiamoci anche un po’ di contrasto, duello, la partita va riempita. Gli abbiamo visto la disponibilità nel fare rincorse e quindi siamo sulla buona strada».

BOLOGNA – «Sta facendo vedere di avere grande qualità, quando gioca vuol decidere le regole. Non han timore di niente, ti indirizza negli spazi che loro vogliono. Per essere bravo a far la partita devi abbattere questi recinti: non devi fare uomo contro uomo ma devi fare l’uomo oltre l’uomo. Loro li hai lì, questa è una complicazione. Loro questa condizione te la obbligano per tutta la partita: se non siamo pronti a questa condizione qui sarà una serata complicata da raccontare».

PIU’ LEGGERI DOPO IL PAFOS – «La personalità è un elemento fondamentale nel calcio. Ma se una volta ce l’aveva chi rischiava la giocata, ora ci vuole questa personalità nell’accettare la partita tutto campo, nell’andare a indirizzarla dove tu vuoi, al di là del gesto tecnico. Ci sono equilibri, bisogna vedere dove dare più forza, dove togliere e dove mettere. La partita va riempita di tutte le cose che esistono nel calcio moderno. Dobbiamo fare passi avanti nella continuità dei duelli, delle corse e rincorse, nel giocare a campo aperto. Fan così: l’Atalanta, la Roma, il Bologna, il Bodo. Fan tutte così, anche il Genoa con De Rossi. Diventa una costante quella di sapersi ritagliare dove voglio andare dentro la velocità, dentro l’anticipazione. Non è una giocata. Per avere un voto sufficiente in pagella basta fare una giocata o un assist, per avere un voto da campioni bisogna stare vicino al pallone e dentro alla squadra per 90′. Una giocata non basta più: se no per 80′ gli altri ti massacrano, ti vengono a stanare se sei inferiorità numerica. O sei di un livello superiore che quella giocata la fai e metti in difficoltà gli avversari, se no è un altro il modo di riempire la partita».

RISOLVERE LE DIFFICOLTA’ DEI PRIMI TEMPI – «Ci sono due tipi di partita dentro la stessa gara: quello del comportamento di squadra e quello che è uno svolgimento di gioco alla situazione che vai a incontrare di carattere individuale. Il gioco di squadra e poi c’è il gioco individuale che può fare la differenza. Se noi questi episodi individuali abbiamo letture che nessuno si aspetta, su questo diventa difficile poter parlare di tattica, di lavoro di squadra, di esercitazione dentro l’allenamento. C’è un limite, dove questo non si può fare e quello non si può fare. Può capitare una o due volte a livello di statistica di squadra, non che spesso poi si mette che questa l’ho interpretata male, mi sento frustrato perché non mi doveva capitare, sono di livello superiore, questa non mi doveva reagire. Siamo disponibili e si fa quello che ci vuole Senza indugi, senza limiti, senza presunzione, senza ruolo, senza tempo, senza il minimo di esitazione. Si va a eseguire il motivo per cui siamo qui».

SI RIVEDE IN ITALIANO – «Mi garberebbe, ho 40 anni di più (ride ndr). Tornare indietro non si può. Da Italiano si può imparare delle cose, è uno dei giovani più forti che abbiamo. L’ho detto a tutti di prendere Italiano quando mi è stato chiesto, non solo al presidente De Laurentiis».

SI ASPETTAVA QUESTE DIFFICOLTA’ – «Non mi convincerete a non aspettarmi grandi cose dai ragazzi, non mi convincerete a farmi pensare che questi limiti non riusciremo a superarli. Ho accettato di venire credendo questo, nel mio lavoro è sempre stata complicata. Ho creduto qualche volta di non farcela nel mio lavoro ma è corretto ragionare così, un allenatore deve essere condizionato in questa ossessione di poter migliorare questa squadra. Lo faccio con un gruppo che ritengo sia corretto usare il dialogo, li vedo interessati e disponibili. Se ci fosse bisogno poi si dialoga anche meno ma va per forza fatto qualcosa in più e van provate anche strade nuove».

HA SENTITO JOHN ELKANN – «Sì ho sentito John Elkann e l’ho anche visto ieri. Ogni tanto mi manda i suoi pensieri e son cose che fan piacere. Nel messaggio di oggi ci vuol mettere dentro un futuro, non una cosa immediata ma noi dobbiamo avere il pensiero di vincere. Quando fai parte di un club di questo livello il tuo pensiero deve andare al massimo del realizzabile, fin quando la matematica non ti condannerà. Stare nella tavola rotonda».

NIENTE RITIRO – «Non andremo più in ritiro, il ritiro non è mai un luogo ma una condizione mentale. Una condizione, un condizionamento. Non si andrà più perché è una fatica maggiore, a voi non sembrerà così ma io lo so bene. Le ho viste tutte le risposte e le strade da percorrere. A ragazzi che vengono dall’estero e hanno mogli con figli, poi da stasera inizia il viaggio, da stamattina il borsone, poi vai là e dalla mattina alla sera pensi alla partita, ogni cosa diventa corrosione per i muscoli, per la testa. Se si ha a che fare con una squadra di bravi ragazzi con la condizione mentale corretta non si va in ritiro. Poi se c’è una condizione diversa in ritiro ci va sempre, chi veste la maglia della Juventus sa di essere in ritiro sempre. Chi fa questo sport sa che è un privilegiato, anche chi commenta. Poi bisogna fare le cose in maniera corretta. È giusto essere tutti liberi a fare il lavoro che facciamo».

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