LAVAGNA TATTICA - Quali sono i modelli di Andrea Pirlo
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LAVAGNA TATTICA – Quali sono i modelli di Andrea Pirlo

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Andrea Pirlo è il nuovo allenatore della Juve. In interviste passate, ha svelato quali sono le squadre che più ha studiato in questi mesi

Lascia ovviamente il tempo che trova ipotizzare moduli o altro su un allenatore che, oltre a non avere ancora il Patentino Uefa Pro, non ha avuto esperienza di alcun tipo in un qualche staff tecnico. Qualsiasi tecnico dice di volere una squadra dominante, ma il contesto cambia di società in società, si è quindi spesso costretti ad adattarsi e a trovare più compromessi. Tuttavia, è estremamente interessante ascoltare oggi interviste di Pirlo di qualche mese fa, quando gli veniva chiesto quale calcio avesse in mente e a quali squadre si ispirasse.

Prima di tutto, il suo “aggiornamento” si è visto nella conferenza di presentazione come allenatore dell’under 23, in cui specifica che i moduli non sono fondamentali, l’importante è l’occupazione degli spazi. Un principio fondamentale del calcio contemporaneo, in cui i ruoli stanno scomparendo e sono sostituiti dai compiti, un calcio in cui i moduli sono sempre più fluidi e cambiano a seconda della situazione di gioco. E’ pieno di formazioni che impostano in un modo e difendono in un altro, per esempio.

Oltre ad aver elogiato tutti i suoi ex allenatori, soprattutto un Conte che lo ha per la prima volta portato a valutare l’opzione di diventare tecnico, è interessante osservare quali sono le squadre che più ha studiato in questi mesi. Pirlo, infatti, cita le principali avanguardie del calcio europeo, le squadre che più di tutte si stanno distinguendo per un’identità tattica forte e moderna. Cita De Zerbi, l’Ajax di Ten Hag, Guardiola, l’AZ Alkmaar, il Lipsia di Nagelsmann e le grandi squadre del passato, come il Barcellona di Cruyff e l‘Ajax di Van Gaal.

Successivamente, ammette che i suoi allenatori preferiti del momento sono Guardiola, De Zerbi, Setien e Slot. Tutti tecnici che spiccano per applicare un gioco di posizione molto radicale, con un’impostazione dal basso estremamente elaborata e insistita. Non a caso, Pirlo afferma con convinzione che costruire dalle fondamenta è vitale per una squadra, perché comporta una serie di vantaggi offensivi. Molto curiosamente, ha poi ammesso di stimare tantissimo Klopp, ammettendo che però non è il suo stile preferito.

Insomma, nonostante la bocciatura di Sarri (più per motivi umani che non tecnici), appare evidente come la Juve non abbia fatto una mossa “restauratrice” dal punto di vista tattico. Ha preso un (esordiente) allenatore che prosegue un certo filone, che vuole proporre un calcio orientato sul dominio del possesso e che mira a mantenere la palla per più tempo possibile. Agnelli ha quindi scelto un allenatore che, per ora a parole, sembra molto diverso ad Allegri, non c’è quindi un ritorno al passato. La Juve spera che, oltre a vincere, Pirlo riesca a creare quella affinità con i senatori che a Sarri era mancata.

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