Di Maria Juve: le tappe della stagione del Fideo a Torino
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Dentro la stagione di Di Maria: il Mondiale di mezzo, l’Europa League, gli infortuni. Le tappe del Fideo alla Juve

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Di Maria Juve: le tappe della stagione in bianconero dell’argentino. Dentro la sua annata a Torino tra Mondiale, Europa League e infortuni

Dopo una rottura, come nelle più classiche storie d’amore, non serve capire cosa ha funzionato e cosa no, i perché della separazione: a volte conta di più ripercorrere tutte le tappe vissute durante il viaggio. E così, traslato a sfondo calcistico, è anche per Angel Di Maria e la Juventus: un matrimonio durato un anno, tra alti e bassi, quest’ultimi parecchi. «Sono giunto alla fine di una tappa difficile e complicata. Me ne vado con la tranquillità di chi ha dato tutto per aiutare il club a continuare a vincere titoli, ma non è stato possibile. Me ne vado con il sapore amaro di non esserci riuscito, ma con la felicità di portare con me molti amici di questo meraviglioso spogliatoio del quale ho fatto parte» ha scritto a cuore aperto il Fideo nella sua lettera social. Se ne va dopo 40 presenze, 8 gol e 7 assist, una semifinale di Europa League e una di Coppa Italia, e in una stagione certamente tra le più complicate nella storia recente della Juventus, in virtù di quanto successo extra-campo tra sentenze e penalizzazione. Se ne va dopo che il suo contratto, in scadenza il 30 giugno, non è stato rinnovato: età, costi, rendimento poco soddisfacente. Tutti fattori che hanno portato alla separazione con l’argentino. Ma ecco il viaggio dentro alla sua stagione a Torino: come detto, tra alti e bassi.

L’attesa prima del sì

Si è fatto attendere diverse settimane Di Maria prima di dare il suo sì definitivo alla Juventus. Via a parametro zero dal Psg, il Fideo aveva sul piatto diverse proposte: i bianconeri appunto, ma anche il Barcellona e il suggestivo (e romantico) rientro anticipato nel suo Rosario Central. Dalla sua vacanza post stagione, alla fine, Angel ha dato la sua parole alla Juve, scegliendo così Torino per proseguire la sua carriera. E alla sua conferenza stampa di presentazione si è visto un giocatore dallo spessore diverso, fuori dal comune: qualche sorriso sì, ma soprattutto concentrazione, umiltà, ambizione di chi ha vinto tanto, tantissimo, ma ha ancora la fame giusta. Un piccolo tassello non era incasellato bene però: la durata del suo percorso in bianconero. Un anno di contratto, è vero, ma c’era un sentore che quel percorso sarebbe potuto durare una stagione in più. Una sensazione iniziale, andata lentamente a sfumare con il passare dei mesi.

La prima (da sogno) all’Allianz Stadium

La ‘prima volta’ ufficiale di Di Maria con la maglia della Juventus è stata davvero indimenticabile. Juve-Sassuolo, 15 agosto 2022. L’argentino ha inaugurato la sua stagione scrivendo subito il suo nome nella casella dei gol e degli assist: è stato suo, infatti, il primo sigillo del campionato bianconero, oltre ad un invito a nozze trasformato poi da Vlahovic. Per dire che le aspettative erano certamente altissime dopo un inizio del genere…

Pre-Mondiale tra infortuni, scarso rendimento e una squalifica

Quella luce abbagliante, vistasi contro il Sassuolo, ha illuminato solamente rarissime volte prima del Mondiale. Tant’è che c’era chi iniziava a storcere il naso per come, Di Maria, si pensava stesse unicamente pensando alla vetrina di Qatar 2022. 3 assist in Juve-Maccabi Haifa di Champions League come punto più alto dopo il 15 agosto sopra citato, poi tante cadute: gli infortuni (saltate 9 partite su 18 per problemi fisici), l’espulsione contro il Monza per fallo di reazione su Izzo che gli è costato due giornate di squalifica, un rendimento deludente quando è entrato in campo che non ha aiutato la Juventus né in campionato né in Champions League.

