Francesco Savio: «Unione per rispondere sul campo»
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I DIALOGOBBI – Francesco Savio: «Unione e appartenenza per rispondere sul campo»

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Nuova puntata del format I DIALOGOBBI. Ecco le dichiarazioni di Francesco Savio sulla situazione in casa Juventus

Francesco Savio l’ho incrociato quando a Juventibus facciamo sedute pubbliche di auto-analisi juventina, cosa di cui c’è sempre più bisogno. Scrittore, i suoi ultimi libri sono: Il silenzio della felicità (Fernandel), Il fuorigioco sta antipatico ai bambini (Ediciclo), La sottovita (Mondadori), Il Balotelli letterario (Italic). Il protagonista de I Dialogobbi è lui.

Paolo: «Ciao Francesco, voglio partire sfruttando la tua competenza. Quali libri consiglieresti a un lettore che ti fa questa richiesta: “Sono juventino e ho un po’ d’ansia in questo periodo. Ogni giorno spunta qualcosa di nuovo, non si sa quando finirà questa storia delle intercettazioni e dei bilanci, non so neanche il senso di occuparsi di cose di campo”?. Facciamo che quel lettore sono io. MI rifili il “solito” Kafka o vai su altro? In questi giorni penso molto ai sentimenti che circolano ne I rondoni di Aramburu. Mi sono tornati su e non so se c’entrano: chi non lo ha letto lo faccia, serve comunque, ben oltre la Juve…».

Francesco: «Ciao Paolo, nella situazione che stiamo vivendo, la cosa più difficile è resistere, e talvolta lo si può fare solo ignorando. Non leggendo quotidiani, ma soltanto libri. Lo ammetto, l’altra notte ho dormito male. Mi sono svegliato di continuo, quasi vergognandomi, perché sapevo che il motivo di quel cattivo sonno, di quel malumore che mi aveva accompagnato per la giornata appena trascorsa, era la lettura di certi trafiletti, di certe presunte notizie, sappiamo quali, vergate da personaggi faziosi, ipocriti, in malafede, purtroppo ospitati anche da giornali o testate un tempo serie. Allora mi sono detto: basta. Mi sono ripromesso di non aprire più certi siti online. Di leggere, in merito al noto tema “cosa rischia la Juve” solo la pagina Facebook di Christian Belli. E attendere. Essere antijuventini è un mestiere. Per alcuni una penosa ragione di vita derivante dalla frustrazione e che alimenta l’odio. Penso sempre che non essere come loro rappresenti un privilegio inestimabile.
Ma tornando ai libri, era notte, e ho pensato di guardare un film: “Antonia. Vita e arte di Antonia Pozzi” con la straordinaria partecipazione sonora di Piero Ciampi. Al mattino, ho messo nello zaino un libro di poesie di Antonia Pozzi. Ho preso l’automobile per andare a lavorare in libreria, cantando Piero Ciampi: “Va. Il suo corpo in ogni cuore, sembra un coltello…”. Quei personaggi ipocriti, faziosi, in malafede, cosa sono rispetto alla poesia di Antonia Pozzi e Piero Ciampi?».

Paolo: «Veniamo al dunque tecnico. In una puntata di Juventibus dove eravamo ospiti insieme hai fatto un’analisi che in quel momento era più che giustificata: Allegri ha peggiorato i giocatori (sintetizzo). Oggi ti chiedo se dopo 6 vittorie di fila prima del Mondiale e se il Mondiale – di Rabiot o di Danilo, per fare gli esempi più evidenti – ti hanno fatto cambiare idea. É un tema importante perché credo che la riscossa della Juve passi molto da questo e anche – in parte – se qualcuno dei nostri al Mondiale ne esce talmente grande da farci da trascinatore».

Francesco: «È vero, prima delle sei vittorie consecutive, pensavo che la seconda avventura di Allegri alla Juventus fosse qualcosa di sconcertante. Poche idee di gioco, calciatori peggiorati, incapacità di dare una svolta a una squadra senza voglia di lottare. Le sei vittorie consecutive hanno completamente mutato il mio giudizio. Finalmente sembra che, pur nelle difficoltà, per i calciatori vincere o perdere non sia più la stessa cosa. C’è voglia di combattere, soffrire se necessario. E vengono create diverse occasioni da rete. Per questi motivi, ora Massimiliano Allegri deve diventare a mio avviso la bandiera di tutti gli juventini, un condottiero da sostenere con forza, anche per fornire stabilità nella tempesta che stiamo attraversando. Gli attacchi mediatici continueranno. Credo saranno fondamentali unione, compattezza e senso d’appartenenza. Danilo in questo senso mi sembra il punto di riferimento più autentico e affidabile. Il capitano in grado di trascinare gli altri, degno successore di Bonucci (che stimo, lo considero uno dei più grandi difensori della storia della Juventus). Mi auguro che il gruppo squadra riesca a isolarsi e anzi a esaltarsi, reagendo così al clima infernale e antisportivo che troveremo, a livello ambientale, su molti campi. Cosa che evidentemente non interessa molti media, e temo nemmeno alcune istituzioni calcistiche. In fondo, purtroppo, ci siamo abituati. Essere sportivi in Italia per qualcuno è un problema. Dovremo essere bravi allora a trasformare certe gratuite offese, figlie dell’ignoranza, in volontà di vittoria».

Paolo: «Ho una domanda secca. Vinciamo qualcosa quest’anno? Cosa?»

Francesco: «Essendo juventino, io penso sempre che la Juve possa vincere lo scudetto. È più forte di me. A volte mi capita anche di pronunciare la parola “scudetto” così, senza motivo. Quest’anno però, abbiamo poche speranze. Il Napoli ha più di mezzo scudetto in tasca e trovo giusto che i partenopei inizino fin da gennaio a festeggiare la conquista di un titolo che manca da 32 anni. Complimenti a loro. Restano la Coppa Italia e il mio vero sogno: l’Europa League. Quindi sì, per rispondere alla tua domanda, penso che la Juventus possa vincere l’Europa League»

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