Hanno Detto
Borghi all’attacco: «Il gruppo Juve dia risposte sul piano della personalità, oggi manca e lo si nota soprattutto se si considera questo aspetto»

Borghi analizza la crisi del gruppo: il problema della personalità non nasce oggi ma è un difetto cronico che Spalletti ha ereditato
La Juventus di Luciano Spalletti sta lavorando intensamente alla Continassa per trovare la “chiave giusta” e raddrizzare la stagione. Il tecnico, che sta testando il passaggio al 4-3-3, cerca soluzioni tattiche, ma il problema della Vecchia Signora, reduce da due pareggi consecutivi (contro Sporting Lisbona e Torino), potrebbe essere più profondo e radicato. A lanciare l’allarme è il giornalista Stefano Borghi, che, intervenendo sul suo canale YouTube, ha individuato nella mancanza di personalità del gruppo il vero tallone d’Achille della squadra.
Secondo l’analisi di Borghi, non si tratta di un problema recente, ma di una carenza strutturale che la Juventus si trascina da anni, ben prima dell’arrivo di Luciano Spalletti. L’opinionista ha tracciato una linea storica che attraversa diverse gestioni tecniche.
UN PROBLEMA INCISIVO – «Credo che la personalità proprio del gruppo Juve sia stato un qualcosa di incisivo, ma non solo nella situazione quest’anno di Tudor, ma anche in quella precedente con Thiago Motta e forse anche addirittura nel secondo ciclo di Allegri.»
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Juventus, la critica di Borghi: “Troppi capitani, nessun leader”
L’analisi di Borghi si sofferma su un dato evidente: la difficoltà cronica di questo gruppo di trovare una guida carismatica e costante in campo, un leader capace di trascinare la squadra nei momenti di difficoltà.
MANCANZA DI LEADER – «È un gruppo che sul piano della personalità deve dare delle risposte, deve crescere, lo dimostra anche il fatto che che ci siano sempre tanti capitani diversi che fatichino ad emergere dei leader su basi continuate.»
Le parole del giornalista suonano come un monito per la Juventus attuale. Spalletti ha portato “aria nuova”, sta cercando di “riaccendere” giocatori chiave come Khéphren Thuram (che “stravede” per lui) e ha ribadito la centralità di talenti come Kenan Yildiz (nonostante le difficoltà sul rinnovo). Tuttavia, il lavoro del tecnico rischia di scontrarsi con un limite caratteriale che i suoi predecessori (Tudor, Motta e Allegri) hanno già sperimentato. La Vecchia Signora ha bisogno che i suoi giocatori facciano uno scatto mentale, trovando quella personalità che è mancata troppo spesso nelle ultime stagioni.
