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Spalletti-Juve, già finita? “Ha fatto un po’ come Conte”

Ci risiamo, la Juve è incappata in un altro pareggio che ha fatto storcere il naso a più di qualche tifoso. Il paragone con Conte è d’obbligo: è già finita?
La Juventus si scopre nuovamente prigioniera di un equilibrio fragile, quasi instabile, che la sta accompagnando lungo questa prima fase della gestione Luciano Spalletti. L’esonero di Igor Tudor, avvenuto dopo settimane di difficoltà strutturali e risultati insufficienti, aveva generato la sensazione di una ripartenza, di una spinta emotiva in grado di ricompattare l’ambiente. Ma il pareggio per 1-1 sul campo della Fiorentina, arrivato dopo un primo tempo incoraggiante e una ripresa in apnea, ha rivelato una verità difficile da ignorare: la squadra bianconera non è ancora guarita.
Il gol di Filip Kostic, che aveva illuso la Juve di poter controllare la gara, è stato vanificato dall’ottima risposta dei viola e dalla conclusione fatale di Rolando Mandragora, che ha fissato il risultato e trovando in Di Gregorio e Thuram i due colpevoli, almeno secondo la tifoseria. Il pareggio non è soltanto un punto che serve a poco in ottica classifica, è soprattutto l’ennesimo segnale di un gruppo che fatica a stringere la partita quando la pressione avversaria aumenta. Una sorta di “pareggite” che non conosce confini di sistema, allenatore o modulo e che sembra aver contagiato anche Spalletti, subentrato proprio per restituire identità, ritmo e disciplina tattica, dopo Motta e Tudor.
La Juventus continua a produrre un volume di gioco interessante, ma resta inefficace nei momenti chiave, difetto che in Serie A pesa come un macigno nel percorso di una squadra che punta alla qualificazione in Champions League e, se possibile, anche a qualcosa di più. Il tecnico toscano sta imponendo la sua impronta, sta ricostruendo le basi, ma l’impressione è che la squadra debba ancora metabolizzare un carico di richieste tattiche e mentali particolarmente esigenti. E qui emerge una suggestione sempre più condivisa a Torino: Spalletti potrebbe essere destinato a ricalcare un percorso simile a quello di Antonio Conte, un allenatore che, quando entra in una squadra, non si limita a correggere, ma stravolge. Nella continuità di questa trasformazione, la Juventus sembra trovarsi davanti a un bivio: seguire il tecnico e crescere, oppure restare a metà del guado, rischiando di scivolare nell’anonimato stagionale.
Spalletti “non è di passaggio”: attendere è d’obbligo
Le parole della giornalista Giulia Borletto, molto vicina alle vicende interne della Juventus, hanno offerto una chiave di lettura ulteriore e, per certi versi, più profonda. Secondo la cronista, l’idea di una permanenza breve di Luciano Spalletti sarebbe fuorviante e contraddetta dalla natura stessa del tecnico: “Resterà alla Juventus? Se la percentuale dovesse abbassarsi vorrebbe dire che la Juventus non ha centrato gli obiettivi minimi, quindi la qualificazione in Champions per la prossima stagione”.
Una posizione chiara, che sgombra il campo dai dubbi sulla natura del suo incarico: Spalletti non è stato scelto per rattoppare, ma per ricostruire. Borletto aggiunge poi un elemento significativo sul suo metodo di lavoro: “Io non lo vedo come un allenatore di passaggio per pochi mesi. Tutti quelli che parlano di lui, perché lo conoscono e lo hanno vissuto, ti raccontano come stravolga quasi completamente il mondo di una squadra quando ci entra, un po’ alla Antonio Conte”. Un paragone pesante e non casuale, che accende i riflettori sul processo di trasformazione in atto. Non semplice, non indolore, ma totale.

La giornalista approfondisce anche l’aspetto comunicativo, da sempre marchio di fabbrica dell’allenatore toscano: “Stiamo imparando a conoscerlo: è già complicato capire tutto ciò che racconta Spalletti in conferenza stampa e, anche qui, i colleghi stanno iniziando ad abituarsi a fare domande sempre più veloci, sperando che la risposta sia altrettanto rapida”. E ancora: “È molto bravo a partire dalla domanda e a costruire una lezione, come all’università ed è soprattutto perfetto per chi, come noi, deve trascrivere, ti lascia il tempo di scrivere ed essere preciso”. In questo tratto si delinea il profilo di un uomo che non si limita a “fare l’allenatore”, ma che plasma cultura, metodo e mentalità. La Juventus ha scelto Spalletti per rifondare, e il processo – anche se oggi procede con fatica – mantiene intatta l’ambizione. Chi pensa che possa trattarsi di un passaggio temporaneo, conclude Borletto – fa uno sbaglio e soprattutto uno spreco.
