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Rivoluzione rosa, un anno fa nasceva la Juventus Women: parola ai protagonisti

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È passato esattamente un anno dalla genesi del progetto Juventus Women. Le bianconere, nel loro primo anno di storia, hanno vinto lo scudetto

Sul proprio sito ufficiale e sui propri profili social, la società bianconera festeggia l’anniversario della Juventus Women. Un anno fa nasceva il progetto rosa che, alla sua prima stagione, ha fruttato lo scudetto. Merito del DNA vincente della Juve e dei grandi investimenti del club che hanno beneficiato all’intero movimento. Per l’occasione hanno parlato alcuni dei  protagonisti della cavalcata bianconera.

BRAGHIN – «C’era un foglio bianco sulla mia scrivania da riempire con tutto. I nomi, l’allenatore, gli stessi campi di allenamento. Lì abbiamo iniziato a scrivere i primi nomi…”. Primo nome, Rita Guarino».

BONANSEA – «Quando vedevo le ragazzine, perché era da un po’ di anni che la Juve aveva il settore giovanile, io e Martina Rosucci dicevamo ‘Guarda che sogno’. Quando ho saputo di questa notizia erao in ritiro con la Nazionale per l’Europeo e un pensierino ce l’ho fatto. Poi è arrivata la chiamata e sono stata entusiasta».

GLIONNA – «Sapevo che si stava muovendo qualcosa con l’entrata di questa società, ma non avrei mai pensato che potessero chiamare anche me. Ma sapevo che comunque avrebbero messo in piedi un grande progetto».

HYYRYNEN: «Quando ho saputo che la Juventus avrebbe avuto una squadra femminile ero davvero contenta perché so che è qualcosa di cui l’Italia ha bisogno. Ha bisogno di grandi squadre. Sarebbe importante per le donne hce giocano in Italia».

GAMA – «Quello che mi ha colpito è la professionalità di tutte le persone, la curiosità che trovavo in tutti gli addetti ai lavori in Juventus. Di solito noi del calcio femminile siamo viste con un po’ di scetticismo, invece qui ho trovato curiosità verso di noi e questa era una cosa nova nel mio Paese, perché fuori l’avevo provata. Quindi vederlo qui ha tutto un altro sapore. La Francia era un Paese che mi attirava tantissimo anche sotto l’alspetto calcistico perché lì negli ultimi anni c’è stato un grande sviluppo, ma anche dal punto di vista culturale. Quindi quando c’è stata l’occasione l’ho presa al volo».

GUARINO – «Il ricordo che ho degli Stati Uniti è un ricordo di un posto dove per le bambine giocare a calcio è consuetudine, dove il calcio è uno sport più femminile che maschile. Tanta affluenza di pubblico per le partite, tante bambine nei parchi a giocare…».

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