Marocchino: «Juve, col Napoli non ti ho capita» - ESCLUSIVA
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Marocchino: «Juve, col Napoli non ti ho capita» – ESCLUSIVA

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Marocchino: «Juve, col Napoli non ti ho capita». L’ex bianconero campione d’Italia analizza la partita e non solo – ESCLUSIVA

Domenico Marocchino, ex centrocampista e attaccante della Juventus campione d’Italia nel 1981 e nel 1982, parla in esclusiva ai microfoni Juventusnews24 per analizzare la clamorosa sconfitta dei bianconeri contro il Napoli allo Stadio Maradona e non solo.

Si aspettava un tonfo così pesante della Juve col Napoli dopo le 8 vittorie di fila senza subire gol?

«Vista la formazione, qualche dubbio l’ho avuto. La Juventus è forte in fase difensiva, cosa completamente diversa all’avere difensori forti. Quando poi una squadra è impostata fin dagli attaccanti per fare interdizione, viene più facile non prendere gol. Per questo mi sembra strano che la Juve abbia giocato contro la Cremonese come se fosse stata una gara di Champions League, difendendosi negli ultimi metri e disputando una partita “catenacciara”, mentre poi a casa del Napoli è andata con una spregiudicatezza che non mi sembrava il caso di adottare. Non capisco perché ha giocato a viso aperto con due mezze punte, un tornante e una prima punta, e con Locatelli che non è un mediano-incontrista alla Deschamps o Desailly, contro una squadra che gioca molto bene e ha 5-6 giocatori più forti di tutte le altre».

Come interpreta la scelta di Allegri di schierare Chiesa titolare nel ruolo di terzino?

«Io sono abituato a ragionare sulle caratteristiche dei giocatori. Se uno ha caratteristiche più offensive non va messo in una situazione dove non può tirarle fuori, ma deve occuparsi d’altro. A destra non è mi è piaciuto molto, lo preferisco a sinistra, ma questo è un mio parere. Non capisco come mai Kostic, coi 5 cambi a disposizione, abbia dovuto giocare tutta la partita come esterno difensivo sinistro quando si poteva mettere uno tra Rugani e Gatti e Alex Sandro come terzino. Ci sono state alcune incongruenze in questa partita».

E Bremer?

«La sua stagione era stata positiva perché la Juve gioca in un modo che lo avvantaggia. Se lasciano degli spazi o deve impostare sotto pressione, allora automaticamente le difficoltà crescono. E anche se il gol del 3-1 è venuto da una situazione particolare con quel cambio-non cambio, questo non cambia niente sui valori in campo. Il Napoli è stato superiore».

Che ne pensa dei battibecchi tra Allegri e Spalletti con quella particolare stretta di mano finale?

«Sono cose di campo. Sono due toscani e sono quindi dotati di notevole umorismo, sarcasmo e finezze linguistiche. E’ un derby tra di loro»

Il discorso scudetto a questo punto è chiuso?

«Era chiuso anche prima. E’ vero che alla Juve mancano Cuadrado, Pogba, Vlahovic e alcuni stanno rientrando dagli infortuni, ma a livello di interpretazione di gioco, di spettacolo e di caratteristiche il Napoli mi sembra una gran bella squadra e se continua così merita alla grande lo scudetto. La Juve ha come obiettivo quello di arrivare tra le prime quattro, ma non sarà facile raggiungerlo perché anche Roma e Lazio sono lì oltre a Milan e Inter, senza dimenticare l’Atalanta».

Su cosa deve lavorare Allegri per Monza e Atalanta?

«Deve riprendere il filo del discorso, capire la formazione e la lettura della partita più importante da fare contro le squadre affronta. Una squadra è fatta di organizzazione e individualità e bisogna mediarle, cioè avere un’ottima organizzazione e mettere dentro individualità che si aggreghino tra loro in modo tale da essere fastidiose per gli altri e utili per se».

Il gol al Napoli può essere un segnale di ripresa per Di Maria?

«Di Maria è stato uno dei pochi che si è salvato, facendo anche un bel gol. Però la Juve in un certo contesto sembra avere il freno mano tirato per paura che Di Maria si faccia male, o che Chiesa non sia in condizione o che Vlahovic abbia dei problemi. La Juve ha sempre un po’ di fiatone. Teniamo presente che in diverse partite ha giocato con un centrocampista di interdizione come Miretti dietro una punta unica e questo ha facilitato parecchio il centrocampo. Deve capire se tutti questi giocatori di talento messi insieme siano utili e siano un vantaggio da utilizzare, oltre a come utilizzarli».

Si aspetta qualcosa dal mercato o la Juve aspetterà solo i rientri dei vari infortunato?

«Vista la situazione societaria, fare mercato mi sembra un po’ difficile a meno che non siano degli scambi. Non penso che la Juve sia nell’idea di fare mercato. I problemi in questo momento sono altri».

Rabiot merita il rinnovo?

«Io ritengo che Rabiot sia un giocatore abbastanza importante nella Juventus e, personalmente, lo terrei. Poi ci sono delle dinamiche di mercato e si ragionerà sull’ingaggio, sulla volontà del giocatore e il progetto. Bisognerà capire quale sarà la strategia tecnica abbinata ai problemi economici della società e anche vedere chi potrebbe andare sostituirlo. Facendo paragoni eccelsi, quando Roberto Baggio andò via dalla Juve c’era già pronto Del Piero che si stava affermando… Per questo dico che dipende sempre da chi viene dopo. Rabiot, comunque, a mio parere in una rosa come quella attuale ci sta alla grande».

Questa batosta macchia i 12 anni da presidente di Agnelli?

«No, non va ad inficiare quello che è stato fatto precedentemente. Ci sta una giornata completamente no, meglio adesso che nelle ultlime partite dove magari si può decidere qualcosa. C’è tempo per rimediare».

Si ringrazia Domenico Marocchino per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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