Pereyra: «Juventus? Hanno dimostrato di volermi veramente»
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Pereyra si confessa, il grande rimpianto di aver lasciato la Juve: «Hanno dimostrato di volermi veramente». Il commento su Allegri e sull’arrivo alla Continassa

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Pereyra, l’ex centrocampista ricorda gli anni alla Juventus. Il rimpianto per l’addio e la rivelazione su Allegri uomo di spogliatoio e l’aneddoto della sauna

Roberto Pereyra, in una toccante intervista rilasciata ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, ha ripercorso le emozioni e i pensieri che hanno caratterizzato il suo triennio alla Juventus. L’attuale centrocampista ha rivelato lo shock iniziale per il livello della rosa e il grande rammarico per la decisione, presa in seguito, di lasciare il club bianconero.

Appena saputo dell’interesse della Vecchia Signora, Pereyra ha avuto una reazione di incredulità, sentendosi inadeguato di fronte ai campioni che avrebbe trovato. In quella squadra non si scherzava e l’obiettivo era solo uno: vincere.

Pereyra, lo shock iniziale e l’uomo spogliatoio Allegri

Il rapporto con l’allenatore Massimiliano Allegri è stato descritto come intenso e basato sulla fiducia. Il tecnico livornese, pur essendo severo, aveva un lato umano che usava per compattare il gruppo, come dimostra un aneddoto nella sauna. Tuttavia, Allegri non tollerava leggerezza, come ha imparato a sue spese Pereyra.

L’esperienza alla Juventus ha incluso anche una finale di Champions League, un momento che Pereyra ha difficoltà a descrivere a parole. Ciò che ha colpito di più, però, è stato il livello degli allenamenti, che rendeva la vittoria della domenica quasi scontata.

La decisione di lasciare la Juventus per il Watford è il suo più grande rammarico professionale. Pereyra, all’epoca, era preoccupato di non trovare spazio, ma oggi la vede come una grande opportunità sprecata, una ferita aperta che fa ancora male.

ROBERTO PEREYRA – «Quando ho saputo del loro interesse, ho detto: ‘Che vado a fare? Al massimo il magazziniere’. In quella Juventus c’erano dei mostri: davanti avevo Pirlo, Pogba, Marchisio, Vidal. Sapevo di partire indietro, ma dovevo giocarmela. Non sai mai cosa può succedere. Pensavo: ‘Vai e vedi. Magari dopo una settimana ti dicono ‘grazie Pereyra, puoi andare’. Ricordo ancora le loro prime parole: ‘Qua si gioca solo per vincere’. Io muto pensavo: ‘Oh, caz*o’. Hanno dimostrato di volermi veramente. Per il mister ero il primo cambio, ma ho giocato molto anche da titolare. Davo tutto me stesso e Allegri lo vedeva. Lui era un vero uomo di spogliatoio: rideva, scherzava, si sentiva in corridoio che urlava. A volte entrava con l’asciugamano sulle spalle… E mi faceva: ‘Dai Tucu, andiamo in sauna’. Non te lo aspetti da un allenatore, ma era un modo per compattare il gruppo. Non ti regalavano nulla. Un giorno non mi sono presentato a fare un’attivazione prima di un allenamento. Il mister è venuto da me: ‘Perché non sei andato?’. E io: ‘Mister, sono un po’ stanchino’. Lui: ‘Così non va bene eh, la prossima volta te ne vai’. Spiegare cosa si prova in quei momenti è difficile. Avevi tutti attorno: flash, tv, gente. Ma lì non ci fai caso: vuoi solo giocare. Per tutta la settimana si è parlato solo di quello. Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini erano sereni. Lo percepivi, sempre. Ma in allenamento andavano tutti fortissimo. Alla Juventus era come giocare una partita ogni giorno. Il livello era altissimo. Arrivavi alla domenica sapendo già che avresti vinto. I primi tempi mi chiedevano: ‘Ma scusa: tu eri alla Juventus e sei venuto qui. C’è qualcosa che non torna’. E io rimanevo come un cog*ione. Rispondevo: ‘Che dovevo fare? Io sono venuto per giocare a pallone’. Lì per lì non mi rendevo conto di essere stato al top del livello mondiale. Non dovevo andarmene via: quello rimarrà per sempre il mio rimpianto. Per molto tempo è stata una ferita aperta, mi faceva male. Se al giorno d’oggi mi dicessero: ‘Hai 23 anni, sei alla Juventus, vuoi andartene con altri 3 anni di contratto?’. Dico: ‘Dove vai? Impossibile. Non esiste’. Ma in quel momento pensavo: ‘Ma se rimango e non gioco per 3 anni, che calciatore sono?’. Magari sarei tornato in Serie B’».

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