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Le 5 verità che ci ha lasciato Juventus-Torino

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I ragazzi di Allegri vincono la stracittadina e si aggiudicano il passaggio alle semifinali di Coppa Italia. Ecco quali sono le 5 verità che ci ha lasciato Juventus-Torino

Il cielo su Torino” cantavano i Subsonica, “Il cielo su Torino è bianconero” cantano i sostenitori della Juventus, ancora una volta. La banda Allegri regola per 2-0 i cuginastri di Mihajlovic accedendo così alle semifinali di Coppa Italia, dove i bianconeri troveranno l’Atalanta di Gasperini. Grande prova di Madama che vince meritando, nonostante le consuete polemiche sull’arbitraggio da parte dei granata. Noi, però, cerchiamo di andare oltre, soffermandoci sugli aspetti tecnici, che alla fine sono quelli più importanti. Ecco le 5 verità che ci ha lascato Juventus-Torino.

1) Douglas Cost to Cost

E come farà Allegri a tenerlo in panchina ora? Semplicemente mostruoso. In questo momento, non nascondiamocelo, è uno dei tre esterni offensivi più forti del pianeta. Strappi brucianti, accelerazioni da multa per eccesso di velocità, giochi di prestigio da manuale delle arti magiche. E poi non venite a dirci che in quella posizione è meglio Mandzukic… Ah, come dimenticare: il gol che spacca la partita è suo, non è un dettaglio. E il povero De Silvestri avrà l’emicrania per le prossime due settimane. Devastante, appunto.

2) Dyback!

Paulo Dybala is back! Insofferenza, musi lunghi e voci di mercato sono già finiti nel dimenticatoio. La Joya, pur senza brillare, dimostra di essere un giocatore tornato sui livelli di inizio stagione: vertiginosi. Questa sera in versione operaio, come piace a papà Max, a servizio di compagni e, soprattutto, della fase difensiva. Prende botte dai fabbri della retroguardia granata ma lotta come un leone. Poco lucido davanti? Quando si fa quantità a questi livelli è inevitabile. Paulo ci sei piaciuto.

3) Sopra la panca Allegri campa

Buona parte, non tutta sia chiaro, della differenza tra la Juventus e le altre grandi (o presunte tali) del calcio italiano sta proprio qui. I bianconeri possono contare, tra titolari e panchinari, su due squadre di livello assoluto. Inter, Napoli e Roma non dispongono della stessa profondità di rosa. Ma non è strettamente una questione di organico. Nelle rotazioni bianconere c’è tutta l’intelligenza di un Allegri in grado di dosare perfettamente le forze a propria disposizione. Di contro si va dal turnover nullo di Sarri a quello scriteriato di Di Francesco e Spalletti. E infatti bye bye Coppa Italia.

4) Sturaro basta, per favore

Prima del fischio d’inizio avevamo palesato tutte le nostre perplessità, e in effetti… Ma come si fa? Come si fa a lisciare quel pallone di testa, come si fa a sbagliare quel cross, come si fa a schierarlo terzino? Che sia, gentilmente, l’ultima volta. Allegri, dopo le imbarazzanti prove fornite in Champions, ci ha provato un’altra volta. Ma male male, la bocciatura è arrivata con la sostituzione nell’intervallo. Questo giocatore può avere un’utilità a partita in corso, in un ruolo specifico, in determinate partite. Non come terzino titolare della Juventus. Perché così si va incontro a pessime figure.

5) 4-3-3, è l’abito buono

Sembra ormai essere diventato il nuovo abito cucito su misura dal sarto Allegri per la sua Madama. A noi pare decisamente la soluzione più ovvia, per giocatori a disposizione, per trame di gioco, per una questione di competitività. La partita di oggi è stata vinta a centrocampo. Tre interpreti lì nel mezzo diventano fondamentali, specie quando la differenza tra le compagini sul terreno di gioco è sottile. Una riflessione da cui trarre spunto in chiave Champions. Il 4-2-3-1 deve essere declassato a modulo di scorta. Con buona pace di Dybala trequartista. È questa la Juve vincente.

 

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