De Ceglie non ha dubbi: «I risultati parlano chiaro»
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De Ceglie non ha dubbi sulla realtà della Juventus: «I risultati parlano chiaro, è cambiato tutto». Il retroscena su Agnelli

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De Ceglie riflette sul legame tra Juventus e vittoria. L’ex difensore analizza il ruolo di Andrea Agnelli e le sfide della ricostruzione societaria nel 2026

L’ex terzino della Juventus, Paolo De Ceglie, è intervenuto al canale YouTube Centrocampo per condividere riflessioni profonde sul suo passato in bianconero e sull’attuale fase di transizione del club. Secondo De Ceglie, vestire la maglia della Juventus comporta un’ambizione naturale e necessaria: il raggiungimento del massimo livello attraverso la conquista di trofei. Per un calciatore cresciuto nel vivaio torinese, il percorso in prima squadra non può considerarsi completo senza vittorie, poiché a Torino il successo non è un’eccezione ma una naturale conseguenza del lavoro quotidiano.

De Ceglie e il modello operativo di Andrea Agnelli

Un punto centrale dell’analisi di De Ceglie riguarda la figura di Andrea Agnelli, descritto come un leader estremamente presente e protagonista assoluto di un decennio di trionfi.

L’ex difensore ha ricordato come l’ex presidente vivesse il club quotidianamente, partecipando a ogni allenamento e condividendo ogni momento con la squadra. Questa operatività costante di Agnelli, unita a una visione lungimirante a 360 gradi, ha permesso di costruire un rapporto unico tra la dirigenza e i calciatori, elemento fondamentale per i successi ottenuti sul campo. Guardando al presente, De Ceglie ha evidenziato come i risultati attuali riflettano un cambiamento radicale che ha investito ogni livello dell’organigramma bianconero.

PAROLE«Mi ha lasciato il pensiero e l’obiettivo di dire non posso fare un percorso in questa squadra senza poi portare a casa dei trofei o delle vittorie. Se non vinci alla Juve, è come se non ci avessi giocato, cioè non ha senso giocare nella Juve senza provare a vincere. Sono due cose che vanno di pari passo. Con lui avevamo un rapporto unico, è sicuramente un presidente che è stato lungimirante a 360° all’interno della società e che è stato protagonista assoluto di di quel decennio, se non di più. Tutta la dirigenza viveva lì tutti i giorni, c’era il quotidiano, quindi sicuramente avevamo un rapporto con Andrea Agnelli. Era straoperativo lui, come tutti: si viveva insieme, si condivideva insieme. Dico che i risultati parlano chiaro, quindi dall’altra parte se se faccio un pensiero su oggi è chiaro che tu ti sei ritrovato a cambiare in tutti questi ruoli societari. Non è solo finito un ciclo di giocatori, ma è cambiato il presidente, è cambiato il direttore e quindi la Juve ha cambiato tutto praticamente. E soprattutto figure che non sono sostituibili: come dicevo prima, certe figure sia da un punto di vista di legame alla Juve, quindi di Juventinità, sia da un punto di vista operativo, di livello, di qualità, non sono facili da sostituire. Quando ti ritrovi nel giro di pochi anni, di poco tempo, a dover sostituire tutto, a cambiare tutto, è complicato, è complesso».

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