Raiola (Pogmentary): «I soldi non guidano Paul». Poi retroscena sulla Juve
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Raiola (Pogmentary): «Non sono i soldi a guidare Paul». Poi quel retroscena sulla Juve

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Raiola (Pogmentary): «Non sono i soldi a guidare Paul». Poi quel retroscena sulla Juve. Tutte le sue dichiarazioni nella docu-serie

Nel corso del documentario sulla storia di Paul Pogba, Pogmentary, Mino Raiola ha fatto numerosi interventi. Di seguito le sue parole.

MERCATO – «Il mercato non è altro che un’asta di opere d’arte. Ci sono tante opere d’arte nel mondo e tante persone che le vogliono acquistare. Ci possono essere 20 persone che vogliono comprare 1 Pogba e questo è il mercato».

JUVE IMPOSSIBILE – «No, no. La Juve non può più permettersi di averti. Mi incontro anche con il PSG e ho già avuto due incontri con il Barcellona. Il mercato è come il mare: su e giù, su e giù. Preferisco tu vada via ora piuttosto che perdere un anno».

EUROPEO – «Durante l’Europeo doveva essere ancora più concentrato, ma questo non significa che non stessimo parlando con il Manchester United o con altri club».

AFFARI – «A Paul ho detto: “io non posso giocare a calcio, perché se io giocassi a calcio e tu facessi business, saremmo fott…. È meglio che tu giochi a calcio e io mi occupo degli affari».

PSG – «A me piacerebbe che giocasse nel Paris Saint Germain. Credo che nel Paris Saint Germain lui sarebbe considerato “il Re che torna a casa”».

“COL MANCHESTER NON SEI IL POGBA DELLA JUVE” – «Dobbiamo decidere cosa è meglio per te, per la tua carriera, per la tua famiglia, per il tuo brand, per le tue finanze. Dobbiamo farti sentire come quando giochi con la Francia. Quando sei con loro sei un altro giocatore rispetto al Manchester United, non è normale. Con la Francia sei il Pogba che la gente ama, quello della Juventus, al Manchester United c’è qualcosa che ti blocca. Sei in una situazione molto particolare».

RINNOVO UNITED – «Sì. Vogliono assolutamente che resti. Per me, l’offerta non riflette questo. Ho detto loro: ‘Se volete che resti, non presentate quell’offerta’. Voglio far loro capire che se vogliono veramente che resti e vogliono veramente costruire un progetto intorno a te, questa volta devono comportarsi diversamente e mettere i soldi sul tavolo».

SOLDI – «Le persone pensano che sia per soldi, ma non è quello. I soldi sono solo il risultato di qualcosa, non l’inizio, sono la fine. Specialmente con Paul, non solo i soldi a guidarlo».

ROTTURA CON FERGUSON – «Tutti possono imparare a giocare a calcio e lavorare duro. Ma è la tua mentalità che fa la differenza. Il talento è il suo angelo, ma la mentalità è la sicurezza. Il talento deve essere gestito, curato. Quando ci siamo incontrati era un giocatore delle giovanili dello United, per il rinnovo. In quel momento ero davanti a Ferguson, che rispetto, un pezzo enorme di questo club, ma prima bisogna rispettare per avere lo stesso trattamento indietro. Ferguson pensava che stessimo esagerando sul valore di Paul, avrebbe dovuto essere felice di firmare. La rottura non fu sui soldi: fu su niente rispetto, niente apprezzamento, niente fiducia. Alla Juve ha trovato molta più fiducia, ammirazione».

ALLENAMENTO – «Paul non è mai non pronto. Il tempo più lungo in cui l’ho visto non allenarsi è due settimane. Se va a Miami ha un trainer, a Dubai anche, i campioni non si fermano mai, fa parte del loro essere».

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