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La nuova Juve di Spalletti ha fretta di riorganizzarsi, ma il tempo stringe

La Juventus di Luciano Spalletti entra in una fase che impone due dogmi: rapidità decisionale e capacità di adattamento. La necessità di riorganizzarsi nasce dalla scelta di introdurre un modulo nuovo, centrato sulla difesa a quattro e su una gestione più sapiente degli spazi. La pausa Nazionali assume un peso determinante, perché offre l’unica finestra utile per sperimentare degli assetti alternativi prima del 22 novembre, data che segna il ritorno in campo contro la Fiorentina. Questo intervallo permetterà al tecnico di verificare il grado di assimilazione delle idee dei propri uomini, e di valutare quanto la squadra riesca a sostenere ritmi e principi tattici diversi rispetto alla gestione Tudor. Il calendario concede poco tempo, e impone una scaletta fitta di prove e di (presumibili) aggiustamenti in corsa.
Si inizia dalla difesa e dagli esterni
La prima zona d’intervento riguarda il reparto difensivo. La linea a quattro rappresenta un cambiamento radicale per un gruppo abituato ad un’impostazione più prudente, ma è la base dalla quale ripartire per aumentare la copertura degli spazi e l’efficacia in campo. La difesa a 4, d’altronde, viene considerata al momento come la soluzione migliore per puntare in alto. Le quote scudetto di oggi non vedono la Juve come principale candidata alla vittoria, ma i bianconeri sono lì, a pochi punti dalla vetta, e il campionato è ancora lungo. In sintesi, c’è spazio per giocarsela, ma tutto deve partire da una “rivoluzione intelligente”.
Bremer diventa il fulcro del nuovo assetto, grazie ad un posizionamento sempre più proattivo e ad un ruolo che richiede letture preventive costanti. Kalulu completa il binario centrale con caratteristiche complementari, utili nella gestione delle uscite palla al piede e nelle coperture alte. Il tecnico lavora sulle distanze tra i reparti e pretende dei sincronismi rapidi, perché la squadra deve accorciare con continuità e accompagnare il pressing senza sbavature. L’obiettivo consiste nel ridurre la vulnerabilità sulle transizioni, uno dei punti critici emersi nella prima parte della stagione.
Il contributo degli esterni diventa decisivo. Kostic torna ad essere protagonista, con la sua capacità di offrire profondità su una fascia che necessita di ritrovarsi. Il serbo interpreta il ruolo con maggiore ampiezza, fornendo un supporto stabile sia in fase di spinta sia nei ripiegamenti. A Cambiaso verrà richiesta la capacità di confermarsi, tornando ad essere un punto fermo della Juve. Spalletti apprezza la sua duttilità perché permette di modulare il sistema senza sostituzioni forzate, e perché garantisce delle soluzioni immediate nelle situazioni di gara più complesse.
Dal centrocampo all’attacco
Locatelli manterrà la leadership in mezzo, gestendo i tempi della manovra, soprattutto nella fase di primo possesso. Spalletti chiede verticalità e velocità nei passaggi, due elementi che devono diventare costanti per rendere la Juventus meno prevedibile. Thuram porta intensità e capacità di aggredire gli spazi, mentre Miretti offre una soluzione diversa grazie alla possibilità di interpretare il ruolo di regista alternativo. McKennie avrà maggiore libertà, così da fungere come vero e proprio jolly.
Per quanto concerne l’attacco, Spalletti si affiderà a Vlahovic come prima scelta. Openda può offrire alcune alternative tattiche preziose a gara in corso o come seconda punta, mentre David non sembra essere al centro dei pensieri del tecnico.
