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Aldo Serena ritorna sulla frase “velenosa” dell’avvocato Agnelli: «Un po’ ingiusta tanto che il giorno dopo mi chiamò Boniperti e mi disse…»

Aldo Serena ritorna sulla frase velenosa dell’avvocato Agnelli: le dichiarazioni dell’ex attaccante bianconero
Un bomber di razza, un gigante dell’area di rigore che ha segnato un’epoca del calcio italiano, vincendo lo scudetto con tre maglie diverse: Juventus, Inter e Milan. Aldo Serena è stato molto più di un semplice attaccante: è stato un protagonista assoluto degli anni ’80 e ’90, un uomo la cui carriera è un romanzo ricco di aneddoti, trionfi e cadute dolorose.
Dalla celebre, velenosa battuta dell’Avvocato Agnelli (“Serena è forte dalla cintola in su”) al rigore che gli ha spezzato un sogno a Italia ’90, passando per trattative di mercato surreali e feste leggendarie nella “Milano da bere”, la sua è la storia di un calcio che non c’è più, raccontata con la schiettezza e l’ironia di chi l’ha vissuta fino in fondo. Oggi, a 65 anni, l’ex centravanti si racconta in una lunga e affascinante intervista a La Gazzetta dello Sport, un viaggio tra i ricordi che parte da una promessa mancata a sua nonna e arriva a un attacco di panico che ha segnato la sua vita.
LA FRASE “VELENOSA” DELL’AVVOCATO AGNELLI – «Una frase un po’ velenosa e ingiusta, tanto che il giorno dopo mi chiamò Giampiero Boniperti: “Aldo, ho appena sentito l’Avvocato e gli ho detto che non doveva dire questa cosa perché con te abbiamo trovato l’erede di Bettega”. Qualche partita dopo, l’Avvocato, al microfono della Rai, disse: “Non pensavo che Serena fosse tanto forte”. E cominciò a telefonarmi all’alba, tra le 5.30 e le 6, come capitava a tanti».
LA TRATTATIVA CON L’INTER E IL CONCERTO DI SPRINGSTEEN – «Mi chiama Ernesto Pellegrini, il presidente dell’Inter: “Serena, le devo parlare, venga da me la sera del 21 giugno”. E io: “Presidente, la sera del 21 non posso, facciamo un altro giorno, la prego”. E lui: “No, ho l’agenda piena, ho un buco soltanto lì. Perché non può?”. Ancora io: “Perché ho i biglietti per il concerto di Bruce Springsteen a San Siro”. Pellegrini mi dice di andare lo stesso a casa sua, verso mezzanotte. Così esco prima e mi dirigo a casa Pellegrini. Parcheggiata la macchina, mentre mi cambio i vestiti perché sono sudato, da un cespuglio spuntano due giornalisti. Salgo e Pellegrini mi annuncia la cessione alla Juve. Scendo e vengo torchiato dai due cronisti».
IL RAPPORTO CON GALLIANI – «Con Adriano Galliani, l’ad, meno. Anni dopo chiamò in diretta a Controcampo, per contestare con toni arrabbiati una critica che avevo mosso. Disse che non mi avrebbe più fatto entrare a San Siro, io rimasi tranquillo e a San Siro entrai come sempre».
IL RIGORE SBAGLIATO A ITALIA ’90 – «Mai stato un rigorista. Finiti i supplementari, a Napoli, mi butto per terra e spero che non mi tocchi. Poi Vicini, il ct, mi punta: “Aldo, mancano due tiratori. Te la senti?”. Risposta: “Mister, faccia un altro giro e nel caso ritorni da me”. Vicini si ripresenta, io gli dico di sì ed entro in trance. Mi alzo e sento le gambe dure, di marmo. Quando mi incammino verso il dischetto, la porta diventa sempre più piccola e il portiere (Goycochea, ndr) sempre più grande. Sono ai limiti dell’attacco di panico, ho paura di angolare troppo il tiro e non lo angolo abbastanza, il portiere para. Buio totale».
LA GAFFE CON LA FIGLIA DI SACCHI – «Italia-Irlanda, mi siedo in tribuna vicino a due ragazze bionde che mi sembrano americane. L’Italia va in svantaggio e io da tifoso invesco contro il ct perché voglio che faccia entrare Nicola. Finita la partita, una delle due mi chiede: “Scusa, posso passare?”. E io: “Ah, sei italiana!”. E lei: “Sono Federica Sacchi, la figlia del ct”. Sprofondo in un abisso».
