ALLENAMENTI – «Come cambiano gli allenamenti? Siamo di fronte a professionisti che certamente avranno mantenuto un minimo di preparazione fisica nelle proprie case con tapis roulant, bilancieri, elastici, manubri, macchine polivalenti e così via. Dunque non sarebbe come riprendere quasi da zero dopo le vacanze estive». 

RITORNO IN CONDIZIONE – «Allora le squadre erano già quasi a un rendimento ottimale, ma i giocatori non avevano un’intera stagione nelle gambe, quindi erano più freschi e meno acciaccati che a fine stagione. Credo che un mese di lavori mirati sarebbe sufficiente per tornare al top».

ALLENAMENTI SPECIFICI – «Sul lavoro specifico, con la palla, sul campo, curando la velocità e la resistenza applicata al calcio, quindi scatti, cambi di direzione, decelerazioni e così via. Poi bisognerebbe rispolverare la tecnica, che non è certo andata perduta ma va risvegliata con esercizi ad hoc. Infine naturalmente ci sono i risvolti tattici».

RECUPERO – «Chi è stato contagiato? Il recupero in quei casi diventa più lungo e complicato, molto peggio che dopo lo stop estivo perché qui l’organismo ha subìto un’aggressione e l’ha dovuta combattere. I tempi per questi giocatori? Certo e potrebbero arrivare anche a due mesi. Sarebbe una ripresa più graduale e generale, perché durante la positività è mancato il lavoro atletico di mantenimento e il fisico è uscito debilitato dal virus. La preparazione e il ritorno al top sarebbero molto soggettivi e legati alle risorse rimaste nell’atleta dopo la malattia».