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Spalletti Juve, le premesse sono ottime: due segnali che il tecnico ha dato implicitamente e che sono piaciuti alla società bianconera. Retroscena

Spalletti Juve, Tuttosport svela: l’accettazione del contratto breve e la conferenza stampa chiara e diretta hanno conquistato la dirigenza
Non solo il curriculum, non solo il palmarès. La scelta di Luciano Spalletti come nuovo allenatore della Juventus è stata ponderata e, a convincere definitivamente la dirigenza bianconera, sono stati due segnali forti, due gesti che hanno fatto la differenza. Come riportato da Tuttosport, Damien Comolli e la proprietà hanno apprezzato l’atteggiamento con cui il tecnico di Certaldo si è approcciato a questa sfida difficilissima, un approccio che ha dimostrato intelligenza e fame.
Spalletti Juve: il segnale del contratto
Il primo, fondamentale segnale che ha fatto piacere alla società è stato di natura contrattuale. In un momento di grande instabilità, con tre allenatori cambiati in un anno e mezzo e un bilancio da tenere sotto controllo (con Igor Tudor e Thiago Motta ancora a libro paga), Spalletti ha dimostrato di capire la situazione.
Ha accettato un contratto “breve”, di soli otto mesi (fino a giugno 2026), legato a un rinnovo automatico in caso di qualificazione alla Champions League. Un gesto interpretato dal club come un enorme «segnale di fiducia» verso l’ambiente e verso sé stesso. Spalletti non ha preteso garanzie pluriennali e ingaggi faraonici, ma ha scommesso sulle proprie capacità: è convinto di poter «fare bene da qui a fine stagione» e di meritarsi l’estensione sul campo. Una mossa che dimostra la sua volontà di “guadagnarsi” la Juventus, senza imporla, capendo perfettamente il momento delicato del club.
Spalletti Juve: la forza delle parole
Il secondo segnale, altrettanto importante, è arrivato ieri, durante la conferenza stampa di presentazione. La dirigenza, che lo ascoltava attentamente, è rimasta colpita dal suo approccio comunicativo. Spalletti si è mostrato chiaro, diretto e, soprattutto, «convinto della sua scelta».
Non ha cercato alibi, non ha chiesto tempo (pur avendone pochissimo), non ha criticato il passato (anzi, ha elogiato la professionalità di Tudor). Ha usato parole forti ma giuste, responsabilizzando i giocatori («la differenza la fanno loro»), ma prendendosi la scena da leader, come quando ha fissato l’asticella sulla corsa Scudetto («Perché no?») o quando ha analizzato lucidamente il “rebus” Koopmeiners. Ha parlato da allenatore della Juventus, con l’autorevolezza e la serenità di chi sa di essere nel posto giusto, pur in mezzo a una tempesta.
Questi due aspetti – l’umiltà contrattuale e la forza comunicativa – hanno fugato ogni dubbio. La Juventus non ha scelto solo un allenatore vincente, ma un uomo che ha dimostrato di aver capito subito cosa serve per guidare la Vecchia Signora in questo preciso momento storico: pragmatismo, fiducia nei propri mezzi e zero paura. La missione di Spalletti inizia stasera a Cremona, con la piena benedizione di una società che lui, prima ancora di iniziare, ha già conquistato.
