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Juve sempre più appetibile: non solo Tether, negli scorsi mesi si è vociferato anche di potenziali acquirenti dal Medio Oriente! La rivelazione

Juve sempre più appetibile, l’interesse crescente dei mercati esteri e le sirene arabe respinte dalla chiusura netta di Exor. La rivelazione
Il brand Juventus è tornato a brillare di luce propria nel firmamento dell’economia sportiva globale, recuperando quel fascino magnetico che sembrava essersi leggermente appannato nelle scorse stagioni. L’ufficializzazione della partnership con un colosso come Tether non è stato un fulmine a ciel sereno, bensì la certificazione di un lavoro di ricostruzione dell’immagine societaria che sta dando i suoi frutti. Secondo quanto analizzato approfonditamente dalle colonne della Gazzetta dello Sport, la Vecchia Signora è diventata un asset estremamente desiderabile per investitori di ogni latitudine, attirati dalla solidità ritrovata e da una prospettiva di crescita a lungo termine. Tuttavia, dietro questo rinnovato appeal commerciale si nasconde una dinamica più profonda che riguarda l’assetto proprietario del club.
L’interesse attorno alla società bianconera non si è limitato alle sponsorizzazioni. Nei mesi scorsi, infatti, i corridoi della finanza internazionale hanno risuonato di voci insistenti riguardanti potenziali acquirenti provenienti dal Medio Oriente. Si è parlato di fondi sovrani e di cordate pronte a mettere sul piatto cifre astronomiche per rilevare la maggioranza del club. La tentazione di cedere alle lusinghe dei petrodollari avrebbe potuto far vacillare chiunque, specialmente in un momento storico in cui la gestione di un club di calcio comporta oneri finanziari pesantissimi. Eppure, la risposta che è arrivata dai vertici di Exor è stata di una freddezza glaciale e definitiva.
John Elkann ha sempre tagliato corto di fronte a qualsiasi ipotesi di cessione, erigendo un muro invalicabile. La posizione della famiglia Agnelli-Elkann è stata ribadita con fermezza: la Juventus non è in vendita. Non si è trattato di una semplice smentita di rito, ma di una presa di posizione strategica e affettiva. La proprietà considera il club non come un semplice asset da valorizzare e rivendere al miglior offerente, ma come un patrimonio identitario da difendere e rilanciare. Il rifiuto alle sirene mediorientali è la prova più tangibile della volontà di continuare a scrivere la storia in prima persona, senza delegare il futuro a terzi.
Questa chiusura netta ha paradossalmente aumentato il valore percepito del club. Il fatto che la Juventus resti saldamente nelle mani della sua storica proprietà trasmette un messaggio di stabilità e forza.
