Marchisio: «Vi svelo cosa disse Conte appena arrivò alla Juve»
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Marchisio, retroscena: «Vi svelo cosa disse Conte appena arrivò alla Juve»

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Claudio Marchisio, ex centrocampista della Juve, ha parlato al Festival dello Sport di Trento. Le sue parole

Intervenuto al Festival dello Sport di Trento, Claudio Marchisio ha parlato così della Juventus. Le dichiarazioni riprese da TMW.

JUVE«La Juventus è stato il primo amore sin da bambino. Non dimenticherò mai il primo giorno nel 1993 in cui entrai nel club per la prima volta. Avevo il sogno di indossare quella maglia. Poi è andata bene, gli anni più belli sono stati quelli dell’adolescenza. Anni vissuti anche sotto pressione, più di quando bisognava lottare per vincere titoli. Io ricordo quando tornavo dagli allenamenti con mia madre, a cui confessai che non ce la facevo più a fare sacrifici. In fondo andavo a scuola, mi allenavo, cenavo in macchina e non vedevo mai i miei amici. Mia madre mi disse di aspettare un mese e vedere come sarebbe andata. Ricordo ancora oggi quel consiglio, è stata una fortuna per me. In un percorso devi avere la fortuna di avere accanto a te anche gli insegnanti e gli insegnamenti giusti».

SEGRETO DELLA JUVE VINCENTE«È stato toccare il fondo. In quei record, in quegli scudetti di fila ci sono tanti record nei record. È iniziato tutto dal fondo. Dalla B, dai settimi posti in campionato. È stato bravo Conte quando venne alla Juventus perché riuscì a toccare l’animo. Ci disse che bisognava mettere in campo, scusate il termine, i cogl***i. Bisognava avere un’anima per dimostrare che non eravamo quelli di prima. A volte siamo anche partiti male, ma non con il carattere siamo usciti alla distanza. Si parla molto della Juve di oggi: si esce fuori dalle difficoltà soltanto con il gruppo. Che poi è questo il DNA della Juve. La finale di Champions League contro il Barcellona nel 2015 e la prima in B con il Rimini, sono date particolari. Alla prima in B ricordo che pareggiammo, in quella finale di Champions credevamo davvero nella possibilità di vincere. È andata diversamente, non riesco a digerirla quella partita. Resta sempre la sensazione di una coppa stregata».

RAMMARICO PIU’ GRANDE«Il rammarico è legato al fatto di non aver mai vinto la Champions League. Io l’ho vissuta anche da raccattapalle al Delle Alpi. Purtroppo resta un rimpianto».

MOMENTO JUVE «Si soffre nel vedere la Juventus di oggi, è una stagione particolare. Chiaramente le aspettative sono sempre alte complice anche la campagna acquisti, poi sta andando diversamente. Da tifoso della Juve non mi capacito che si faccia fatica contro squadre di bassa classifica, logicamente con tutto il rispetto per queste formazioni. Mi auguro che ne possano uscire tutti insieme da questo periodo staff tecnico e giocatori, magari la pausa può servire. Una bella notizia è Miretti, ragazzo già pronto e di qualità. Ha spensieratezza, forse per questo ha dato qualcosa in mezzo al campo. A me ricorda molto Nedved, chiaro che ne deve fare di strada per arrivare ai livelli di Pavel. Però è una bella notizia il fatto che sia uscito un bel talento dal settore giovanile della Juventus».

NUOVO MARCHISIO – «A me piacciono molto, perché in campo mi muovevo come loro, sia Barella che Frattesi. Di Barella sappiamo tutto, invece mi è dispiaciuto che Frattesi questa estate non sia andato in una big. Così come mi è dispiaciuto vedere andar via Scamacca approdato in Premier League. Anche io sono andato all’estero, in Russia. Paese particolare, alcuni amici che conservo ancora sono pro Putin ed altri contro. Il campionato russo è particolare, io l’ho affrontato con lo Zenit. E San Pietroburgo è una città meravigliosa. Sono stato accolto molto bene, mi sarebbe piaciuto andare avanti ma l’ultimo infortunio subito non me lo ha permesso. Ed ho deciso di rescindere anticipatamente perché mi sembrava corretto per loro. Smisi di giocare a calcio nell’anno del Covid. È stato il momento in cui mi sono goduto la mia famiglia, i miei figli. Sono sempre stato uno sportivo impegnato, con delle opinioni e delle idee. Credo che sia normale, le responsabilità le abbiamo tutti. Non solo i personaggi pubblici. Capisco che bisogna avere del coraggio perché non è semplice».

ALLENARE«Non ho mai pensato di allenare, non voglio invecchiare così presto. Perché allenare ti fa invecchiare. Bisognerebbe lavorare in maniera diversa per fare diventare gli ex sportivi in dirigenti, magari con un percorso scolastico e professionale. Questo da voi è un processo che manca, al contrario degli Stati Uniti d’America. I manager non formati e senza grandi competenze nello sport purtroppo fanno danni».

TEVEZ«Tevez è stata una bandiera della Juve per me, non contano gli anni trascorsi. Questo è un valore che nel nostro sport si sta perdendo. Conta ciò che si riesce a dare alla squadra al di là degli anni trascorsi nel club».

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