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Mazzarri: «Non invento scuse, proteggo i miei giocatori. Mi manca allenare. Guardiola mi invitò per studiarmi»

Mazzarri: «Non invento scuse, proteggo i miei giocatori. Mi manca allenare. Mi hanno cercato in tanti ma…». Le dichiarazioni del tecnico
Walter Mazzarri, ex allenatore tra le altre del Napoli, si è raccontato a La Gazzetta dello Sport: «Maggio, Lavezzi e Cavani, calciatori con cui avevo uno splendido rapporto, se devono parlare di me a qualcuno lo fanno con il massimo della riconoscenza. Credo di essere stato l’unico a Napoli quattro anni con De Laurentiis. Sarri è stato tre anni ed anche gli altri che hanno vinto lo scudetto sono rimasti meno di me».
Troppi 0-0 il calcio diventa noioso?
«Il risultato di 0-0 può arrivare anche dopo una grande partita. A volte si può discutere su questa ossessione di giocare la palla in orizzontale. Ai tempi miei gli allenatori se davamo una palla in orizzontale si arrabbiavano. Oggi è molto questo e capisco che i tifosi a volte si annoiano».
Manca allenare?
«Mi manca allenare nella misura in cui, dovessi accettare la prossima offerta, io possa fare le cose che ho fatto nei primi sedici anni di carriera. Mi rimprovero di aver accettato cose che non avrei accettato prima. Se tornassi in gioco, nel rispetto dei ruoli, tornerei il Mazzarri di prima
Nuove esperienze in panchina?
«Mi hanno cercato in molti, ma dopo 23 anni che alleno avrò anche il diritto di poter scegliere. Posso dire che alcune squadre mi hanno cercato, ma c’era anche il problema della guerra in quelle zone. In un posto dove mi volevano a tutti i costi poi è stata lanciata una bomba. Dopo 23 anni di carriera, ripeto, me lo posso permettere di scegliere anche se andare o meno in un posto più conscio».
Spesso venivo accusato perché trovavo scuse?
«Quando le cose non vanno bene, mi assumo le responsabilità. Io penso a difendere i miei calciatori sempre, perché sono loro che mi aiutano a vincere, magari usavo delle scuse per non farli attaccare. Invece oggi vedo miei colleghi che attaccano i loro giocatori pubblicamente. A me non interessa fare bella figura come allenatore, io avevo sempre da proteggere la mia squadra perché i risultati me li hanno sempre fatti fare loro che mi hanno supportato. In un momento difficile io vado in sala stampa e proteggo loro, casomai poi il martedì vado negli spogliatoi e li attacco dove devo. Ma senza telecamere e senza che nessuno sappia quello che gli dico».
Mazzarri e il gesto dell’orologio
«Il mio gesto è diventato iconico. Io volevo recuperare il tempo oppure volevo il fischio perché vincevo. Noi giocavamo bene e per far risultato contro di noi se ne inventavano di ogni. Questo gesto ora è immortalato al San Paolo. Sarà diventato un “meme” e in questo senso possono anche farmi piacere».
Guardiola?
«Nei miei anni il Napoli faceva un calcio semplice e bello, che ora in tanti come Gasperini hanno replicato. Le squadre che giocavano a quattro si trovavano in difficoltà. Per questo motivo Guardiola, che studia tantissimo ed è tra i più grandi di sempre, ci invitò al trofeo Gamper per studiare il nostro metodo da vicino. A fine partita abbiamo bevuto un drink nel suo studio e abbiamo parlato perchè era molto incuriosito».
