Juve, l'Europa è una maledizione? Il bilancio dell'ultimo decennio
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Juve, l’Europa è una maledizione? Il bilancio dell’ultimo decennio

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La gara col Nantes di oggi è decisiva per svoltare in Europa. Il bilancio dell’ultimo decennio della Juve oltre i confini italiani

E’ la serata di Nantes-Juve, match di ritorno dei sedicesimi di Europa League dove i bianconeri si giocano la qualificazione al prossimo turno. Dopo la cocente eliminazione ai gironi di Champions, condita dalla statistica della peggior campagna europea di sempre della storia della Signora, la volontà è quella di fare meglio nella cosiddetta “Europa minore” e fermarsi subito non è certamente un obiettivo. Un nuovo flop europeo è un rischio, così come una nuova pioggia di critiche che sicuramente non si risparmierebbero, tra chi tornerebbe a parlare di fallimento totale dell’Allegri 2.0 a chi invece evidenzierebbe una “crisi europea” che ha colpito dal 2000 in poi Madama. Eppure, se prendiamo come riferimento l’ultimo decennio, ci sono state anche annate e campagne europee che hanno fatto sognare ad occhi aperti il ritorno di un trionfo fuori dai confini in bacheca, che manca dall’ormai lontana Supercoppa Europea del 1997, epoca del primo ciclo Lippi.

LA JUVE PRE-AJAX

Si possono sostanzialmente distinguere due tipi di Juventus: quella pre e quella post eliminazione con l’Ajax del 2019. Ma ci arriveremo. Il ritorno della Signora in Champions, dopo i due settimi posti consecutivi e il primo Scudetto dell’epoca Conte, è datato 2012/13. Pirlo (ancora metronomo del centrocampo prima di diventare allenatore) e compagni si misero uno dietro l’altro nel girone avversi come l’ostico Shaktar e il Chelsea campione uscente, che l’anno prima aveva portato a Londra la prima coppa dalle grandi orecchie della sua storia. Lo stop arrivò solamente ai quarti di finale contro gli alieni del Bayern Monaco, che quell’anno centrarono l’obiettivo Triplete, ma non prima di aver espugnato uno stadio con un’atmosfera da brividi come quello del Celtic. Peggio, per il condottiero leccese e i suoi ragazzi, andrà in vece l’anno dopo, tra l’uscita ai gironi di Champions sul campo di patate del Galatasaray e l’eliminazione alle semifinali di EL contro il Benfica, proprio nell’anno in cui la finale si doveva disputare allo Stadium. Poi con Allegri la musica cambia. Dal suo tumultuoso arrivo nell’estate del 2014 al giugno 2017 Max conquista infatti due posti in finale in Champions, dove però deve fare i conti prima con il Barcellona della MSN (in un’annata da 100 gol in tre) e poi con il Real di Ronaldo e Zidane. Avversari ingiocabili per chiunque. Nel mezzo la rimonta dolorosa di Monaco di Baviera, dove però la Juve lotta fino all’ultimo prima di crollare ai supplementari (con un gol regolare annullato a Morata che poteva chiudere prima i giochi). Poi l’Ajax e i problemi, l’anno dopo la beffa del Bernabeu all’ultimo minuto. La clamorosa uscita contro i ragazzini terribili olandesi, guidati dal futuro bianconero De Ligt, ha tracciato un solco divisivo che fino ad oggi ci ha portato a vedere Madama in Europa con risultati sempre meno convincenti.

LA JUVE POST-AJAX

Dall’anno successivo, e fino alla scorsa stagione, la Juventus non riuscirà infatti mai a superare gli ottavi di finale, seppur in ogni sorteggio, almeno sulla carta, avesse pescato avversari di qualità inferiore come Lione, Porto e Villarreal. Se nel primo caso il Covid poteva essere una scusante, le eliminazioni con Pirlo (anche uno come Ronaldo finì sul banco degli inputati) e quella del primo Max II (con un 3-0 subito in casa) sono difficilmente spiegabili. Prima poi, ovviamente, di arrivare all’annata ancora in corso, alla debacle umiliante di Haifa e all’unica vittoria in sei gare giocate in un girone si ostico, ma da cui ci si aspettava sicuramente di più. Anche per questi motivi, oltre che per evitare cataclismi in un momento in cui anche extra-campo la situazione è tutt’altro che rosea, la gara di questa sera sarà di un’importanza vitale. Perchè, se non alla finalissima di Budapest, almeno lo scoglio Nantes l’ambiente si aspetta si poterlo superare.

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