Bernardeschi: «Sofferenza nel guardare la finale di Champions»
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Bernardeschi: «Sofferenza nel guardare la finale di Champions»

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Federico Bernardeschi ha parlato in conferenza stampa dal ritiro della Nazionale azzurra: le parole del giocatore bianconero

L’Italia si sta preparando al meglio per le sfide contro Grecia e Bosnia. Dal ritiro azzurro ha parlato Federico Bernardeschi in conferenza stampa.

CHAMPIONS «Un po’ di sofferenza a guardare la partita di ieri sera c’era, ma questo è il calcio. Bisogna pensare al presente e all’immediato futuro. La Champions è una questione di sfumature, di dettagli. Quest’anno è stata strana».

CONTE ALL’INTER – «Ho avuto la fortuna di essere allenato da lui all’Europeo, ho avuto il piacere di giocare per lui. Posso solamente dire che ha fatto la storia della Juventus da calciatore e da allenatore. Per quanto riguarda la passione dei nostri tifosi, è normale che ci sia, però è anche vero che la storia l’ha fatta».

ALLEGRI «Il mister va celebrato come merita, vincere così tanto e in tutti questi anni non è facile, né semplice. Ogni allenatore ha le sue idee e le sue caratteristiche, che hanno portato la Juventus a vincere».

ALLENATORE JUVE «Non mi esprimo, c’è una società seria con dirigenti bravi. Sicuramente sarà un allenatore da Juventus. Ogni allenatore che arriverà, porterà uno step in più per ogni giocatore: un allenatore ti dà sempre qualcosa di nuovo. Da calciatore posso dire che a mio avviso Sarri è un profilo valido, ma non so se sarà lui».

CRESCITA PERSONALE «Questi due anni alla Juventus sono stati un crescendo, entrare in una società nuova non è semplice. Quest’anno è stato di consapevolezza, di crescita continua in tutto l’anno. Ovviamente adesso voglio sfumare i dettagli: i gol, il mettermi meglio in campo. Sto lavorando per questo, ne ho le capacità».

KEAN – «Innanzitutto Moise è un giocatore giovane che va fatto crescere senza pressioni e responsabilità, ha bisogno di sbagliare e soprattutto di trovare un equilibrio calcistico. Va lasciato in pace: deve sbagliare ma anche lavorare, e lo ha sempre fatto. Sbagliato mettergli un’etichetta, ogni essere umano è diverso dall’altro».

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