Spalletti Juve, così si è guadagnato la fiducia del gruppo
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Spalletti Juve, il tecnico si è guadagnato la fiducia dello spogliatoio. Tutti i comportamenti apprezzati dalla squadra

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Spalletti Juve, il tecnico si è guadagnato la fiducia dello spogliatoio. Tutti i comportamenti dell’allenatore apprezzati dalla squadra bianconera

Fin dal suo arrivo nei corridoi della Continassa, l’allenatore Luciano Spalletti ha identificato una missione cruciale: risollevare l’autostima all’interno dello spogliatoio. Un’azione mirata che ha avuto effetti immediati, trasformando, ad esempio, Dusan Vlahovic nell’attaccante «felice di rimanere», un messaggio di ritrovata serenità, indipendentemente dalla sua effettiva verità.

Il tecnico ha lavorato intensamente sulla gestione del gruppo e sull’efficacia comunicativaMattia Perin è stato elevato a figura di «influencer», un portiere esperto e seguito con l’autorevolezza di un senatore. La fascia di capitano è stata affidata senza esitazioni a Manuel Locatelli, la sintesi perfetta del leader in campo, riscattato dopo le polemiche per l’esclusione dagli Europei da parte dell’ex CT. Perfino Weston McKennie è stato spesso citato come l’esempio del giocatore ideale desiderato da ogni allenatore. Ne scrive La Gazzetta dello Sport.

Nessuno è stato risparmiato dalle attenzioni, né dai richiami sinceriDavid e Openda sono stati invitati a mostrare una maggiore cattiveria agonistica e, in un gesto di grande onestà, Spalletti ha chiesto loro scusa per i soli tre minuti concessi in campo a Firenze. Il concetto è chiaro: vecchi e nuovi sono sullo stesso piano e tutti sono oggetto delle medesime attenzioni del tecnico.

La comunicazione di Spalletti si è dimostrata efficace e sincera. Ha definito «imbarazzante» il primo tempo contro il Pafos in Champions, ma ha elogiato la gestione dell’impegno di Bologna. La sconfitta più dolorosa è stata quella subita contro il Napoli, segnata da timidezza e superficialità. In quell’occasione, il tecnico ha mostrato un grande senso di responsabilità con un significativo mea culpa: «Li ho messi nella condizione di non fare bella figura, ho sbagliato io…». Assumersi la colpa ha avuto l’effetto di alleggerire la pressione sui giocatori, un gesto che lo spogliatoio apprezza enormemente. La squadra sa che Spalletti si è rimesso in gioco, accettando la panchina bianconera dopo la bocciatura con l’Italia, solo perché crede profondamente in questa Juventus.

La forza del dialogo ha fatto il resto, bilanciando sapientemente bacchettate e parole di elogio. La virata tattica, con il passaggio a una difesa a quattro e a una linea offensiva più ricca di qualità, è la logica conseguenza delle conoscenze acquisite sui giocatori. In un calcio dove le relazioni e i movimenti hanno un valore profondo, i numeri sono solo uno strumento.

La Juventus ha ritrovato una luce che non si vedeva da tempo, con una graduale crescita culminata nella notte di Bologna. L’ex CT azzurro si è messo al centro del ring con un progetto ambizioso e la chiara volontà di fermarsi a lungo sotto la Mole. «Adesso non si può più tornare indietro…», afferma Spalletti, sottolineando come un passo falso significherebbe lasciare qualcosa di incompiuto.

Il calendario si presenta come un alleato invernale, offrendo un percorso, fino alla vigilia del big match di ritorno con il Napoli, con avversari affrontabili come Pisa, Lecce, Sassuolo, Cremonese e Cagliari. In un campionato senza un padrone assoluto in vetta, risalire la corrente non è un azzardo, ma un obiettivo tangibile. La prossima sfida contro la Roma rappresenta l’ostacolo ideale per trasformare i segnali positivi in una prova di maturità annunciata. Spalletti ha dimostrato di saper gestire anche gli imprevisti, trasformando persino la questione societaria e l’offerta rifiutata in un ulteriore motivo per caricare i suoi ragazzi.

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