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La Juventus nomina Igor Tudor allenatore dopo l’esonero anticipato di Thiago Motta

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Nel mondo del calcio, certe decisioni arrivano come un fulmine a ciel sereno, anche quando si sentono nell’aria da settimane. È quello che è successo a Torino, dove la Juventus ha ufficializzato l’esonero di Thiago Motta e, quasi al tempo stesso, ha annunciato come nuovo allenatore Igor Tudor. Una mossa che racconta molto più di un semplice cambio in panchina: parla di ambizioni, pressioni e, inevitabilmente, di identità.

Il breve percorso di Motta e il richiamo dell’urgenza
 

Thiago Motta era arrivato nell’estate del 2024 con l’aura del breakout coach, forte dei risultati ottenuti a Bologna. La dirigenza bianconera, da sempre esigente e storicamente abituata a successi (Juventus è la squadra con più scudetti nella storia della Serie A), ha puntato su di lui per una rifondazione tecnica e mentale della squadra. Things quickly became difficult.


Dopo un inizio incerto, la squadra è sprofondata in classifica, perdendo malamente contro l’Atalanta (0-4) e la Fiorentina (0-3). L’umore nello spogliatoio era diventato teso, i risultati hanno cominciato a mancare e le eliminazioni precoci dalla Champions League e dalla Coppa Italia hanno aggravato la situazione. 

In un ambiente come quello juventino, dove vincere è quasi un obbligo, anche le minime incertezze si trasformano in un casino. Non a caso, i vertici societari hanno deciso di interrompere l’esperienza con Motta nel Marzo 2025, a soli nove mesi dalla nomina.


Il termine “casino” non è usato con leggerezza: descrive perfettamente lo stato confusionale in cui la squadra si trovava in quel periodo. Tra voci contrastanti, dirigenti in bilico e senza un’identità di squadra, la Juve ha vissuto settimane che ricordavano più un tavolo di gioco di dilettanti, piuttosto che una delle società più strutturate e vincenti d’Europa.

Il ritorno di Tudor: una svolta inattesa

La reazione della società è stata veloce e sorprendente: Igor Tudor, una volta difensore bianconero e aiuto di Pirlo, prende in mano la squadra con nove giornate dalla fine del campionato. La decisione non è stata ben vista inizialmente, ma si è dimostrata importante.


Tudor ha messo ordine, unità e realismo in un team che sembrava ormai perso. Grazie al suo approccio pratico e alla conoscenza dell’ambiente, ha condotto la Juventus al quarto posto in classifica, assicurando un posto nella Champions League. Il suo impatto è stato così evidente che ogni rumors su un eventuale ritorno di allenatori più quotati, come Conte o Gasperini, si è spento rapidamente.


A giugno, con l’ingresso di Damien Comolli come nuovo General Manager, la Juve ha confermato Tudor per la stagione 2025-26 e per il Mondiale per Club. Una decisione che punta sulla continuità e, almeno da quello che vogliono farci intendere, lascia pensare ad un progetto di medio termine. Comolli ha dichiarato pubblicamente che Tudor è la guida scelta per il futuro, ribadendo la volontà di costruire una Juventus stabile, reattiva e competitiva.

Un profilo noto ma rinnovato

Igor Tudor non è solo un ex calciatore della Juventus; è un tecnico che ha fatto gavetta in squadre complesse come Marsiglia, Udinese e Lazio. Il suo stile si basa sull’intensità fisica, sull’organizzazione tattica e su una mentalità che privilegia il gruppo più che al singolo. Elementi che si sposano con la tradizione bianconera, che da sempre ha premiato il rigore e la disciplina.


Alla sua nomina, Tudor ha stravolto l’atteggiamento della squadra, puntando su una difesa migliore e su un pressing più organizzato. I giocatori, alcuni dei quali erano carenti con Motta, hanno risposto positivamente. Non è ancora la Juve dominante che i tifosi ricordano, ma il cambio di rotta è evidente.


Oltre ai risultati immediati, in un momento in cui il calcio italiano fatica a mantenere continuità tecnica, la Juventus sembra voler costruire una nuova identità con pazienza e coerenza. Certo, le aspettative restano altissime, soprattutto perchè la pressione di una tifoseria globale come quella juventina non permette passi falsi. Ma il feeling tra Tudor e l’ambiente, almeno per ora, sembra essere quello giusto.

Col senno di poi

L’addio di Motta è stato un punto di rottura, ma anche una presa di coscienza. La Juventus non può permettersi di perdere tempo, né può restare intrappolata in progetti senza basi solide. 

Con Igor Tudor il club ha scelto di voltare pagina, affidandosi a qualcuno che conosce la maglia, ma che ha anche maturato un’idea di calcio moderna e concreta.
Resta da capire se questa scelta sarà davvero il punto di partenza per una nuova era o solo un altro buco nell’acqua. Una cosa resta chiara: in casa Juventus, quando si cambia, lo si fa con l’obiettivo di tornare a vincere. E Tudor, almeno per ora, sembra essere l’uomo giusto per farlo.

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