Mercato Juve, Marchisio: «Non dovevano farseli scappare»
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Mercato Juve, Marchisio ha due rimpianti: «Non dovevano farseli scappare». I nomi che avrebbe voluto vedere in bianconero!

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Mercato Juve, Marchisio ha due rimpianti, ecco i nomi che avrebbe voluto vedere in bianconero! Le sue dichiarazioni

Quando parla il “Principino”, il mondo bianconero ascolta. Claudio Marchisio, ex centrocampista e bandiera della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport analizzando il momento delicato della sua ex squadra. Tra analisi tattiche e ricordi, spicca un passaggio amaro sulle strategie di mercato degli ultimi anni, focalizzato sulla perdita dell’identità italiana all’interno dello spogliatoio.

Il grande rimpianto: “Gigio doveva essere nostro”

Alla domanda su quale giocatore manchi oggi alla Juventus, Marchisio non ha usato giri di parole, indicando un nome preciso: Gianluigi Donnarumma. L’attuale portiere del Manchester City e della Nazionale italiana è, secondo l’ex numero 8, l’occasione persa più dolorosa.

Non dovevi fartelo scappare“, ha sentenziato Marchisio. Per l’ex centrocampista, l’acquisto di Donnarumma non sarebbe stato solo un upgrade tecnico tra i pali, ma un investimento fondamentale per garantire continuità alla tradizione dei grandi portieri italiani che hanno fatto la storia del club, da Zoff a Buffon.

Frattesi e la fuga dei talenti azzurri

Ma il discorso si allarga. Marchisio cita anche Davide Frattesi, il dinamico centrocampista oggi in forza all’Inter, come esempio di un modus operandi che la Juve ha smarrito. “Come Frattesi, serviva per un percorso italiano“.

La critica è rivolta alla scelta di abbandonare la costruzione del famoso “zoccolo duro” italiano, quella base di giocatori nostrani che per decenni ha rappresentato la spina dorsale delle vittorie bianconere, garantendo senso di appartenenza e attaccamento alla maglia nei momenti difficili.

Allarme leadership: “Chi spiega cos’è la Juve?”

La preoccupazione maggiore di Marchisio riguarda l’impatto di queste scelte sullo spogliatoio attuale, specialmente dopo addii pesanti come quelli dei senatori storici. “Ora, nello spogliatoio, chi racconta che cosa è la Juve?“, si chiede il Principino.

Senza figure carismatiche italiane capaci di trasmettere il DNA del club e il peso della maglia ai nuovi arrivati stranieri, si rischia di perdere quella mentalità vincente che ha reso la Juventus unica. Un monito chiaro alla dirigenza: per tornare a vincere, forse, bisogna tornare a parlare italiano.

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