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Parole John Elkann, attacco durissimo di Carlo Calenda: «Ha dimostrato di non avere valori, le sue dichiarazioni valgono zero!» – FOTO

Parole John Elkann, attacco durissimo di Carlo Calenda dopo le dichiarazioni nelle quali ha ammesso di non vendere la Juventus
Mentre il mondo dello sport discute le dichiarazioni di John Elkann sulla incedibilità della Juventus in nome della “storia” e dei “valori” della famiglia, dal fronte politico arriva una stoccata gelida e diretta. A rompere il silenzio, con toni durissimi, è Carlo Calenda. Ha sferrato un attacco frontale all’Amministratore Delegato di Exor, accusandolo di incoerenza e scarso patriottismo.
L’accusa: “Ha desertificato le fabbriche italiane”
Calenda non accetta la narrazione di un Elkann custode della tradizione, e contrappone alle parole sul calcio i fatti dell’industria. Secondo l’ex Ministro dello Sviluppo Economico, la credibilità è compromessa dalle scelte strategiche degli ultimi anni.
“Elkann ha dimostrato di non avere valori e di non tenere in nessun conto la storia della sua famiglia e aggiungo della sua Patria“, ha tuonato Calenda. Il politico ha stilato un vero e proprio atto d’accusa, elencando gli asset storici del “Made in Italy” che sono stati ceduti o delocalizzati sotto l’attuale gestione: “Ha venduto Magneti Marelli, Comau, Iveco, La Stampa e Repubblica“.
“Le sue parole valgono zero”
Il punto focale della critica riguarda la dismissione del tessuto produttivo nazionale. Calenda parla esplicitamente di una “desertificazione delle fabbriche italiane“, riferendosi al progressivo spostamento del baricentro produttivo dell’ex Fiat fuori dai confini nazionali.
In questo contesto, le rassicurazioni di Elkann sui “valori” da difendere (riferite al club bianconero) vengono liquidate dal leader di Azione come retorica vuota: “Le sue dichiarazioni valgono zero“. La chiosa finale è dedicata a chi ha pagato il prezzo di queste trasformazioni industriali: “Come ben sanno gli operai“. Un intervento che sposta bruscamente l’attenzione dal campo di gioco agli stabilimenti, riaccendendo il dibattito sul ruolo sociale della famiglia più potente d’Italia.