Il Mondiale per rilanciarsi

E il Di Maria visto in Qatar ha ricordato quello dei tempi migliori. 90 minuti all’esordio con la sua Argentina nel KO con l’Arabia Saudita, poi 69 nel 2-0 al Messico e 59 contro la Polonia, anche qui 2-0. Angel ha poi saltato sia gli ottavi contro l’Australia, sia la semifinale contro la Croazia, intervallando 8 minuti nel secondo tempo supplementare dei quarti con l’Olanda. In finale, però, la sua miglior prestazione: 64 minuti di alta classe contro la Francia, conditi da un gol a suggellare un perfetto contropiede. Poi l’uscita dal campo, le lacrime in panchina, l’esplosione incontrollata dopo la vittoria ai rigori del titolo Mondiale.

La luce (anche alla Juventus) post Mondiale

L’euforia Albiceleste Di Maria se l’è portata con sé anche a Torino. Forse la fotografia più bella, che i tifosi si potranno cullare dentro di loro della sua avventura alla Juventus, è il periodo a cavallo tra gennaio, febbraio e inizio marzo. Due mesi e mezzo in cui Angel ha letteralmente preso per mano la squadra, sprofondata psicologicamente dalla prima sentenza del -15. 7 gol e 3 assist tra campionato ed Europa League (3 gol al Nantes, uno al Friburgo, uno a Napoli, Atalanta e Spezia), apporto fondamentale alla Vecchia Signora in un momento delicato, cruciale. Lì dove serviva il campione, ha risposto presente.

La miglior versione del Fideo: Nantes-Juve

Se c’è una cartolina simbolo del suo anno alla Juventus, non può che essere Nantes-Juve. 23 febbraio 2023, ritorno degli spareggi di Europa League. Allegri e i suoi ripartivano dal deludente 1-1 maturato all’Allianz Stadium: serviva ribaltare il risultato, mai semplice in terra francese. Ma ci ha pensato Di Maria, estraendo dal cilindro una clamorosa tripletta: il primo gol disegnato dalla mano di un pittore, sinistro a giro da lontanissimo che ha sorpreso Lafont. Poi la freddezza da calcio di rigore e il tris che ha riscritto la qualificazione per i bianconeri.

Nuovo calo sul finire della stagione

La chiusura di stagione di Di Maria è stata un po’ uno specchio dell’incipit. Molto, molto complicata. Non a livello di infortuni questa volta, bensì senza traccia. Angel non è riuscito a dare continuità a quanto fatto nei primi mesi del 2023, finendo per sparire dai tabellini per gol e assist. Dopo quell’exploit, infatti, 0 reti e 0 assist da metà marzo fino a fine stagione (annullata la gioia finale contro il Napoli allo Stadium), contando Europa League (Sporting e Siviglia), campionato e tutto il cammino in Coppa Italia. Ecco, forse è mancato lì l’ex Psg, nel momento più importante, quando la Juventus si giocava l’accesso alle finali delle due competizioni e una rincorsa, seppur difficoltosa, ai primi quattro posti in Serie A.

L’eredità lasciata ai più giovani

Ma aver condiviso lo spogliatoio con uno dei giocatori più forti, rappresentativi, talentuosi del calcio moderno è l’eredità più grande lasciata a chi ha condiviso con lui tanti momenti quest’anno. Soprattutto i più giovani, che in tutti questi mesi hanno appreso giorno dopo giorno i suoi segreti, rubandogli magari qualche movimento e ascoltando qualche prezioso consiglio per migliorare. «Fa un altro sport – ha detto Manuel Locatelli -. Angel è l’esempio del campione. È un fenomeno, ha vinto tutto quello che poteva vincere e si è presentato da noi in allenamento come la persona più umile del mondo. Queste sono cose che ti rimangono dentro, questa è la differenza fra un campione e uno che fa il fenomeno». Poi Soulé: «Cerco di guardare ogni dettaglio di Ángel, che è mancino e gioca nella mia posizione. È eccezionale. Ammiro tutto di lui. Come lui conduce la palla, la qualità che ha, come calcia, la sua testa. Mi ha spiegato come colpire la palla quando dribblo. Piano piano sto imparando». O anche Fagioli: «Non c’è da pensare con lui, si vede in campo. È un fenomeno, è di un’altra categoria. Non vedo l’ora di dargli la palla che fa qualcosa di eccezionale. Anche fuori dal campo è una persona fantastica». Insomma, una traccia che gli ha aiutati certamente a crescere.

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