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Zeman, parla suo figlio Karel: «Moggi? Non lo vedo assolutamente come il nemico. Su Calciopoli posso dire questo»

Zeman, suo figlio Karel ha toccato diversi temi, tra cui anche Luciano Moggi e Calciopoli. Ecco cosa ha detto
Intervistato dal Corriere.it il figlio di Zdenek Zeman, Karel, ha parlato così di suo papà, menzionando anche Calciopoli e il rapporto con l’ex dirigente bianconero Luciano Moggi.
COME STA SUO PAPA‘ – «L’ictus e le due ischemie lo hanno molto debilitato, ma è in progressivo miglioramento grazie a tanta fisioterapia. Di certo dovrà continuare a farla per molto tempo…».
FUMA ANCORA – «No, no… ha smesso dopo il ricovero al Policlinico Gemelli, nel febbraio 2025».
COSA FA SENZA PALLONE – «Direi il nonno, si gode mia figlia Gioia, tre anni. La vede spessissimo, anche qui in Sicilia dove stiamo trascorrendo l’estate tra Marsala e Mazara del Vallo, e dice che gli cambia la giornata».
CHI LO CHIAMA PER AVERE NOTIZIE DI SUO PADRE – «Tanti suoi ex giocatori. Tra le ultime telefonate, quelle di Eusebio Di Francesco e Giovanni Stroppa. Beppe Signori è in contatto con mia mamma Chiara».
PRIMO RICORDO DI SUO PAPA’ – «A due anni mi lanciava per aria e mi afferrava all’ultimo. Pensavo che mi sarei spiaccicato a terra. Mamma era terrorizzata ma lui voleva che io sfidassi il pericolo. Fatto sta che ci divertivamo e io lo amavo per questo».
PRIMA VOLTA ALLO STADIO INSIEME – «Il 3 marzo 1981 alla Favorita per Palermo-Milan finito 3-1. Avevo quattro anni e papà all’epoca allenava le giovanili dei rosanero».
QUANDO GLI HA DETTO DI VOLER FARE L’ALLENATORE – «Testuale: “Nooo. Concorderei su qualunque tua altra scelta, ma io ho lavoro nel calcio e so cosa c’è nel calcio. Te lo sconsiglio.. Avevo già deciso, avevo riflettuto. Ero agli inizi, lo invitai per una settimana a vedere come allenavo le giovanili del Boiano e lui, dopo averlo fatto, mi disse: “Va bene, lo puoi fare”. Oggi? Certo, mi ispiro a lui. Di me, sono orgoglioso di una cosa: in classifica, lascio le squadre un po’ meglio di quando me le affidano».
MORATTI VOLEVA ZDENEK ALL’INTER – «Sì, si erano anche incontrati, ne avevano parlato. Però come spesso accadde con altri presidenti tipo Zamparini, poi nel richiamarlo gli fu spiegato che “per altri motivi” non era possibile».
CALCIOPOLI – «Io credo che in tutti gli ambiti non ci sia una pulizia assoluta, sarebbe ipocrita dire il contrario: ma quello che succede nel calcio, nel bene e nel male succede dappertutto. Talvolta si fa passare tutto in cavalleria e talvolta invece ci si rende conto che la situazione magari sta degenerando e c’è bisogno di un freno. Ribadisco: succede nel calcio, succede dappertutto».
MOGGI – «Mi è capitato di avere a che fare con lui al Lavello, in Basilicata. Io allenavo e lui era consulente: non lo vedo sicuramente come il nemico. Ci siamo confrontati come due persone di calcio normalmente fanno. Rispetto alla conoscenza che ne ho avuto è una persona che con me si è comportata molto bene, mi ha anche chiesto di papà».
COSA GLI DICE IN QUESTI GIORNI – «M’incoraggia: “Adesso che io sono fermo, dimostra che sei tu il vero Zeman”».
