Analisi tattica Juve Atalanta: De Ligt è un muro, Morata e CR7 tradiscono
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Analisi tattica Juve-Atalanta: De Ligt è un muro, Morata e Ronaldo tradiscono

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Analisi tattica Juve-Atalanta: la partita dello Stadium analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Gian Piero Gasperini

All’Allianz Stadium si affrontano la Juventus e l’Atalanta, squadra sempre molto ostica. Il match e le mosse dei due allenatori analizzate e studiate nei minimi dettagli.

McKennie è decisivo senza palla

Juve-Atalanta è stato un match estremamente intenso, sembrava quasi una gara di Champions League. Nonostante alcune problematiche, Pirlo può essere tutto sommato felice della prestazione della squadra: contro un avversario forte sia tecnicamente che mentalmente, la Juve ha fatto vedere ottime cose in entrambe le fasi. E’ infatti riuscita a creare molto, con ottime combinazioni che hanno manomesso le marcature orobiche e liberato l’uomo al tiro.

Decisivo, in questo, il contributo di Weston McKennie: l’americano ha aggredito gli spazi con ottimo tempismo. Lo scopo era che Ronaldo e Morata mandassero fuori posizione i difensori rivali, creando i varchi per gli inserimenti dell’ex Schalke. McKennie è stato tra i più positivi di una Juve che, con più lucidità negli ultimi metri, avrebbe potuto segnare tanti gol. Come abbiamo detto nel post Genoa, le qualità senza palla dello statunitense si stanno rivelando preziosissime per Pirlo. La sua aggressione degli spazi dà tanta pericolosità alla squadra.

De Ligt è un muro su Zapata

L’intensità di McKennie si è vista anche in fase di non possesso. La Juve ha saputo leggere abbastanza bene i momenti della gara, senza disunirsi: nei frangenti di massimo forcing della Dea, i bianconeri hanno aspettato in basso e, tutto sommato, limitato la pericolosità degli avversari. Come al solito, l’Atalanta è stata a tratti dominante nel palleggio, ma la Juve è rimasta compatta. 

I bianconeri sono però anche stati bravi e convincenti nel pressing alto: non sarà stato forse sistematico, ma la Juve è riuscita a recuperare tanti palloni in avanti, inducendo la Dea all’errore. Basti pensare all’occasionissima di Morata o allo stesso gol di Chiesa, arrivati proprio da transizioni corte. Da segnalare un De Ligt strepitoso su Zapata, abile a seguirlo e a contrastarlo anche in zone profonde del campo: l’olandese ha sbrogliato tante situazioni pericolose.

Purtroppo, l’uscita di Arthur alla lunga ha reso la Juve meno abile nel palleggio e nella resistenza al pressing avversario. D’altronde, le occasioni più importanti della Dea, così come il gol, sono arrivate in seguite ad uscite sbagliate dai bianconeri. Nonostante un ottimo Bentancur, Rabiot ha avuto un pessimo impatto: la Juve non è sempre riuscita a reggere  bene all’intenso pressing rivale, come si è visto in occasione del gol di Freuler.

Ronaldo e Morata danno poco

A fare la differenza in negativo, è stata la prestazione di Morata e Ronaldo. Le due punte hanno fatto malissimo non solo per i gol (e il rigore) divorati: ma perché in generale hanno dato pochissimo alla squadra. Il portoghese è stato assente ingiustificato per ampie fasi del match, mentre lo spagnolo ha sbagliato molto e sofferto parecchio la marcatura di Romero.

L’ex Atlético Madrid non ha dato il solito contributo spalle alla porta, ha anzi perso tantissimi palloni: soprattutto nelle fasi del match in cui l’Atalanta ha dominato, la Juve aveva un assoluto bisogno delle proprie punte, affinché facessero le squadre. Così non è stato, con Morata e Ronaldo che sono stati probabilmente i peggiori in campo. Questo è il principale rammarico di una prestazione complessivamente buona, dove la Juve ha dato continuità alla crescita delle ultime partite.

 

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