Del Piero: «Vialli, Juve, Fiorentina e la Champions: dico tutto»
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Del Piero: «Vialli, Juve, Fiorentina e la Champions: dico tutto»

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Del Piero: «Vialli, Juve, Fiorentina e la Champions: dico tutto». Le parole dell’ex capitano a Sky Calciomercato l’Originale

Del Piero a Sky Calciomercato l’Originale ha parlato di Vialli, scomparso oggi all’età di 58 anni.

Le parole dell’ex capitano della Juve.

VIALLI – «In questi momenti non è che mi trovi molto a mio agio a parlare. E’ stato indubbiamente insieme a Roberto Baggio i due esempi più importanti quando sono arrivato alla Juventus ricca di tanti campioni, ma loro due, arrivando da quello che avevano fatto prima vincendo la Coppa Uefa e da quello che rappresentavano per la nazionale e gli attaccanti, il numero 9 e 10 in eccellenza. Sono stati enormi per me. Luca poi è diventato il mio capitano, mi piace ricordarlo così e così lo chiamavo sempre, anche ultimamente. Lo è stato sul campo, fuori dal campo. Lo è stato la prima volta quando facevamo doppie sedute, io aggregato in prima squadra mi ha aiutato a mangiare con tutti a Torino. Una voce rassicurante, una voce decisa. Un personaggio che ispirava fiducia, carisma, determinazione, voglia di mettere il petto in fuori e affrontare ogni tipo di sfida. Penso sia stata una delle cose che mi ha colpito più per uno che l’ha visto fino ad un mese prima segnar e vincere con la mia squadra del cuore, poi a 18 anni mi sono trovato lì ad allenarmi insieme, mi sembrava assurdo per tanti aspetti. Lui insieme a tanti altri compagni sono stati un esempio incredibile per quello che è stato il prosieguo di quegli anni passati insieme toccati dalle vittorie più entusiasmanti, come lo scudetto che tornava dopo 9 anni e soprattutto la Champions League».

BAGGIO E VIALLI – «Non sono mati stato rivale di Roberto, ero troppo giovane. Lo sono diventato per forza di cose. Dopo lo scudetto Roberto e la Juve si sono lasciato. Ho raccolto l’eredità di Roberto, non sono mai stato un rivale, non ero all’altezza a 18-19 anni di quello che aveva fatto Roberto. Luca questo lo percepiva, era un ragazzo molto sensibile agli umori, agli sguardi- E come tramandava la sicurezza nei propri mezzi, trasmetteva anche le sue paure, proprio per condividerle. Una delle cose più belle che ha fatto in quegli anni – e credo in tutta la sua carriera – era aggregare le persone, riuscire a renderle unite davanti alle proprie paure, gioie, sconfitte. Io sono sempre stato trattato come uno degli altri, nonostante fossi il più giovane».

VITTORIA IN RIMONTA CON LA FIORENTINA – «Quella è la partita simbolo del nostro anno e per la Juventus. Affrontiamo la Fiorentina prima in classifica, siamo due a zero sotto dopo aver dominato la partita. Siamo a 15 minuti dalla fine e siamo sotto contro una Fiorentina incredibile con Batistuta, Baiano, Rui Costa. Ci ha dato la consapevolezza di poter vincere ogni partita contro chiunque. Rimontare 3 gol in 15 minuti capita raramente, se lo fai vuol dire che ci credi fino in fondo. Forse ho segnato il mio gol più bello. Ci sono prima due gol di Gianluca. Ho due immagini in testa. La prima dopo il 2-2 in cui cerchiamo di buttare giù Gianluca. Lui con 3 di noi addosso ci porta a metà campo per dire di andare a vincerla. Poi dopo il gol che vado ad esultare e lo trovo lì ad esultare con me. Non capivamo niente, quel momento era talmente emotivo che ci ha lasciato qualcosa di molto forte che ci ha permesso di schiacciare sempre l’acceleratore sempre, a palla, come era nella sua mentalità Quella rimonta è partita da lui, dal suo atteggiamento, dalla sua carica, dalla voglia di non mollare mai, dai suoi gol, dal suo carisma. Significa tanto per un giovane di 19 anni come me che in un primo momento aveva negli occhi questo gol qui. Fare gol all’ultimo minuto di una partita così te la godi grande. Poi col passare del tempo vedi i momenti che prima non ti accorgevi».

TRIDENTE CON RAVANELLI – «La mentalità è stata costruita nel corso dell’anno precedente quando il mister decise con Luca e gli altri di giocarci tutte le carte e giocare in attacco. Richiedeva tantissimo sacrificio da parte di noi tre attaccanti e centrocampisti, la squadra doveva rimanere molto corta. Luca è stato sempre il primo, non si è mai tirato indietro nella corsa».

LA FINALE CON L’AJAX – «Più passavano i minuti e più la fatica arrivava. Io ero più adibito alla fascia sinistra, Padovano e prima Ravanelli a destra e Luca centrale. Il tridente fondamentalmente era così. Quando il leader era il primo a correre, picchiare, dare tutto se stesso è facile andargli dietro».

IL RIGORE NON TIRATO DA VIALLI IN FINALE – «E’ stato sempre onesto in campo e fuori. Sapeva i suoi limiti, il calcio di rigore non era la sua forza, una cosa che forse non gli piaceva neanche. Se c’era possibilità di non batterlo, non lo batteva. Credo che quella finale, come spesso lui ha ricordato, ha pensato tanto in quei momenti ai rigori a quella prima disputata 4 anni prima con la Samp che gli era sfuggita. In quei momenti il discorso è molto emotivo. Andare ai rigori è poca tecnica e tanto sangue freddo. Poi possiamo fare i discorsi che vogliamo, in realtà è un momento molto delicato, unico e devi fare del tuo meglio, essere lucido il più possibile, avere fiducia nel tuo portiere e negli altri».

IL VIDEO DEL 20 MARZO 1996 – «Me lo ricordavo. Quello che mi piace ricordare è la sua voglia di sdrammatizzare, divertirsi, essere felice di fronte ai momenti più drammatici. Quella coppa per noi è stato un cammino straordinario, unico. A fine partita dopo il gol contro lo Steaua disse davanti agli altri “se Ale prende palla lì non serve più attaccare il primo palo”. Poi in disparte mi ha detto “hai fatto un gran gol”. Questo era Gianluca. Mi ha fatto ridere anche lì, in questo era unico, a saper strappare un sorriso nei momenti di tensione, una cosa fondamentale in determinati momenti del campionato e delle partite».

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