Bressan: «Chiesa è un giocatore moderno, utile alla Juve» - ESCLUSIVA
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Bressan: «Chiesa è un giocatore moderno, utile alla Juve» – ESCLUSIVA

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Mauro Bressan, ex giocatore della Fiorentina, parla delle voci di mercato relative a Federico Chiesa, in ottica Juve

Mauro Bressan, ex centrocampista della Fiorentina, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24. Ecco le sue parole relative alle voci di mercato che coinvolgono Federico Chiesa in ottica Juventus, con uno sguardo anche alla rivalità tra viola e bianconeri e un pensiero sullo Scudetto.

Da Baggio, a Bernardeschi, arrivando a Chiesa. Un altro simbolo della Fiorentina accostato fortemente alla Juventus. Cosa consiglierebbe a Federico Chiesa? Lo vedrebbe bene nel modulo di Sarri?

«Sarri ha trovato un po’ di difficoltà alla Juve, ma perché la Juve è una squadra di personalità con giocatori difficili da plasmare, difficilmente avrebbe fatto quello che ha fatto a Napoli. Si possono ottenere risultati, come sta cercando di fare la Juve, attraverso il bel gioco dominando le partite, con una rete di passaggi, triangolazioni, una tecnica eccelsa. Chiesa è un giocatore moderno, ti dà garanzie nella fase di ripartenza, difende, attacca, ha tiro. Potrebbe essere utile a qualsiasi squadra e quindi anche alla Juve. Se i bianconeri ci hanno messo gli occhi addosso, vuol dire che c’è il placet di chi porta avanti il progetto tecnico».

Fiorentina e Juve: due compagini che non si amano tanto. Nei suoi anni a Firenze, quanto vi caricavano i tifosi prima delle gare contro i bianconeri?

«La partita con la Juve è stata sempre la più importante della stagione, sentita come un derby, con questo odio sportivo tra i club, forse più da parte della Fiorentina nei confronti della Juventus. La tifoseria della Fiorentina non è facile: ti fanno sempre sentire la pressione della gara, in particolar modo quando si giocava con la Juve. Se ne parlava da 15 giorni prima, era di sicuro il match più importante per i tifosi».

Da un portoghese all’altro: lei ha giocato con Rui Costa. Tralasciando l’aspetto tecnico, rivede qualche similitudine tra la leadership dell’ex fantasista e Cristiano Ronaldo?

«Penso di sì. Io l’ho apprezzato da questo punto di vista molto di più il secondo anno che sono stato alla Fiorentina, quando è andato via Batistuta. Un giocatore, un capitano, un leader che ho apprezzato molto. Ha incarnato la figura di capitano come la intendo io. Magari non aveva lo stesso senso del gol, ma aveva un bagaglio tecnico completo, fatto di tanti assist e corsa. Era a disposizione per ogni schema di squadra, aveva tutto. Faceva entrambe le fasi, facendo traversate impressionanti palla al piede. Un giocatore importantissimo».

Nella sua Fiorentina giocavano due grandi ex bianconeri, Torricelli e Di Livio, che alzarono la Champions League al cielo di Roma nel 1996. Cosa avevano in più giocatori del loro calibro, non essendo le stelle assolute della squadra?

«Alla Juve forse, alla Fiorentina erano delle stelle (ride, ndr). Giocatori come questi servono a tutte le squadre. Quando sono arrivati alla Fiorentina hanno portato tutto il bagaglio d’esperienza e di cultura del lavoro assimilato negli anni alla Juve. Di Livio era sempre in prima fila, instancabile, guidava sempre il gruppo, pur avendo già 34 anni. Erano d’aiuto per la squadra, sia negli allenamenti sia nelle partite. Erano abituati a farlo, con la loro voglia e la loro esperienza, perché sapevano proprio come fare per raggiungere i risultati migliori».

Per concludere, nel caso in cui si riprenda a giocare, chi vede favorita nella lotta Scudetto?

«Mi auguro si riprenda il campionato, avendo il massimo rispetto per tutto quello che è successo. Sarebbe un bel segnale di ripresa, il calcio può essere un segnale positivo; con le dovute accortezze ma spero si possa ricominciare. Detto questo sarà sicuramente strano. Se dovessi schiacciare il tasto rewind e analizzare quello che è successo prima dello stop, avrei detto un testa a testa tra Juve e Lazio, un 50 e 50, con l’Inter un po’ dietro perché aveva perso le gare decisive contro bianconeri e biancocelesti, anche se la Juve è la Juve. Adesso non saprei cosa dire: bisogna vedere come si riparte, quale sarà l’atmosfera, perché alcuni giocatori hanno bisogno del pubblico per esaltarsi e per dare qualcosa in più. Diventa un’incognita. Lasciano da parte questi fattori, secondo me la Juve ha dalla sua l’esperienza, mentre la Lazio stava facendo delle cose straordinarie, viaggiava sulle ali dell’entusiasmo e magari questo stop può incidere di più sulla squadra di Inzaghi che su quella di Sarri».

Si ringrazia Mauro Bressan per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista

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