Hanno Detto
Caldara: «Contro la Juve delle finali di Champions faticavi ad arrivare in porta. Il mio più grande rimpianto è non aver ascoltato quel consiglio di Chiellini»

Caldara: «Contro la Juve delle finali di Champions faticavi ad arrivare in porta. Il mio più grande rimpianto è non aver ascoltato quel consiglio di Chiellini»». Le parole
Mattia Caldara, ex difensore di recente ritiratosi, ha parlato al podcast Centrocampo rivelando tanti aneddoti sulla Juventus.
OFFERTA JUVE – «A dicembre (2016, ndr) è arrivata la chiamata della Juventus. Il procuratore mi disse che c’erano molte squadre interessate, ma la Juventus era quella che aveva fatto l’offerta più concreta. Poi l’Atalanta in quel momento era all’inizio del ciclo, stava per vendere Gagliardini all’Inter, ed il mio procuratore mi disse ‘la Juventus non ti vuol prendere subito, ti vuol tenere un anno e mezzo in prestito all’Atalanta.’ Quando mi ha detto quelle cose, ho pensato potesse essere la scelta migliore. Firmo con la Juve e resto poi a Bergamo un anno e mezzo. Lì ha cominciato a diventare diverso: mi fermavano persone per fare le foto e mi rendevo conto che iniziavano a guardarmi, cosa che fino a 5-6 mesi prima non accadeva affatto. Era cambiato tutto, e l’esser rimasto un anno e mezzo all’Atalanta mi è servito molto».
REAZIONE – «Sono molto onesto, sono una persona non apatica ma sentimentalmente sono molto freddo. Sia che faccio prendere gol alla squadra o succede una cosa importante come ricevere la chiamata della Juve, nel momento sto male, ma se mi guardi il giorno dopo è la stessa cosa. Le vivo fortemente per poco tempo ma poi sono sempre la stessa persona di prima, nel bene e nel male sono così. La chiamata della Juve mi ha influenzato per un giorno, ma poi è tornato tutto alla normalità. Sicuramente è un premio per me e la mia famiglia, con la Juve che ti vuole comprare, non posso negare sia stato molto importante»
EREDE DELLA BBC – «Presentato come un possibile erede della BBC? Si, ma quella Juventus per me vista da fuori sembrava davvero inarrivabile. Quando ci giocavi contro facevi fatica ad arrivare in porta. Era una squadra fortissima, è arrivata anche in finale di Champions League due volte, era nella top tre europea per me. L’avermi lasciato in prestito all’Atalanta mi ha fatto stare più sereno, l’ho vista in maniera più tranquilla e graduale, che poi arrivavo là essendo più pronto con un anno e mezzo di Serie A alle spalle».
ALLENAMENTI – «Allenamenti? Mi ricordo che c’era Pjanic che non sbagliava un passaggio, Cancelo con velocità e qualità nel palleggio fuori di testa. Poi c’erano Chiellini, Barzagli; non avrei voluto allenarmi per guardare come si allenavano loro perché imparavo di più. Era una roba quasi maniacale su come mettevano il corpo, sporcavano le palle agli avversari. Ho pensato molte volte di stare fermo a guardarli per imparare cose di un livello nettamente superiore. Fisicamente erano grossi, e se beccavano un attaccante un po’ più veloce, appena si avvicinavano alla palla lo ribaltavano. Quando ci giochi vicino, queste cose le noti ma devi stare più attento a cosa devi fare. Quando sei fuori le noti molto meglio e capisci come bisogna posizionarsi per replicarli».
RIMPIANTO – «Rugani-Caldara difesa del futuro? Io ho fatto tre partite con la Juventus nella tournée negli USA, e ti devo dire che non ero ai livelli a cui ero all’inizio dell’esperienza con l’Atalanta ma non mi sentivo nemmeno come loro; sentivo, però, che potevo migliorare tanto. Anche come dicevo nella lettera, avrei dovuto essere più forte mentalmente e caratterialmente, resistendo anche per un anno o sei mesi senza giocare. Giorgio (Chiellini, ndr) mi dava tanti consigli e mi ha sempre suggerito di restare, ma non l’ho ascoltato. Quello è stato il rimpianto più grande della mia vita. Sono stato proprio scarso caratterialmente ed ho sbagliato in pieno, come se non avessi ascoltato l’idolo di sempre».
MANDZUKIC – «Tra i più tosti che ho dovuto marcare, dico sempre Mandzukic. Mario mi ammazzava mentalmente ed era una roba incredibile. Era un attaccante che ragionava da difensore. Mandzukic su qualsiasi pallone era difficile da anticipare. Per sporcargli il pallone dovevi fare un intervento incredibile, e questa roba mentalmente mi ammazzava. Ero abituato a fare un anticipo e ripartire, cosa che riuscivo a fare bene o male con tutti. Con Higuain, per esempio, ci riuscivo tranquillamente e speravo di beccare lui in allenamento, ma con Mandzukic non riuscivo mai ad anticiparlo e ripartire. Era tutto ossa, mi facevo sempre male nel cercare di anticiparlo, lui di testa le prendeva davvero tutte».
Leggi anche: Spalletti Italiano, scintille durante Bologna Juve: «Da solo non ce la fa…?». Tutti i retroscena di Bordocam
